Le fate, gli spiriti e le creature soprannaturali non sono soltanto personaggi da fiaba o figure relegate all’immaginario dei racconti popolari. Secondo i Celti, esse appartenevano a un mondo reale, concreto, anche se invisibile ai nostri occhi: l’Altromondo. Questo regno parallelo non era un luogo lontano o irraggiungibile, ma una dimensione intrecciata con la vita quotidiana, accessibile attraverso foreste, colline, sorgenti o nebbie che fungevano da varchi.
Cos’è davvero l’Altromondo?
Nella cultura dei popoli celti la morte non rappresentava la fine della vita, ma soltanto un passaggio necessario che ogni essere deve attraversare per evolvere e migliorare. L’anima, considerata immortale, abbandonava il corpo e continuava il suo cammino in una dimensione parallela: l’Altromondo. Questo luogo viene descritto come un regno soprannaturale di eterna giovinezza, bellezza, salute, abbondanza e gioia, dove non esistevano malattia, vecchiaia o sofferenza. L’anima ritrova pace e gioia, in uno spazio sospeso fuori dal tempo.
L’Altromondo si trovava in stretta connessione con la realtà quotidiana. Era, infatti, possibile accedervi attraverso dei varchi che si aprivano nei luoghi sacri della natura: tra le acque di un lago, nelle profondità di una grotta, sulla cima di una collina o dietro la nebbia che avvolgeva i boschi. Inoltre, anche il tempo aveva un potere speciale: durante feste come Samhain, quando i confini tra i mondi diventavano sottili come nebbia, era più semplice per i vivi entrare in contatto con l’Altromondo e per gli spiriti raggiungere il nostro mondo.
Creature dell’Altromondo

L’Altromondo celtico era popolato da creature straordinarie, ognuna legata a un aspetto della natura o della spiritualità. Tra le colline e i boschi sacri dimoravano i Sidhe, il piccolo popolo fatato, composto da folletti, fate, elfi, gnomi; esseri misteriosi, a volte benevoli, a volte dispettosi, custodi di tesori e conoscenze arcane. Vi abitavano anche divinità e semidei, signori e custodi del regno, e gli spiriti dei defunti, che continuavano a vegliare sui vivi o a comunicare attraverso sogni e presagi. Chiaramente, l’Altromondo era popolato anche da creature magiche profondamente legate alla natura, come draghi che custodivano conoscenze antiche, serpenti intrisi di saggezza arcana e uccelli parlanti capaci di trasmettere messaggi dall’aldilà. Questi esseri erano veri simboli delle forze occulte e dei cicli segreti del mondo naturale, incarnando la connessione profonda tra magia, vita e natura.
Per concludere, possiamo dire che l’Aldilà secondo i Celti era un concetto allo stesso tempo semplice e profondamente complesso. Non portava con sé paura o il senso di una fine imminente, era, anzi, un regno dove l’anima proseguiva il suo viaggio, popolato da luce, magia e creature soprannaturali. Questa visione non opprimeva, ma stimolava: invitava a vivere pienamente, a dare il meglio di sé in questa vita, perché solo così si poteva essere pronti a scoprire le meraviglie che attendevano nell’Altromondo.
Fonte immagine: Wikimedia Commons (dipinto di John Duncan)