La Seconda Guerra Mondiale, combattuta tra il 1939 e il 1945, è stato uno dei periodi più bui e terribili della storia dell’umanità. La guerra, una volta conclusa lasciò dietro di sé città distrutte, milioni di morti e un’umanità profondamente ferita. In questo contesto emerge la figura mostruosa di Ilse Koch, soprannominata la “Strega di Buchenwald”, ancora oggi ricordata per la sua spietatezza e per il ruolo che ebbe all’interno del regime nazista.
Chi era Ilse Koch

Ilse Koch nacque a Dresda il 22 Settembre 1906. Figlia di contadini, all’età di 15 anni decise di lasciare gli studi per lavorare in fabbrica e successivamente iniziò il lavoro come bibliotecaria. Erano gli anni post Prima Guerra Mondiale, in cui la Germania provava a risollevarsi con non pochi sforzi, ed è proprio in questo contesto che Ilse si avvicinò al nazismo, diventando anche l’amante di molti soldati delle SA. La situazione peggiorò quando iniziò a lavorare come segretaria del campo di concentramento di Sachsenhausen, dove conobbe il marito Karl Otto Koch. Quest’ultimo divenne comandante di un campo di concentramento chiamato Buchenwald, perché era circondato da una foresta di faggi.
Le atrocità nel campo di Buchenwald

È proprio in questo luogo che Ilse sprigionò tutta la sua crudeltà nei confronti dei prigionieri, in particolare aiutata dal marito che cedeva facilmente alle sue persuasioni. Quest’ultimo era interessato principalmente al lato economico della questione, mentre Ilse era ossessionata dal lusso, dalla ricchezza e dall’odio nei confronti dei deportati. La donna aveva abitudini spietate e oppressive, molte raccontate da mogli degli altri soldati delle SS. Tra le molteplici torture messe in atto nei campi di concentramento, Ilse ordinò di cercare tutti i prigionieri tatuati, farli spogliare e scegliere quelli con i tatuaggi migliori per farli uccidere e utilizzare la loro pelle per creare oggetti come copertine di libri e altri utensili. Le piaceva essere seducente; delle volte camminava nuda tra i prigionieri e chiunque osasse guardarla veniva picchiato e martoriato.
Paradossalmente, non furono le atrocità commesse a Buchenwald a portare alla loro caduta, ma motivi economici: frodi, false fatture e appropriazioni indebite. Karl Koch fu giustiziato, mentre sua moglie Ilse affrontò un processo che la condusse infine all’arresto. Il matrimonio tra Ilse e Karl Koch fu tutt’altro che felice. Ilse intrattenne numerose relazioni extraconiugali e anche durante la sua detenzione, si scoprì fosse incinta senza però mai svelare di chi fosse il bambino. Alla fine, perseguitata dalle visioni del proprio sadismo e incapace di convivere con il peso delle sue azioni, si tolse la vita nella sua cella.
Ancora oggi ci si chiede cosa abbia spinto Ilse Koch a tanta crudeltà. In lei si mescolavano fanatismo e un perverso senso di potere e, in questo modo, è diventata nel tempo il simbolo del male più sadico e disumano, incarnazione della crudeltà e della perversione morale che il nazismo seppe generare.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons (PawełMM)

