Eruzioni vulcaniche, quali sono le 5 più disastrose, potenti e grandi

Eruzioni vulcaniche, quali sono le 5 più disastrose

Le 5 eruzioni vulcaniche più disastrose della storia

Il nostro pianeta è un sistema dinamico e i vulcani sono una delle manifestazioni più potenti della sua attività. Nel corso della storia, innumerevoli eruzioni vulcaniche hanno avuto conseguenze catastrofiche, modificando il clima, il paesaggio e il corso della storia umana con effetti devastanti e duraturi.

Le grandi eruzioni rappresentano un rischio naturale significativo. Possono causare la perdita di vite umane, la distruzione di città, danni all’agricoltura e cambiamenti climatici globali. La storia ci insegna che la potenza dei vulcani è immensa, rendendo il monitoraggio fondamentale per mitigare i rischi.

Vulcano (anno eruzione) Impatto principale (vittime stimate)
Vesuvio (79 d.C.) Distruzione di Pompei ed Ercolano sotto ceneri e flussi piroclastici (oltre 2.000).
Tambora (1815) Causò l'”anno senza estate” e carestie globali (circa 117.000 dirette e indirette).
Krakatoa (1883) Generò uno tsunami devastante e il suono più forte mai registrato (oltre 36.000).
Monte Pelée (1902) Una nube ardente (flusso piroclastico) annientò la città di Saint-Pierre (circa 30.000).
Pinatubo (1991) La più grande del XX secolo, causò un raffreddamento globale temporaneo (circa 800).

Le eruzioni vulcaniche più grandi e disastrose della storia: una classifica

Nel corso dei millenni, si sono verificate numerose eruzioni di proporzioni catastrofiche. Di seguito, analizzeremo cinque delle più disastrose, che hanno lasciato un segno indelebile.

Eruzione del Vesuvio (79 d.C.): la distruzione di Pompei ed Ercolano

L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. è una delle più famose della storia. Studi recenti la collocano in autunno, probabilmente il 24 ottobre. Grazie alle lettere di Plinio il Giovane, abbiamo una testimonianza dettagliata. Il Vesuvio eruttò con violenza, seppellendo sotto una coltre di pomici e cenere le città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis. Migliaia di persone persero la vita, soffocate dai gas tossici o sepolte. I siti archeologici odierni offrono una straordinaria testimonianza della vita in epoca romana e rappresentano una delle peggiori tra le eruzioni dei vulcani in Campania.

Eruzione del Tambora (1815): l’anno senza estate

L’eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, nel 1815, è considerata la più potente registrata in epoca storica. Si stima che abbia causato la morte diretta di circa 117.000 persone, ma le conseguenze indirette come carestie ed epidemie portarono il bilancio totale a diverse centinaia di migliaia. L’eruzione, culminata il 10 aprile, rilasciò enormi quantità di cenere e gas nell’atmosfera, causando un abbassamento delle temperature globali. Questo portò al cosiddetto “anno senza estate” nel 1816, con gelate estive, raccolti distrutti e carestie in molte parti del mondo.

Eruzione del Krakatoa (1883): l’esplosione che sconvolse il mondo

Nel 1883, un’altra catastrofica eruzione si verificò in Indonesia: quella del vulcano Krakatoa. L’attività culminò il 26-27 agosto con esplosioni violentissime. Il boato fu udito fino a 5000 chilometri di distanza, considerato il suono più forte mai registrato. L’eruzione provocò uno tsunami con onde alte fino a 40 metri, che devastarono le coste di Giava e Sumatra, causando la morte di oltre 36.000 persone. L’esplosione distrusse gran parte dell’isola e generò una nube di cenere che oscurò il cielo per giorni.

Eruzione del Monte Pelée (1902): la distruzione di Saint-Pierre

Nel 1902, il monte Pelée, sull’isola di Martinica, fu protagonista di una delle eruzioni più letali del XX secolo. Nonostante i segnali di pericolo, la popolazione di Saint-Pierre non fu evacuata. L’8 maggio, il vulcano generò una nube ardente (un flusso piroclastico) che si abbatté sulla città, distruggendola completamente e uccidendo in pochi minuti circa 30.000 persone. Si registrarono pochissimi sopravvissuti.

Pinatubo (1991): tra le eruzioni vulcaniche più potenti e disastrose

L’eruzione del Pinatubo, nelle Filippine, nel 1991, è stata una delle più grandi del XX secolo. L’eruzione principale avvenne il 15 giugno, con una colonna eruttiva che raggiunse i 34 chilometri di altezza. Causò la morte di circa 800 persone, in gran parte per il crollo dei tetti sotto il peso della cenere. Le enormi quantità di anidride solforosa rilasciate nell’atmosfera causarono un abbassamento della temperatura media globale di circa 0,5 °C nei due anni successivi, con gravi conseguenze economiche per il paese.

Altre informazioni e curiosità sulle eruzioni vulcaniche

Qual è stata l’eruzione più potente mai registrata?

L’eruzione del Tambora nel 1815 è considerata la più potente in epoca storica, classificata come VEI-7 (Indice di Esplosività Vulcanica). Questa scala logaritmica misura la grandezza delle eruzioni; un VEI-7 è definito “super-colossale”. L’eruzione espulse circa 160 chilometri cubi di materiale, causando effetti climatici a livello mondiale.

Che differenza c’è tra un vulcano e un supervulcano?

La differenza principale sta nella scala. Un supervulcano è definito come un vulcano capace di produrre un’eruzione di magnitudo 8 sull’indice VEI, espellendo più di 1.000 chilometri cubi di materiale. A differenza dei classici vulcani a forma di cono, i supervulcani sono spesso depressioni giganti nel terreno chiamate caldere, come quella di Yellowstone negli Stati Uniti o dei Campi Flegrei in Italia.

È possibile prevedere le eruzioni vulcaniche?

Prevedere con esattezza il giorno e l’ora di un’eruzione è ancora molto difficile. Tuttavia, la vulcanologia moderna utilizza una rete di monitoraggio (sismografi, GPS, analisi dei gas) per rilevare segnali premonitori come sciami sismici, deformazioni del suolo ed emissioni di gas. Questo permette di allertare le autorità e predisporre piani di evacuazione per mitigare i rischi per le popolazioni.

Fonte immagine: Pixabay

Articolo aggiornato il: 02/09/2025

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