Nowa Huta, da utopia comunista a meta turistica

Nowa Huta, da utopia comunista a meta turistica

Con molta probabilità negli articoli «10 cose da vedere a Cracovia» e simili non troverete il nome di Nowa Huta. Il quartiere a est di Cracovia sta però col tempo guadagnando fama tra i turisti, soprattutto tra i fanatici dell’architettura che troveranno qui le tracce del progetto utopico comunista di una città socialista.

Un nuovo mondo

Pochi paesi sono usciti dalla Seconda Guerra Mondiale così devastati come la Polonia. Esemplare è il caso di Varsavia, la capitale polacca, che è stata rasa completamente al suolo per volere di Hitler dopo la Rivolta di Varsavia del 1944.
Finito il conflitto mondiale emerse presto la voglia di ricostruire un mondo nuovo. Questa speranza fu alimentata dal Partito Operaio Unificato Polacco (in polacco Polska Zjednoczona Partia Robotnicza, PZPR), che prometteva un futuro migliore per il paese, un futuro comunista.
Il primo leader del partito Bolesław Bierut, che per primo governò la neonata Repubblica Popolare di Polonia e sotto consiglio di Stalin avviò la costruzione della città di Nowa Huta (oggi quartiere di Cracovia), incarnazione dell’utopia comunista.
A partire dal 1949, a est di Cracovia sorgeva una città geometrica, che si sviluppava su cinque assi principali, cinque grandi viali dal carattere monumentale. Il cuore pulsante della città era la gigantesca Acciaieria Vladimir Lenin, che produceva più acciaio di quanto l’intera Polonia fosse in grado di produrre prima della guerra. Nowa Huta d’altronde significa Nuova acciaieria e i burocrati polacchi non potevano scegliere nome più adatto.
Il nuovo centro siderurgico della Polonia venne progettato secondo l’estetica del tempo, ovvero secondo i dettami del realismo socialista. Stile che però dopo la morte di Stalin nel 1953 divenne obsoleto. Per questo motivo la città venne in seguito completata con edifici molto di di diverso stile e più modesti.

Cosa vedere a Nowa Huta

Questa «utopia mai realizzata», come la chiama la storica Katherine Lebow nel libro Unfinished Utopia: Nowa Huta, Stalinism and Polish society, 1949-56, vive adesso un periodo di rinascita legata al turismo. Nowa Huta è come un museo a cielo aperto. La propaganda comunista si attuava anche in architettura e in urbanistica, tanto che il turista oggi può osservare la cura per i dettagli dei progettisti della città-utopia. I viali spaziosi e alberati, i parchi e i luoghi di ritrovo sono figli dell’ideologia comunista.
Uno degli edifici più interessanti è Arka Pana, la chiesa dell’Arca del signore, edificata tra 1967 e il 1977. La sua forma ricorda quello di una barca ed è sormontata da una croce bianca che funge da albero maestro dell’Arca.
Plac centralny (La piazza centrale) è il cuore di Nowa Huta. Qui convergono i cinque viali principali del quartiere e formano una piazza dalla forma pentagonale.
Un altro edificio significativo della zona è il Kombinat, l’acciaieria di Nowa Huta. Si tratta di un’infrastruttura enorme, dove lavoravano 40,000 operai e si producevano 7 milioni di tonnellate di acciaio. L’acciaieria fu negli anni ’80 uno dei più importanti centri della resistenza anticomunista. Dopo la caduta del regime la fabbrica diminuì costantemente la sua produzione di acciaio, anche se al giorno d’oggi la fabbrica gode di ottima salute.

Immagine in evidenza: Archivio personale

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