Decifrare i geroglifici egizi: la misteriosa scrittura dell’Antico Egitto

geroglifici egizi

Come bisogna decifrare i geroglifici egizi?

I geroglifici egizi rientrano tra le più antiche forme di scrittura concepite dall’umanità, e risultano così affascinanti per l’alone di mistero che li circonda. Le prime iscrizioni geroglifiche risalgono al periodo predinastico dell’Antico Egitto, intorno al 3200 a.C. Queste iscrizioni erano semplici e consistevano in simboli che rappresentavano oggetti, animali o persone. Non si conoscono le origini di questi simboli, ma nel corso del tempo, i geroglifici egizi si sono evoluti e sono diventati un sistema di scrittura più complesso. La parola geroglifico viene dal greco e significa “scrittura sacra”, che è la traduzione in greco dell’espressione egizia “parola di Dio”. Ci si riferiva così ai geroglifici per differenziarli dagli altri tipi di scrittura che erano usati nel territorio, ovvero la scrittura ieratica e demotica. Proprio per via della difficoltà di questo tipo di scrittura pittografica, infatti, si iniziarono a usare sempre meno, quasi esclusivamente nelle iscrizioni di monumenti. Decifrare i geroglifici egizi era difficile anche al tempo, ed erano conosciuti solo da poche persone colte.

Come leggere i geroglifici egizi e cosa significano?

Proviamo adesso a fornire alcune indicazioni di base per decifrare i geroglifici egizi. Innanzitutto, è sbagliato pensare che ogni simbolo rappresenti esclusivamente una parola, come avviene ad esempio con i caratteri cinesi e giapponesi. In realtà, il discorso è molto più complesso, perché i geroglifici egizi possono essere interpretati in vari modi e possono fungere sia da logogrammi che da fonogrammi.
Nel primo caso, il simbolo, come un pittogramma, il geroglifico ha il significato dell’oggetto che rappresenta. Ad esempio, un geroglifico che raffigura un cerchio contenente al suo interno un altro cerchio più piccolo può significare ‘sole’. Tuttavia, lo stesso simbolo può anche riferirsi a ogni altro oggetto che condivide informazioni semantiche con il disegno. Quindi, il geroglifico di sole può significare anche ‘giorno’ o riferirsi al Dio del sole Ra, e così via.
Nel secondo caso, quando sono dei fonogrammi, i geroglifici egizi si comportano come singole lettere o combinazioni di più suoni, come delle sillabe. È importante notare che i suoni dell’ “alfabeto” egizio erano solo consonantici. Alle volte, questi suoni avevano valore di determinante, cioè davano un determinato valore grammaticale o di significato alle parole. La comprensione della loro natura alfabetica e sillabica è stata una vera sfida per gli egittologi nel riuscire a decifrare i geroglifici egizi. Si tratta della scoperta che più ha tardato ad arrivare, ma è anche stata la chiave per poter iniziare a comprendere i geroglifici in modo efficace.

Come sono stati decifrati?

La difficoltà nel decifrare i geroglifici egizi ha tormentato l’uomo per secoli. L’ultimo testo ritrovato che usa questo sistema di scrittura risale all’anno 394. Da lì, una svolta decisiva avvenne soltanto nel 1799, con il ritrovamento della famosa Stele di Rosetta, oggi conservata al British Museum di Londra. Su di essa vi erano incisi tre testi in tre sistemi di scrittura diversi, ovvero quello geroglifico, greco e demotico. Il primo che riuscì a decifrare la stele fu il francese Jean-François Champollion, il quale comprese che i simboli avevano una valenza fonetica e sillabica e non solo logografica, e riuscì a comprenderlo attraverso il confronto con il testo scritto in alfabeto greco, cioè in lingua copta, che rappresenta la fase finale della lingua egizia. Champollion ha gettato le basi per lo studio dell’egittologia, ma nonostante siano passati due secoli dalla loro decifrazione, i geroglifici egizi continuano ad essere carichi di mistero e impegneranno gli studiosi ancora per molto tempo, prima di essere compresi del tutto.

Fonte immagine: Pixabay

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