Citi legs è un progetto fotografico lanciato grazie ad Instagram dalla fotografa professionista e photo editor Stacey Baker nel 2015-2016, quando l’americana postò sul social network una foto che ritraeva solo le gambe di una donna. La foto fu molto apprezzata e condivisa da moltissimi utenti e Jim Casper, editore di LensCulture, magazine on line e principale talent scouter di fotografia e opere d’arte contemporanea, contattò la Baker per proporle il progetto Citi legs.
Tutto è iniziato per caso, da una passeggiata della fotografa presso il famoso e storico hotel newyorkese Waldorf Astoria. Stacey notò il taglio molto elegante del cappotto di una donna che si incamminava verso l’hotel, che ne incorniciava le gambe, e chiese di scattarle una fotografia. Quella foto, apprezzata, tra gli altri, da Kathy Ryan, photo editor e direttore della fotografia del New York Times Magazine, e dal designer londinese Matt Willey, fu l’inizio di una collezione fotografica che oggi ammonta a più di 300 scatti.
Le gambe ritratte delle donne newyorkesi, vestite dei più diversi e particolari pantaloni, gonne, shorts sembrano catturare, in qualche modo, anche la loro personalità. Sono magre, tornite, con cicatrici, abbronzate, nere e lo scopo della Baker è esattamente mostrare la bellezza femminile, attraverso le gambe, al di là dei difetti, della corporatura, delle mode, e di qualunque elemento possa essere causa di critiche alla persona. Nonostante siano ritratte solo le gambe, con le quali possiamo solo immaginare il resto del corpo o il viso della donna, le fotografie celebrano in tutta la loro naturalezza non solo la diversità umana, ma anche la presa di coscienza della propria particolarità e bellezza.
Citi legs, una sfilata di gambe!
Proprio nell’idea di portare avanti questa naturalezza, la fotografa ha deciso di non usare filtri: cerca semplicemente “gambe che mi interessano”, perché hanno una forma particolare o perché le donne hanno un atteggiamento che le mette in mostra. Poi chiede alle donne il permesso di poter scattare una foto e molto spesso queste sono entusiaste di mettersi in posa (o in modo anonimo o nominale), e di frequente danno alla Baker il proprio indirizzo e-mail così da ammirarne lo scatto. Spesso la fotografa chiede loro di tenere in alto le braccia e di appoggiarsi al muro di modo da mostrare bene il punto vita, ma l’oggetto dello scatto sono le gambe con uno sfondo che molto spesso non viene scelto deliberatamente e che deve mostrare nell’inquadratura l’ambiente cittadino del titolo del progetto.
La Baker nei suoi scatti di Citi legs , infatti, ha messo in luce le differenze nelle strade e nei marciapiedi a seconda dei diversi quartieri newyorkesi: «Se sono sulla Upper East Side, i marciapiedi sono puliti, non ci sono assolutamente chewing gum, niente sigarette, e si ottengono eccezionali sfumature così come ad Harlem. Mi sono soffermata anche su questi elementi e su quello che avrebbero potuto aggiungere ad un’immagine». La maggior parte delle foto è stata scattata a Manhattan (soprattutto a Midtown e Harlem), ma il progetto si sta espandendo al punto che alcuni scatti sono stati realizzati a Parigi, Londra, Los Angeles e San Francisco, oltre che in alcuni villaggi irlandesi.
Baker ha principalmente sponsorizzato le proprie foto su Instagram, arrivando nel giro di pochi mesi a circa 69mila followers e a raccontare la propria esperienza anche di photo editor, non solo sul blog di Instagram, ma anche in un’intervista rilasciata a Jim Casper, nella quale esprime la speranza di vedere, attraverso i più strani hashtag, non solo scatti originali e nuovi, ma anche fotografie che potrebbero mettere in evidenza talenti nascosti, anche se scattate con un semplice smartphone (la Baker scatta col suo Iphone o quando va a lavoro o nelle pause pranzo).
Le fotografie con un feedback più immediato sono quelle che, secondo gli utenti, ritraggono gambe sexy, ma secondo la Baker quelle più interessanti sono sicuramente le gambe che hanno più curve perché più femminili e più comuni: in esse ogni donna riesce a rivedere caratteristiche delle proprie.
Non sempre, però, i commenti sono positivi: spesso sia utenti femminili che maschili criticano sui social network i difetti del corpo femminile, dimostrando quanto molte persone non apprezzino la naturalezza e la diversità anche dell’abbigliamento indossato «Penso siano interessanti gli scambi di opinione soprattutto quando i commenti sono su quello che indossano, ma non volevo trasformare il progetto in un forum per criticare i corpi delle donne», ha dichiarato Stacey che, per ora, ha preso il progetto personale come qualcosa di divertente da fare fra una riunione e un servizio fotografico al New York Times.
Ma la già alta popolarità e la curiosità dei media su questo strano oggetto di scatto raggiungeranno sicuramente un successo ancora più diffuso, se non altro quale campagna per la valorizzazione dell’autostima e la sensibilizzazione alla bellezza femminile al di là di ogni difetto. Una bellezza che passa anche dalle gambe.
Eleonora Vitale