Fotografie di Sebastião Salgado: le cinque raccolte più significative

Fotografie di Sebastião Salgado: le dieci testimonianze visive

In questo articolo troverete le cinque raccolte più significative delle fotografie di Sebastiao Salgado

Le fotografie di Sebastião Salgado, uomo che ha trascorso buona parte della propria vita nel microcosmo di una fattoria brasiliana e lontano dai meccanismi perversi che regolano la filiera produttiva, non sono semplici da assimilare. Il capitalismo si insinua negli ecosistemi e opprime le minoranze, omogeneizzando la diversità, e ciò che Salgado ci trasmette è una fievole speranza di salvaguardare il diverso. La consapevolezza di questo amore, forse un po’ puro e ingenuo, è un vortice che ci stritola, ammonendoci del fatto che continueremo sì ad essere spettatori dell’arte fotografica di Salgado, ma anche della catastrofe ambientale e culturale già messa in atto da noi uomini. 

1. Altre Americhe (1985)

Altre Americhe, la primissima raccolta di fotografie di Sebastiao Salgado, fu pubblicato nel 1985, e include svariate testimonianze visive dei numerosi viaggi condotti dall’autore tra il 1977 e il 1984 in America Latina, per documentare lo stile di vita degli agricoltori e delle popolazioni indigene che abitano le zone più recondite del continente, invitandoci a guardarlo da una prospettiva più inusuale e meno chiacchierata dai mezzi di comunicazione. L’opera è un prezioso scrigno che racchiude ritratti, scatti di paesaggi e le tradizioni spirituali delle aree rurali. Celebre è la foto che appare nella copertina della prima edizione, che comprende due bambini in abiti tradizionali con gli occhi puntati verso la fotocamera.

2. La mano dell’uomo (1993)

La mano dell’uomo è una raccolta di 350 fotografie di Sebastiao Salgado, tutte volte a omaggiare, ma soprattutto a restituire un’eco ai lavoratori alienati e disintegrati, fisicamente e psicologicamente, dall’infame realtà che si cela dietro i cicli della produzione. La raccolta dà la chance a tutti gli oppressi da un capo all’altro del mondo di recuperare la propria dignità

3. Genesi (2013)

<<Circa il 46% della superficie della Terra si trova ancora in uno stato simile a quello della Genesi, e dovremmo fare di tutto per tutelarlo>>. Questa frase racchiude egregiamente l’intento programmatico di Genesi, una dichiarazione d’amore rivolta al nostro pianeta, e che dimostra le ripercussioni che le azioni umane e il cambiamento climatico hanno sull’ambiente, sulla fauna e sulle tribù aborigene. Iconica, fra le tante fotografie di Sebastiao Salgado, la foto che cattura in tutta la sua maestà un elefante africano, specie in via di estinzione a causa del bracconaggio e della deforestazione, che priva i pachidermi del cibo e dell’acqua indispensabili per la sopravvivenza. 

4. Kuwait. Un deserto in fiamme (2016)

2 agosto 1990. L’Iraq di Saddam Hussein invade il Kuwait, con l’accusa rivolta a quest’ultimo di aver rubato petrolio dai pozzi iracheni. Ne vengono incendiati oltre 600 per impedire l’avanzata della coalizione militare statunitense. Queste 34 fotografie di Sebastiao Salgado, scelte per una mostra internazionale curata da Amazonas Images, agenzia fondata dall’autore stesso, raccontano quel che fu un disastro ambientale di proporzioni apocalittiche e i disperatissimi tentativi dei pompieri, costretti a respirare tonnellate di protossido di azoto e anidride carbonica, di estinguere gli incendi.

5. Exodus (2017)

Il XX e il XXI sono i secoli delle migrazioni, con milioni di persone ogni anno costrette a lasciare la propria terra per carestia, guerre e disastri naturali. Queste fotografie di Sebastiao Salgado ci catapultano con estrema violenza in quello che è l'”esodo più complesso della storia dell’umanità, e lo fa attraverso i campi profughi, angolani mutilati dalle mine antiuomo durante la guerra civile che ha dilaniato l’Angola per 27 interminabili anni, un uomo che muore di colera sotto gli occhi di tutti, e la lista non termina qui. 

Come si sarà notato, le fotografie di Sebastiao Salgado prediligono il bianco e nero al colore, in quanto quest’ultimo, a sua detta, satura troppo i soggetti, che sono i veri protagonisti delle foto: solo così questi possono rimanere impressi non tanto nella mente, quanto nel cuore degli osservatori. Chissà che la “genesi” di Salgado non sia dunque un tentativo di ricreare la diversità, o quanto meno una tolleranza della stessa, dando vita, piuttosto che a nuove creature, a una nuova coscienza collettiva, ripulita dalla nostra avida ed egoistica brama di consumo.

Fonte immagine: Freepik

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