Eruzioni vulcaniche, quali sono le 5 più disastrose

Eruzioni vulcaniche, quali sono le 5 più disastrose

Il nostro pianeta è in continua evoluzione e in più quattro di quattro miliardi di anni di storia sono avvenuti non pochi cambiamenti all’aspetto che la Terra possiede al giorno d’oggi. Molti, ad esempio, sono causati dalle eruzioni vulcaniche che, anche in base alla loro potenza, possono cambiare completamente la faccia del territorio in cui si trovano. 

Tante sono state le eruzioni vulcaniche che si sono succedute nel corso dei millenni e oggi vedremo quali sono state le cinque più disastrose di sempre. 

1. Eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Partiamo da una delle eruzioni vulcaniche più conosciute in tutto il mondo. Dopo varie controversie su quale fosse la data quasi precisa dell’eruzione del Vesuvio, vari studi hanno confermato che essa è avvenuta in autunno, probabilmente domenica 24 ottobre del 79 d.C. Inoltre, è anche grazie alla testimonianza di Plinio il Giovane che oggi si conoscono tanti particolari di questa eruzione, poiché egli partì dal porto militare di Miseno per soccorrere gli abitanti di Pompei, tra cui c’era anche suo zio Plinio il Vecchio, morto proprio a causa di questa eruzione. Il Vesuvio eruttò all’una di pomeriggio circa, rilasciando maggiormente pomici che velocemente intrappolarono e seppellirono vivi gli abitanti di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis (l’attuale Torre Annunziata). Nemmeno coloro che riuscirono a raggiungere le spiagge si salvarono, poiché in mare si alzarono onde altissime che spazzarono via tutto. Tutti i centri ormai seppelliti dall’eruzione furono evitati per anni, fino al XVIII secolo, quando le prime scoperte archeologiche vennero fatte, dando vita ad alcuni dei siti archeologici più importanti d’Italia e del mondo, come gli scavi di Pompei e di Ercolano. Questa è la peggiore tra le eruzioni dei vulcani in Campania.

 

2. Eruzione del Tambora nel 1815

Tra le eruzioni vulcaniche, quella del Tambora, avvenuta nel 1815 in Indonesia, è considerata la più potente di sempre, provocando 117 mila vittime, senza contare tutte le altre causate da fame e distruzione che fanno salire il numero a circa 200 mila. Il primo fenomeno eruttivo avvenne il 5 aprile del 1815, ma il culmine avvenne cinque giorni più tardi, quando cominciarono ad alzarsi dal cratere del vulcano prima colonne di fuoco e poi pomice e ceneri che devastarono i regni indonesiani più vicini al vulcano, cancellandoli definitivamente dalla storia. Successivamente, l’eruzione provocò anche un maremoto e tutte le esplosioni vulcaniche furono sentite anche a più di 2000 kilometri di distanza. Dal giorno successivo, le eruzioni divennero poi sempre meno potenti ma cessarono solamente nel mese di luglio dello stesso anno. Questa eruzione non ha avuto conseguenze catastrofiche solo per gli abitanti di quell’area, ma a livello mondiale, infatti è proprio a causa di questa eruzione che si parla del 1815 come l'”anno senza estate”, a causa di un fortissimo calo della temperatura globale causato proprio da questa eruzione. In alcune zone del mondo questo evento causò la neve a giugno in alcune città degli Stati Uniti, o il congelamento di alcuni fiumi come avvenne in Germania, causando quindi disagi anche a chi non era stato una vittima diretta dell’eruzione. 

 

3. Eruzione del Krakatoa nel 1883

Nemmeno un secolo dopo l’eruzione del Tambora, sempre in Indonesia avvenne un’altra delle eruzioni vulcaniche più potenti, quella del vulcano Krakatoa. Il fenomeno eruttivo cominciò il 20 maggio del 1883 e terminò precisamente cinque mesi dopo. Il culmine dell’eruzione vulcanica avvenne il 26 agosto, quando le nuvole di cenere si alzarono per 36 kilometri e l’eruzione diede vite anche ad uno tsunami. L’esplosione più disastrosa avvenne il giorno successivo, quando l’acqua del mare entrò nella camera magmatica del vulcano, causando un’esplosione che distrusse la maggior parte dell’isola Krakatoa. In totale morirono circa 36 mila persone e più di 150 villaggi furono completamente distrutti, senza contare tutte le altre vittime causate dalle ceneri vulcaniche. Anche in questo caso si tratta di un’eruzione vulcanica che è stata avvertita fino a 5000 kilometri di distanza. 

 

4. Eruzione del monte Pelée nel 1902

L’inizio del XX secolo vede come protagonista di una delle sue eruzioni vulcaniche il monte Pelée, situato nella parte settentrionale dell’isola di Martinica, che era sempre stato relativamente calmo, fino al 1902. In quell’anno, infatti, cominciarono prima piccole scosse di terremoto ed esplosioni, che man mano cominciarono a sprigionare sempre più quantità di ceneri e zolfo, ma secondo il governatore di Martinica non c’era nulla di cui aver paura e proprio per questo motivo, il 7 maggio del 1902 si recò proprio a Saint-Pierre, la città che sarà poi coinvolta nell’eruzione, senza imaginare cosa sarebbe potuto succedere poche ore dopo. Infatti, l’8 maggio, il giorno successivo, il vulcano eruttò, distruggendo la montagna e dando vita ad una nube ardente che in pochi secondi uccise tutti i 30 mila abitanti di Saint-Pierre e le loro case. Solo quattro persone riuscirono a sopravvivere, sebbene fossero gravemente ustionate.

 

5. Eruzione del Pinatubo nel 1991

Molto più vicina ai giorni nostri è sicuramente l’eruzione vulcanica del Pinatubo, avvenuta solo nel 1991 nelle Filippine. Il fenomeno eruttivo era stato anticipato già ben un anno prima da una forte scossa di terremoto nell’isola di Luzon che provocò circa 1500 morti e dopo la quale si vide una colonna di vapore alzarsi dal vulcano.  La primavera del 1991 fu caratterizzata da terremoti ed eruzioni frequenti, fino ad arrivare al 7 di giugno, quando avvenne la prima grande esplosione con rilascio di magma.  Per cinque giorni si susseguirono diverse esplosioni fino ad arrivare alla più violenta, avvenuta il 12 giugno, con colonne di cenere alte anche più di 20 metri. Nonostante la popolazione fosse stata evacuata già da alcuni prima, si verificarono comunque vittime a causa della ingente quantità di cenere che causò il crollo dei tetti, ma si tratta di un numero ben più esiguo rispetto a quello che sarebbe potuto essere se non ci fosse stata una buona previsione dei rischi. Ben diverse furono sia le conseguenze economiche per le Filippine che quelle climatiche a livello globale. Nel primo caso, l’economia filippina assistette ad un calo del PIL e una grandissima parte della popolazione si trovò senza un’abitazione in cui poter stare. Dal punto di vista  climatico, la grandissima quantità di acido solforico rilasciato dalle eruzioni vulcaniche causò una diminuzione della luminosità sulla superficie terrestre del 10% ma anche la diminuzione della temperatura media della Terra. 

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Lucrezia Stefania Scoppetta

Ciao! Sono Lucrezia, ho 21 anni. Frequento l’università “L’Orientale” di Napoli, dove studio lingua e letteratura inglese, giapponese, e portoghese.

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