Mito di Gea, storia della dea primordiale

Gea, la dea primordiale

Mito di Gea: storia della dea primordiale

Gea, o Gaia in greco omerico, o ancora per i Romani Tellus (da qui il nome del nostro sempre amato ma fin troppo martoriato pianeta, la Terra) è nella mitologia una delle divinità primigenie, colei che nacque dal nulla e da cui poi si sviluppò tutto, ma qual è la sua storia? Come è stata ritratta nel corso degli anni e ci sono ancora riferimenti a lei nella cultura di massa odierna?

Il mito di Gea

Il mito di Gea arriva a noi tramite la narrazione di Esiodo nella sua Teogonia, e il poeta racconta di come in principio esistesse soltanto il vuoto, una voragine oscura il cui nome era Chaos. In seguito giunse Gea, entità immortale e inizialmente partenogenetica che produsse i primi dei suoi molteplici figli senza l’ausilio di un partner: Urano (rappresentazione del cielo), Ourea (rappresentazione di tutte le catene montuose) e Ponto (rappresentazione dei mari). Gea smise di riprodursi da sola e dunque procreò con Urano, dando vita ad altre potenti creature come i Titani, le Titane, i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Urano tuttavia, invidioso della loro forza e terrorizzato all’idea che in futuro potessero spodestarlo dal suo dominio, obbligò Gea ad imprigionarli nel suo ventre, nelle profondità della terra, il Tartaro. Adirata per i continui soprusi del compagno e ricolma di dolore per la punizione imposta ai suoi figli, la dea creò un falcetto dalla selce formatasi dalle sue viscere e provò ad aizzarli contro il padre. Crono, il più piccolo, decise di aiutare la madre e, nascostosi in attesa del riposo di Urano dopo aver nuovamente posseduto Gea, lo aggredì ed evirò. Dal sangue che macchiò il corpo di Gea nacquero le Erinni (o Furie), i Giganti e le Meliadi, mentre dai genitali mozzati di Urano caduti in mare si generò Afrodite. La rivolta contro il padre dispotico ebbe successo ma nonostante l’esperienza vissuta, lo stesso figlio ribelle Crono si trovò a ripercorrere la stessa strada di violenza e paranoia di Urano nella celebre Titanomachia.

Il culto di della dea Gea

Stando a fonti archeologiche e antropologiche moderne, si potrebbe considerare la venerazione di Gea e divinità legate alla terra da parte di molte popolazioni antiche come la riproposta di un ben più arcaico culto presente durante il Neolitico o perfino il Paleolitico che adorava la cosiddetta Grande Madre, entità sempre collegata ai concetti di creazione e fecondità. Connettendosi direttamente all’elemento di vitalità, i Romani rendevano omaggio a Gea/Tellus quando nasceva un bambino poggiando il corpicino proprio sul terreno, e inoltre la si pregava ogni volta che si scatenava un terremoto. Con l’ascesa però di una società sempre meno basata sull’agricoltura l’importanza di questa divinità diminuì di conseguenza, tanto che di sue effettive rappresentazioni visive ad oggi ne sono arrivate poche.

Nei mosaici, nelle ceramiche, nei monumenti e… nei videogiochi?!

Fra le testimonianze artistiche nell’antichità che mostrano come soggetto Gea vi sono mosaici colorati come quello rappresentante Aion e Tellus conservato presso la Gliptoteca di Monaco di Baviera, oppure una decorazione su uno stamnos ateniese che vede protagoniste Gea e Atena, o ancora i bassorilievi dell’altare di Pergamo a Berlino o dell’Ara Pacis a Roma.

Con il nome di Gaia invece troviamo due esempi di come questa figura remota nel tempo è stata ridefinita nella modernità e in particolare nel complesso universo fittizio proposto nelle opere videoludiche della casa di produzione giapponese TYPE-MOON. Il primo di questi esempi fa riferimento ad una delle due parti che compongono la Counter Force, un potere atto a proteggere il mondo dall’estinzione, e Gaia è intesa come volere del pianeta di sopravvivere, usando ogni mezzo possibile. Il secondo esempio è una rivisitazione della dea Gaia e del suo mito all’interno della quinta Lostbelt (divisa nelle due sezioni Atlantis e Olympus) presente nella terza parte principale del RPG (role-playing game) Fate/Grand Order.

 

Immagine di copertina: Pixabay

A proposito di Roberta Napolitano

Ciao! Il mio nome è Roberta e sono una studentessa frequentante il terzo anno dell'indirizzo di studi "Lingue e Culture Comparate" all'Università degli studi di Napoli L'Orientale, scegliendo come lingue da inserire nel percorso l'inglese e il giapponese. Fin dalla tenera età le mie passioni riguardano manga, anime, videogiochi e libri e ovviamente all'appello non possono mancare la musica (in particolare se del paese del Sol Levante) e il buon cibo!

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