“Oggi ho mangiato troppo: ho fatto 3 pasti al posto dei miei soliti 2!”, “Ma mangi anche quello? Non ti sembra di esagerare?”, “Tu mangi troppo poco! Metti un po’ di carne sulle ossa!”, “Ma io lo dico per la tua salute!”, ma anche: “Ma quanta autostima hai ad uscire così? Lo adoro!”, “Ho tipo di corpo simile al tuo, però io mi sento una schifezza!”. Almeno una volta tutti, ad eccezione di nessuno, hanno sentito un tipo di commento che segue queste righe. Quale è la motrice di tale disagio nel parlare di quanto si mangia, e come mai ci sentiamo in dovere di commentare l’alimentazione altrui? Scopriamo insieme come possiamo evitare di rientrare nel ciclone dei Disturbi del Comportamenti Alimentari, anche denominati DCA, e come possiamo evitare di cacciare qualcuno in questo buco nero dall’uscita (forse) intercettabile.
La definizione di DCA
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) per definizione consistono in disfunzioni nel comportamento con gli alimenti, finalizzati al controllo del peso corporeo e che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico del paziente osservato.
Vale dunque a dire che poco importa se l’individuo analizzato è sotto peso, in forma, nella media o in sovrappeso: tutti possono manifestare atteggiamenti ambigui e rituali disfunzionali circa l’assunzione del cibo e il peso corporeo. È dunque pressoché impossibile giudicare se un paziente soffre o meno di un disturbo del comportamento alimentare ad occhio; urge parlare e definire bene le abitudini alimentari per giudicare la presenza e la gravità di tali disturbi.
In Italia la giornata nazionale contro i disturbi dell’alimentazione si manifesta il 15 marzo, è stato scelto il simbolo di un fiocchetto lilla ed è stata una ricorrenza avanzata per la prima volta dall’Associazione Mi Nutro di Vita, nel Ligure, nel 2012. Il 19 giugno del 2018 viene istituzionalizzata la ricorrenza.
Quali sono?
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) più nominati, che sicuramente conoscerete, sono la bulimia nervosa, l’anoressia nervosa, il “binge eating”, l’obesità: ripassiamoli insieme poco per poco.
La bulimia nervosa rappresenta un disturbo di purga, dove il paziente prova vergogna nel mangiare eccessivamente e nel prendere peso velocemente tramite le suddette “abbuffate”, per cui il cibo ingerito viene immediatamente purgato dal corpo facendo ausilio dell’induzione del rigurgito forzata o l’utilizzo di farmaci lassativi, purgando tramite i materiali di scarto passanti direttamente dal retto.
L’anoressia nervosa si manifesta in una paura allarmante dell’ingerimento di cibi e bevande che potrebbero compromettere la magrezza dell’individuo alterandone il peso. Il soggetto sovente si sottopone ad un rigidissimo regime calorifico dal quale si può solo variare per difetto. I limiti più comuni sono le 500 e 400 kilocalorie, i piani dietetici più allarmanti arrivano alle 200 e 150 kilocalorie.
Preoccupante non solo è la privazione dai “fear food”, i cibi che impauriscono le persone affette, ma la ritenzione idrica che nei casi estremi è sempre presente.
Il binge eating, letteralmente “abbuffarsi”, consiste intuitivamente nell’introdurre nel proprio corpo quantità ingenti di cibi, che variano da tipi relativamente sani a quelli più dannosi, in un lasso di tempo gravemente ristretto. I soggetti affetti da questo disturbo, spesso episodico, provano un senso di vergogna nell’acquisire peso rapidamente, e provano incessantemente un senso di colpa nel lasciarsi tentare dall’urgenza di assumere quantità maggiori di alimenti rispetto a quanto ritenuto accettabile. Il fenomeno del binge eating è spesso accompagnato da episodi bulimici mirati alla rimozione forzata degli alimenti di eccesso ingeriti tramite la prassi già discussa.
