Distesa di papaveri: sogno e stupore

Distesa di papaveri

Distesa di papaveri

Una tela verde immensa, ariosa, dipinta di punti profumati di rosso: una distesa di papaveri comuni – o rosolacci – si presenta così, all’occhio dell’uomo che vede e non sa cosa guarda davvero. Sogno, desiderio, speranza, illusione, dolore, vita, rinascita? Cos’è un papavero nell’immaginario collettivo, nell’inconscio – in conosciuto e profondissimo – dell’individuo?

La bellezza selvatica del papavero che cresce spontaneo nei campi e ai lati di strade quasi a segnarne i cammini, ha origini antiche. Cantato da vari poeti, il papavero è il fiore del sonno, dell’oblio, della dimenticanza, e pure delle passioni profonde (associate al rosso intenso, sanguigno) e dell’orgoglio sopito, della consolazione dal dolore.

La notte coronata di papaveri e i fasci di grano e papaveri: sono solo due delle immagini legate a questo fiore e di reminiscenze antiche dai culti e dalle poesie romane.

Il papavero rosso è il papavero comune, ma altre tinte pastellano questo mitico fiore: papaveri gialli, papaveri bianchi, papaveri rosa, e ognuno con un proprio significato tipico, nel linguaggio dei fiori: petali tra il rosa e il viola per la serenità, petali gialli per auguri propizi, petali bianchi – ahimè – legati alla sfortuna.

Tipici colori, inoltre, adornano altrettante tipiche aree geografiche d’appartenenza e da esse prendono il nome: l’escolzia della California, ossia il papaver californicum (che necessita di porzioni di terra soleggiata e di temperature dal caldo al fresco, mal sopportando il rigore frigido, ed è un buon rimedio fitoterapico all’insonnia) e il papavero orientale, originario dell’Europa settentrionale, dell’America e dell’Asia (che necessita, altresì, di sole e luce per fiorire, per cui sono da evitare le aree vastamente ombreggiate, perniciose alla proliferazione floreale, seppur tollerano il freddo, ma non l’algore, ancora pernicioso per la loro esistenza).

Ancora sull’escolzia – non solo nella sua variante californiana – ricordiamo che è una pianta erbacea affine al papavero e nelle tonalità del giallo, bianco e rosso, si trova a crescere spontanea nei campi incolti, fra cui anche le distese erbose italiane; come la varietà orientale del papavero, dallo stelo alto e flessuoso, lungo, e dai petali variamente tinti, dal bianco fino al viola scuro.

Il papavero: storia di un fiore

Il papavero, classificato nel dominio Eukaryota, nel regno delle piante, divisione delle magnoliophyta, nella classe magnoliopsida, ordine dei papaveri e delle ranuncolacee angiosperme, famiglia delle papaveracee, annovera molte varietà di se stesso. Si ricordavano prima il papavero orientale e l’escolzia californica, ma tanti ancora se ne ricordino, fra cui il papavero alpino (papaver alpinum), il papavero d’Islanda (papaver nudicaule), il papaver setosum, il papaver hybridum

Molti fiori delle papaveracee, in quanto appartenenti alla flora massicola, fioriscono e vivono spontanei, selvatici, nel pungente grano, mentre altri sono coltivati.

Delle virtù e proprietà fitoterapiche si è parlato riguardo l’escolzia: sul papaver rhoeas e sul papaver somniferum, c’è ancora da dire.

Aggiungo, in questa sede, solo alcune righe:

il papavero rosso dei prati (papaver rhoeas), o rosolaccio, è fra le piante erbacee con alto tasso sedativo, per cui favorisce il sopore e allevia gli stati infiammatori, reumatici e nervosi;

il papavero da oppio (papaver somniferum) è, al pari delle altre papaveracee, una pianta erbacea annuale e coltivata in gradazioni di colore che vanno dalla varietà album alla nigrum, passando per la setigerum (dal papavero da oppio si estrae il cosiddetto “pane d’oppio”, ossia il lattice dello stelo del fiore che viene lasciato essiccare fino ad ottenere una colorazione tendente al bruno). Il papavero da oppio trova impiego fitoterapico e farmacologico sotto forma di alcaloide nella cura anestetica, antiasmatica, analgesica (la morfina) e spasmolitica e vasodilatatoria (la papaverina).

Distesa di papaveri

Proiettando lo sguardo nel vivo di una distesa di papaveri, non si può non portare la mente e l’occhio anche verso la pittura e agli ariosi spazi dipinti da Claude Monet; il suo I papaveri, conservato al Museo d’Orsay a Parigi, ci restituisce, in pittura, una rappresentazione in uno spazio finito di un soggetto immenso quale un vasto campo di papaveri: esempio sommo d’impressionismo.

Fonte immagine in evidenza: https://www.flickr.com/photos/luigistrano/1460059622/

A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Contatti: [email protected] [email protected]

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