Deucalione e Pirra: all’origine dell’umanità

deucalione e pirra

Il mito di Deucalione e Pirra è tratto dal libro delle Metamorfosi di Ovidio e narra la variante greca del diluvio universale, argomento che appartiene a culti e religioni di molti popoli.

Tendenzialmente il topos letterario del diluvio accenna alla punizione degli dei nei confronti della malvagità degli uomini, riversando poi le conseguenze sull’intero genere umano: Zeus infatti non tollerando la natura corrotta degli uomini che popolavano la terra, decise di eliminare l’umanità con un diluvio, permettendo tuttavia a una coppia di sposi di salvarsi, ovvero Deucalione, figlio di Prometeo e sua cugina -nonché sposa- Pirra, figlia di Epimeteo.

Quando i due coniugi furono salvati, decisero di offrire un sacrificio a Zeus e di andare presso l’oracolo di Teti per interrogarlo; la profezia indicava ai due la risposta per ripopolare la terra: gettare dietro di loro “le ossa della grande madre”.  A lungo dunque si interrogarono su cosa potesse esplicitamente far riferimento la profezia, fino a quando compresero poi, che essendo entrambi figli di Titani, gli dei più antichi generati da Urano e Gea, “le ossa della grande madre” alludevano semplicemente alle pietre della terra; così iniziarono a gettare le pietre dietro di loro e da quelle di Deucalione spuntarono donne, mentre da quelle di Pirra degli uomini. 

Secondo una versione meno nota, citata nelle Fabulae di Igino Astronomo, è Zeus e non Temi a suggerire ai due superstiti di gettare le pietre col fine di ripopolare la terra, spiegando anche l’etimologia della parola “popolo”:

Tum Iovis iussit eos lapides post se iactare; quos Deucalion iactavit, viros esse iussit, quos Pyrrha, mulieres. Ob eam rem laos dictus, laas enim Graece lapis dicitur

(Allora Giove ordinò di gettare delle pietre dietro la schiena: quelle gettate da Deucalione divennero uomini, quelle da Pirra donne. Questa è l’origine della parola laos (“popolo”), poiché in greco Laas significa pietra.)

Il mito di Deucalione e Pirra nell’arte

Il mito di Deucalione e Pirra ha dato ispirazione a molti pittori, tra i quali il più famoso dipinto è indubbiamente quello di Pieter Paul Rubens, conservato in una delle pinacoteche più importanti di Madrid (Museo del Prado), e che ritrae i due coniugi nell’atto di gettarsi le pietre alle spalle dando origine a esseri umani; raffigurante lo stesso tema è anche il quadro di Giovanni Benedetto Castiglione.

Jacopo Robusti detto Il Tintoretto scelse invece una scena meno nota: raffigura entrambi nell’atto di pregare la statua della dea Temi.

Nella galleria d’arte moderna di Genova hanno luogo due sculture autonome del 1906 di Edoardo De Albertis raffiguranti Deucalione e Pirra nudi e distesi mentre si aggrappano con le mani alla superficie rocciosa sottostante. L’accuratezza e la levigatezza dei due corpi in superficie viene esaltata dalla semplicità della base su cui poggiano entrambe le figure.

Il diluvio universale in altre culture

Il cataclisma del mondo terrestre sommerso temporaneamente dalle acque è un tema che ricorre in molte tradizioni mitiche e leggendarie delle diverse civiltà: grandi affinità sono attestate nel mito babilonese di Utnapishtim nell’epopea di Gilgamesh, e nel racconto biblico dell’arca di Noè.

La versione babilonese e quella biblica presentano analogie e differenze:

  1. Utnapishtim e Noè sono entrambi esortati da un Dio a costruire una grossa imbarcazione che permetta loro di salvare ed ospitare tutti gli esseri viventi;
  2. Inviano una colomba per esplorare le terre circostanti;
  3. Ricevono entrambi una vita molto lunga: ad Utanapishtim e alla moglie viene concessa l’immortalità, Noè invece vive fino a 950 anni

Chiaramente per quanto riguarda il mito babilonese facciamo riferimento a una religione di tipo politeista, mentre Noè fa affidamento ad unico Dio Onnipotente.

Altra sostanziale differenza è il motivo della collera divina: mentre Enil desidera annientare gli uomini perché troppo rumorosi e numerosi, Dio punisce gli uomini per la loro condotta corrotta e malvagia.

Nel mito di Deucalione e Pirra, Ovidio sente il bisogno di giustificare le sue narrazioni, che venivano messe in dubbio per il loro carattere mitico, ricordando al lettore la loro origine antica e perciò degna di fede.

Immagine di copertina: Wikipedia

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