L’obesità, che molti di noi conosceranno grazie a documentari della serie Vite al limite, è un disturbo che porta i pazienti ad assumere ammonti di calorie significativamente maggiori al loro apporto calorico medio. Vale a dire che il paziente obeso potrebbe essere solito ad episodi di binge eating, o fare dell’abuso di cibi il proprio stile di vita. È un disturbo posto agli antipodi dell’anoressia nervosa, in quanto l’individuo obeso sfora in eccesso il suo normopeso. I cibi ingeriti possono essere vari e di qualsiasi tipo, tuttavia è solito prediligere cibo spazzatura, cibi dolci e grassi.
Tutti questi disturbi sono la concomitanza di diverse motivazioni: generalmente le possiamo individuare in ragioni socio-ambientali, in quanto siamo tutti inseriti in un contesto che ci bombarda di messaggi criptici e, talvolta, ampiamente espliciti mirati più all’immagine estetica che ad un’immagine salutare. Basti pensare agli infiniti cartelli posti fuori dai centri benessere, le palestre, centri di chirurgia plastica o la propaganda televisionista, dove ci sono sempre mostrati corpi snelli ed atletici al limite delle capacità fisiche umane, e non ci viene mai insegnato che un corpo in forma è desiderabile, sì, ma prettamente per salute medica.
Come viviamo i DCA
Chiunque decida di non sottomettersi a questa forte minaccia viene demonizzato dalla società, insultato e reso il centro di beffe online. Spesso vediamo sui profili social di comicità l’immagine di una persona obesa o semplicemente sovrappeso, con una didascalia di spregio mirate persone che vengono strappate della propria dignità: denominate “mucche”, “porci”, “balene”. L’altra faccia della medaglia si riversa su chi è sottopeso, ricorrendo nel rischio di sentire aggettivi del tipo “piatto”, “carne ed ossa”, “cadavere”.
E se vi dicessi che, alla fine dei giochi, la colpa non ricadesse tutta sui nostri parenti ficcanaso e i nostri amici impiccioni, che ci fanno complimenti finti o ci insultano esplicitamente?
Mettiamoci in una migliore prospettiva e osserviamo quanto, in realtà, a nessuno importerebbe dei kili dell’altro se effettivamente non avessimo un’influenza pubblicitaria così forte. Potenzialmente, una donna che vige una vita sedentaria di 150 cm e 80 kg potrebbe davvero essere più in salute di un culturista di 185 cm e 120 kg che si pompa di steroidi.
Il mito del “corpo salutare” delle modelle di Victoria’s Secret e dei ragazzi immagine della Play Boy in realtà solo un mito rimane: il fatto che si mantenga la coscienza di gregge su un tipo di immagine quasi insuperabile rende il commercio di trattamenti, steroidi, bevande dimagranti e diete chetogeniche così alto da dar da vivere a milioni di persone nel business. Trattiamola così crudamente: la gente ci campa sulle vostre insicurezze, ed è per questo a loro comodo che si facciano e si sentano commenti sprezzanti sull’estetica personale e degli altri ogni giorno.
Un disturbo alimentare, ricordiamo, è una disfunzione comportamentale a tutti gli effetti. Vale a dire che dietro qualsiasi di questi disturbi c’è un passaggio psicologico personale e difficilmente reversibile. La diffusione di immagini sbagliate è il movente principale, ma la paura della propria figura è il tormento che porta i pazienti che soffrono di DCA a continuare.
Possiamo tuttavia correggere alcuni dei nostri atteggiamenti per non indurre qualcuno a ricadere in queste situazioni spiacevoli o aggravare problemi pregressi: un esempio sarebbe non fare commenti non richiesti sull’estetica altrui, non discriminare a seconda dell’ago della bilancia, rivisitare i concetti di bellezza.
Gli sviluppi
Ad oggi stiamo esplorando, nella moda in particolare, una rappresentazione tipologica molto differente, in quanto riusciamo a scorgere ogni tanto corpi curvy, sempre appaiati al solito corpo fine e slanciato da modella. Brand come Savage X Fenty, la cui brand ambassador è Rihanna, portano in gioco una varietà indiscutibile di corpi: dai più sciupati ai più pieni, mostrando anche disabilità e imperfezioni della pelle, instaurando nel cliente un immagine di body positivity caratterizzante delle nuove marche vestiarie che si immettono nell’industria.
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