Almamegretta, la musica e la letteratura – Intervista

almamegretta

Oggi ci tuffiamo in una delle più belle realtà “dub” italiane: diamo la parola ai napoletani Almamegretta.

Il gruppo nasce nel 1988 e miscela reggae, dub, canzoni napoletane e nenie arabe. La loro attitudine è una ricerca delle radici profonde, migrando da un punto all’altro del pianeta.

Dunque: abbattiamo ogni barriera geografica e culturale e cominciamo a ballare sui ritmi mutuati dalla tradizione popolare mediterranea. Via!

Almamegretta, intervista (2017/2018)

Cosa vi ha spinto a interessarvi alla musica e com’è nata l’idea di mettere su una band?
Come spesso accade in casi del genere è stata la musica che ha scelto noi e di conseguenza è nata l’esigenza di suonare insieme e, quindi, di mettere su una band.

Mi parlate della scelta del vostro nome?
“Almamegretta” vuol dire “anima migrante” in una forma particolare di latino volgare. Quindi è un nome che rispecchia in pieno il nostro progetto di musica bastarda e senza confini.

Quanto conta per una band creare un proprio stile/identità?
È il primo e fondamentale obiettivo che una band dovrebbe porsi. Altrimenti è difficile costruire una proposta musicale che abbia un minimo di durata.

Quali sono le radici della vostra ispirazione?
La vita che facciamo, l’osservazione della realtà, ma cerchiamo sempre di evitare slogan facili e rozzi per dare spazio a una dimensione più “poetica”, spesso grazie anche all’uso della lingua napoletana, che si addice molto a questo tipo di dimensione.

Mi parlereste del brano che più vi rappresenta?
Non è facile rispondere a questa domanda perché riteniamo che tutta la nostra produzione ci rappresenti, ma volendo indicare un brano particolarmente riuscito, possiamo menzionare “Nun Te Scurdá”. Siamo riusciti a condensare in una sola canzone tutta una serie di contenuti musicali e testuali che ci stanno molto a cuore.

Quanta importanza date al brano di una canzone rispetto alla musica?
La stessa.

Cos’è una performance live per voi? Cosa provate sul palco mentre vi esibite?
É uno dei momenti più divertenti e impegnativi allo stesso tempo. Nonostante i tanti anni di carriera su palchi di mezza Europa proviamo sempre tantissima emozione sia prima che durante lo show. Questa è una sensazione che vorremmo non perdere mai.

Qual è la tappa che ha emozionato di più gli Almamegretta e perché?
Quella che si tenne presso la stazione marittima di Napoli nel lontano settembre del ’95 che chiudeva il Sanacore tour, dopo un’ottantina di date sempre gremite di pubblico. Fu un ritorno a casa veramente emozionante e sorprendente. Ci accolsero più di 30.000 persone che ballarono e cantarono con noi per tutta la durata del concerto.

Perché la gente dovrebbe ascoltare gli Almamegretta? Parlatemi della vostra massima aspirazione.
Perché con la nostra musica vogliamo far stare bene chi ci sta ascoltando e vogliamo evitare sempre di proporre cose scontate.
Forse la nostra massima aspirazione è che qualcuno metta su un nostro disco mentre fa l’amore con la persona che ama.

Grazie di cuore agli Almamegretta per la loro disponibilità!

 

Fonte immagine: Wikipedia.

A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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