Dio Morfeo: curiosità, caratteristiche e poteri del dio del sonno

Morfeo, approfondimento e curiosità sul Dio del sonno

Si dice che il dio Morfeo si presenti a noi mortali di notte con un mazzo di papaveri, accarezzando le palpebre dei dormienti, affinché  possano avere dei sogni realistici. Un noto modo di dire vuole che un buon sonno, profondo e lieto, avvenga tra la poderose braccia divine di Morfeo. La divinità notturna è da sempre  partecipe della nostra vita quotidiana e del nostro immaginario collettivo: ma chi è Morfeo?

Chi è il Dio Morfeo? La genealogia nella mitologia classica

Vediamo ora chi è il dio Morfeo nella mitologia.

Nella mitologia greca il Dio del sonno era incarnato nella figura di Ipno, il quale, secondo Esiodo, era figlio di Notte. L’idea di una figura che incarni prettamente i sogni è figlia della rielaborazione del mito greco apportata da Ovidio, che nelle sue Metamorfosi lo affianca a due fratelli, Fotebore e Fantaso. Morfeo, dunque, sarebbe nato dal rapporto incestuoso di Notte e Ipno, rispettivamenete madre e figlio. Nelle diverse rappresentazioni artistiche,  Morfeo è un dio alato, dotato di ampie ali da farfalla, rapido e silenzioso compare agli uomini nei sogni sotto forma di sembianze umane, regalando sogni dalle tinte realistiche; altresì, è da sempre raffigurato con una cornucopia, che serve per infondere i sogni, con in mano il classico mazzo di papaveri, in atto di abbracciare il padre Ipno, il sonno.

Nell’Iliade e l’Odissea, Omero attribuisce la mansione di factotum dei sogni ad un’altra divinità dal nome Oniro. Egli assume in sé tutte e tre le caratteristiche degli Oneiroi (Morfeo, Fobetore e Fantaso che incarnano i sogni dei mortali e sono dèi minori generati da Notte), assurgendo al prestigioso compito di messaggero di Zeus, facendo da tramite tra il volere divino e gli uomini, espresso attraverso i sogni. Tuttavia, la sua personalità rimane vaga proprio perché eterogenea,  non possedendo una precisa morfologia, come è avvenuto agli Oneiroi. Difatti, i tre fratelli che dimoravano sulle sponde dell’oceano dell’ovest, in una caverna che lambiva il regno di Ade, si identificavano per la diversa natura dei sogni che inviavano agli umani. Morfeo, “il modellatore”,  si contraddistingueva per la capacità di modellare in toto altre realtà, assumendo egli stesso la forma dei diversi esseri umani ai quali si manifestava, aiutato e circondato da folletti che erano di fatto dei veri e proprio sceneggiatori e costumisti della fantasia, intagliando la materia dei sogni in modo magico e fantastico; Fotebore, invece, denominato “lo spaventoso”, era prettamente il regista e attore degli incubi, vestendo i panni di mostri o bestie feroci; infine, Fantaso, “l’apparizione”, che era semplicemente colui che generava oggetti inanimati sognati dai mortali,  uno strato di fantasia pura, senza alcuna correlazione con la realtà e da cui deriva, non a caso, il sostantivo italiano “fantasia”.

Morfeo, il Dio del sonno che è emblema di una diversa realtà

Morfeo, dal greco μορϕή «forma», è per antonomasia il Dio polimorfico, che per definizione assumeva molteplici forme a seconda del motivo del sogno (ecco perché c’è l’associazione “Morfeo sonno”). Morfeo è un Dio multiforme che era pronto a far riconciliare durante la notte l’uomo con il suo subconscio da tutti i frammenti di vita vissuta e dimenticata,  di rispolverare vecchi brandelli di emozioni finite nella scatola ancestrale e sigillata della nostra memoria. I sogni sono da sempre la costruzione pezzo a pezzo del mosaico emotivo della nostra esistenza e Morfeo è colui che permette, con un tocco di follia, delle illusioni realistiche, assumendo la forma umana dei tanti attori che si susseguono nel nostro film onirico. Dunque, Morfeo è il Dio emblema di una diversa realtà, in questo caso una realtà onirica, ma che ha il sapore e la forma della realtà. Volendo attualizzarlo nella nostra contemporaneità, restituendo l’importanza dovuta ai sogni, possiamo dire ognuno di noi dovrebbe essere il Morfeo di se stesso. Ognuno di noi dovrebbe avere la capacità ( nella vita reale e non nel sogno in questo caso) di immaginare altri possibili nella propria vita, non arrendersi davanti alle difficoltà rimanendo fermi nelle proprie vedute, senza guardare la propria esistenza da altre angolazioni; insomma la capacità di Morfeo di adattarsi, assumendo le varie forme umane, può essere da monito a non impantanarsi in una sola realtà possibile; può insegnare ad essere registi visionari e dirigere il film della propria esistenza, nella quale il finale deve costantemente aperto e con la possibilità di mutare: Morfeo dio del sonno, in tutta la sua grandezza mitica, ci insegna a possedere  sempre un mazzo di papaveri, perché, quando nella nostra vita siamo torturati da un Fotebore qualsiasi, possiamo pur sempre sfiorarci le palpebre, immaginare qualcosa di bello e diverso e, soprattutto, non abituarci mai a pronunciare la parola impossibile.

Altre curiosità:

Perché si dice tra le braccia di Morfeo?

Si dice tra le braccia di Morfeo, in maniera scherzosa, per intendere un sonno, uno modo di dormire tranquillo e profondo. 

Come si chiama la moglie di Morfeo?

La moglie di Morfeo si chiama Iris. Iris è la personificazione dell’arcobaleno. figlia di Taumante e dell’oceanina Elettra.

Chi è il fratello di Morfeo?

Il dio Morfeo non era l’unico figlio di Hypnos e Pasithea, aveva infatti 2 fratelli, Fantaso e Fobetore, anche loro dei dai poteri onirici. 

A proposito di Antonio Forgione

Antonio Forgione nasce in Irpinia, nella valle d'Ansanto decantata da Virgilio, selvaggia terra che confina con la Puglia. Dopo il diploma si trasferisce a Napoli e lì si laurea in Lettere Moderne alla Federico II. Attualmente frequenta la specialistica in Filologia Moderna e coniuga gli interessi letterari con la scrittura creativa, amata e coltivata fin dall'infanzia. In passato ha partecipato a svariati concorsi letterari della sua terra, ottenendo buoni risultati. Il rapporto col suo territorio gli ha permesso di sviluppare una certa sensibilità, che riversa nei suoi scritti. Ama la città di Napoli, sua patria adottiva nella quale persegue una solida formazione letteraria.

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