Buddhismo Chan e Zen: quali sono le differenze?

Buddhismo Chan e Zen: quali sono le differenze?

Il buddhismo è una religione che si è diffusa in Estremo Oriente, dando origine a diverse scuole di pensiero: in particolare, si distinguono quelle del buddhismo Chan e Zen. La scuola di meditazione, storicamente, nasce in Cina sotto la dinastia Tang. Il buddhismo indiano, infatti, venne modellato per essere adattato alla cultura e allo stile di vita cinese; solo successivamente si è diffuso anche in Giappone, dove venne fondata la scuola Zen.

In questo articolo analizzeremo i due tipi di buddhismo Chan e Zen, sottolineando le loro differenze e somiglianze.

Il buddhismo Chan

Il termine Chan deriva dal sanscrito dhyana, ovvero meditazione. Le scuole del buddhismo Chan vennero istituite in Cina durante il secolo VIII, e oggi ne restano soltanto due con le denominazioni giapponesi di Sōtō e Rinzai.
Il buddhismo Chan, peculiare della Cina, è caratterizzato dalla ricerca dell’illuminazione attraverso lo sforzo personale e la pratica meditativa. Il fondamento filosofico di tale dottrina è che ogni essere senziente ha una illuminazione originaria, ma a causa delle tante contaminazioni della vita ci siamo allontanati da questo status. Per cui, attraverso la pratica meditativa, si può riportare la mente allo stato originario di purezza. Tutti possono raggiungere l’illuminazione, poiché in ognuno di noi risiede il Buddha, ma bisogna lavorare affinché la mente si liberi dalle trappole della vita terrena.
Tra il buddhismo Chan e Zen, possiamo dire che nel primo sono presenti innumerevoli immagini astratte e simboliche che possono essere comprese soltanto da una mente libera dai concetti e pensieri razionali. Questa pratica, dunque, deve essere intesa non come una ricerca di qualcos’altro, ma come una riscoperta dell’esistente.

Il buddhismo Zen

Il buddhismo Zen si è sviluppato in Giappone a partire dal XII secolo, e deriva dal buddismo Chan: il nome, infatti, è la pronuncia giapponese del termine cinese.
Tra il buddhismo Chan e Zen, il secondo predilige l’utilizzo di Kōan (gong-an), ovvero dei particolari quesiti che i maestri buddhisti ponevano ai discepoli; questi ultimi potevano raggiungere il livello di conoscenza superiore soltanto se riuscivano a dare un significato a tali affermazioni paradossali. Una volta che si è liberi da qualsiasi costrizione intellettuale, è possibile risolvere questi indovinelli e comprendere la realtà. Questo senso del dubbio fa sì che la mente del discepolo sia svuotata da ogni altro pensiero, rendendo la mente adatta a raggiungere uno stato meditativo. Di conseguenza, l’illuminazione arriva come comprensione improvvisa ed inaspettata.

Le similitudini tra i due tipi di buddhismo

Pur presentando delle sottili differenze, il Buddhismo Chan e Zen hanno entrambi, come fondamento, il concetto di distacco dalla vita mondana, che deve essere inteso come presa di coscienza della condizione effimera dell’esistenza stessa. Il coinvolgimento con la realtà circostante causa dei problemi alla nostra mente, e contamina la purezza del nostro cuore. Le sovrastrutture a cui siamo sottoposti ogni giorno sono soltanto delle illusioni e falsità che crea la nostra mente, per cui è necessario rompere i legami con la realtà illusoria e andare alla ricerca della verità originaria che è, appunto, l’illuminazione.

 

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