Deucalione e Pirra: all’origine dell’umanità

deucalione e pirra

Il mito di Deucalione e Pirra è tratto dal primo libro delle Metamorfosi di Ovidio e narra la variante greca del diluvio universale, un tema ricorrente in culti e religioni di molti popoli. Questo racconto esplora la collera divina, la sopravvivenza e la rinascita dell’umanità attraverso l’ingegno e la devozione.

Il topos letterario del diluvio rappresenta la punizione divina contro la malvagità umana. Nelle Metamorfosi, la decisione di Zeus di scatenare il diluvio non è generica, ma viene innescata da un evento preciso: la crudeltà del re d’Arcadia, Licaone, che osò servire al padre degli dèi un piatto di carne umana per metterne alla prova l’onniscienza. Oltraggiato da tale empietà, Zeus decise di annientare l’intera razza umana, ormai irrimediabilmente corrotta.

La salvezza e l’oracolo: come fu ripopolata la terra

Dalla furia delle acque si salvò una sola coppia, nota per la sua pietas e giustizia: Deucalione, figlio del titano Prometeo, e sua cugina e sposa Pirra, figlia di Epimeteo e di Pandora. Avvertiti da Prometeo, costruirono un’arca sulla quale vagarono per nove giorni e nove notti, fino a toccare terra sulla cima del monte Parnaso.

Rimasti soli in un mondo silenzioso, i due coniugi si recarono presso l’antico oracolo di Temi per interrogarlo su come ripopolare la terra. La risposta fu un enigma: gettare dietro di loro “le ossa della grande madre”. Dopo un’iniziale perplessità, Deucalione comprese il significato della profezia: la “grande madre” era Gea, la Terra, e le sue “ossa” non erano altro che le pietre. Così, velandosi il capo, iniziarono a lanciare sassi alle loro spalle: dalle pietre gettate da Deucalione nacquero gli uomini, mentre da quelle di Pirra presero forma le donne.

Una versione meno nota, citata nelle Fabulae di Igino Astronomo, attribuisce a Zeus stesso il suggerimento, spiegando anche l’etimologia della parola “popolo”, come si legge nel testo originale:

Tum Iovis iussit eos lapides post se iactare; quos Deucalion iactavit, viros esse iussit, quos Pyrrha, mulieres. Ob eam rem laos dictus, laas enim Graece lapis dicitur

(Allora Giove ordinò di gettare delle pietre dietro la schiena: quelle gettate da Deucalione divennero uomini, quelle da Pirra donne. Questa è l’origine della parola laos (“popolo”), poiché in greco laas significa pietra.)

Simbologia del mito: gli elementi chiave  
Elemento Significato simbolico
Il diluvio Un atto di purificazione divina per cancellare la corruzione umana
La coppia di superstiti La salvezza non è casuale ma legata alla virtù e alla giustizia (pietas)
Ossa della grande madre Rappresenta la necessità dell’ingegno per interpretare il volere divino
Le pietre (laas) Simbolo della nuova umanità, dura e resistente, nata dalla terra stessa

Il mito di Deucalione e Pirra nell’arte

Il mito di Deucalione e Pirra ha dato ispirazione a molti pittori. Il dipinto più famoso è indubbiamente quello di Pieter Paul Rubens, conservato al Museo del Prado di Madrid, che ritrae i due coniugi nell’atto di gettarsi le pietre alle spalle dando origine a esseri umani. Raffigurante lo stesso tema è anche il quadro di Giovanni Benedetto Castiglione.

Jacopo Robusti, detto Il Tintoretto, scelse invece una scena meno nota, raffigurando entrambi nell’atto di pregare la statua della dea Temi.

Nella Galleria d’Arte Moderna di Genova hanno luogo due sculture autonome del 1906 di Edoardo De Albertis, raffiguranti Deucalione e Pirra nudi e distesi mentre si aggrappano con le mani alla superficie rocciosa sottostante. L’accuratezza e la levigatezza dei due corpi viene esaltata dalla semplicità della base su cui poggiano.

Il diluvio universale in altre culture

Il cataclisma del mondo sommerso dalle acque è un tema che ricorre in molte tradizioni. Grandi affinità sono attestate nel mito babilonese di Utnapishtim nell’epopea di Gilgamesh e nel racconto biblico dell’arca di Noè.

La versione babilonese e quella biblica presentano analogie e differenze:

  1. Utnapishtim e Noè sono entrambi esortati da una divinità a costruire una grossa imbarcazione per salvare sé stessi, la famiglia e tutte le specie viventi;
  2. Entrambi inviano degli uccelli in esplorazione per verificare se le acque si siano ritirate (una colomba e un corvo nel caso di Noè);
  3. Al termine del diluvio, ricevono entrambi una benedizione divina e una vita molto lunga: a Utnapishtim e alla moglie viene concessa l’immortalità, Noè vive fino a 950 anni.

Una differenza sostanziale risiede nella teologia: il mito babilonese fa riferimento a una religione politeista, mentre Noè risponde a un unico Dio Onnipotente. Un’altra diversità è il motivo della collera divina: mentre il dio Enlil desidera annientare gli uomini perché troppo rumorosi, il Dio della Bibbia punisce l’umanità per la sua condotta corrotta e malvagia, un movente più vicino a quello del mito greco.

Nel mito di Deucalione e Pirra, Ovidio sente il bisogno di giustificare le sue narrazioni, che venivano messe in dubbio per il loro carattere mitico, ricordando al lettore la loro origine antica e perciò degna di fede.

Immagine di copertina: Wikipedia


Articolo aggiornato il: 24/09/2025

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