Giano Bifronte: uno sguardo al passato e uno al futuro

Dio Giano Bifronte: uno sguardo al passato e uno al futuro

Dio Giano Bifronte, conosciamolo meglio

Giano rappresenta una delle più importanti divinità romane, il cui culto risale all’epoca arcaica. È il dio degli inizi, materiali e non ed è sempre raffigurato con due volti, motivo per cui si parla di “Giano Bifronte”. Il dio ha la capacità di guardare il passato ma anche il futuro, di proteggere i varchi e le nuove avventure.

Il culto di Giano per gli antichi romani

Macrobio e Cicerone facevano derivare il nome del dio dal verbo “ire”, andare. Per Macrobio questa derivazione indicava il costante proseguire, ma in una ciclicità insita nel naturale corso degli eventi.

Gli studiosi moderni confermano questa relazione e fanno derivare il nome Giano da “ianua”, porta. La radice da cui proviene il termine ha a che fare ad ogni modo con l’idea di un passaggio, un cambiamento.

La figura del dio Giano Bifronte è prettamente romana; non esiste un parallelo del dio né nella cultura greca, né in quella etrusca. Date le poche informazioni che abbiamo non possiamo far risalire questa figura nemmeno al culto italico. Tuttavia esiste una relazione con il dio sumero Usmu, il dio dai due volti.

Dio degli Dei, Giano creatore, Padre del mattino: sono questi alcuni degli epiteti con cui Giano veniva invocato e che testimoniano la sua importanza nel pantheon romano. In effetti Giano è una divinità spesso associata ed invocata insieme a Iuppiter, padre degli dei. Ciò avveniva perché il suo culto, antichissimo e risalente all’epoca arcaica, voleva che egli fosse stato un dio principale, presente da sempre e per sempre.

Per i romani Giano non era figlio di altre divinità ma, definito anche padre degli dei, era sempre esistito. Come racconta Ovidio, egli era presente nei quattro elementi che si separarono tra di loro per dare forma ad ogni cosa. Come iniziatore del mondo Giano è anche appellato con il nome di Creatore.

Dio Giano Bifronte nelle rappresentazioni artistiche

Uno sguardo al passato e uno al futuro. Giano Bifronte è sempre rappresentato come bicefalo. In epoca classica la sua figura era posta come simbolo sulle porte e sui portali come a custodirne l’entrata e l’uscita. Nella rappresentazione classica egli portava in mano, come i portinai, una chiave e un bastone, mentre le sue due facce erano rivolte nelle due direzioni opposte a sorvegliare entrata e uscita.

Alcune rappresentazioni vedono anche un Giano Quadrifronte, con quattro facce rivolte verso i punti cardinali.

A Roma i principali luoghi consacrati a Giano erano lo Ianus Geminus, un passaggio coperto intitolato al dio da Numa Pompilio, situato nel Foro, e di cui non abbiamo resti – se non su qualche moneta – e lo Ianus Quadrifrons, un arco a quattro aperture nel Foro Boario.

La presenza di Giano nella cultura romana ha lasciato diverse tracce.

Secondo la leggenda, Giano fondò la città di Gianicola, e fu proprio lui ad accogliere Saturno nel Lazio. Esiste un’area di Roma chiamata appunto Gianicolo, che affaccia su un lato del Tevere, dove è presente un passaggio naturale.

Il dio Giano Bifronte nel Medioevo venne assunto a simbolo di Genova, il cui nome deriva dalla stessa radice etimologica. Spesso, infatti, il dio dalle due facce viene associato al Grifone, altro simbolo della città.

Giano è presente anche nel posso sacro di piazza Sarzano e in alcune decorazioni nei pinnacoli delle volte o nei lampadari ottocenteschi.

Il simbolico Bifronte appare anche nei gonfaloni di alcune città come Tiggiano (Lecce) o Subbiano (Arezzo).

Il dio degli inizi nel Capodanno Romano

Giano è quindi colui che possiede gli inizi, i passaggi, le soglie, materiali e immateriali; il passaggio sotto un nuovo arco ma anche una nuova impresa nella vita personale, di tutti i contrari, della pace e della guerra.

È per questo motivo che, nel calendario romano, a Giano Bifronte era dedicato il primo mese successivo al solstizio di inverno, ossia l’attuale marzo, corrispondente all’allora primo mese dell’anno. Con la riforma giuliana del 46 a.C. il primo mese dell’anno fu spostato a gennaio, in nome appunto del dio bifronte.

I romani chiudevano l’anno con i Saturnali, le feste per il dio Saturno, e festeggiavano il nuovo anno con le celebrazioni per Giano durante il primo gennaio.

Quando Roma era in guerra si tenevano sempre aperte le porte del tempio di Giano perché il dio potesse venire in soccorso della città nel momento del bisogno, ma quando si potevano chiudere si facevano grandi feste in cui egli veniva ringraziato e pregato di rimanere custode della pace.

Per questo motivo ricordare il culto di Giano può essere uno dei modi migliori per augurare un buon Capodanno, un simbolo propiziatorio per auspicare un buon passaggio; l’inizio di un nuovo anno con tante aspettative, un anno sicuramente diverso e, magari, anche migliore.

Fonte immagine per l’articolo sul Dio Giano Bifronte: Wikipedia, Nicola Quirico (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maestro_dei_Mesi,_Ianus_-_January,_detail,_Museo_della_Cattedrale.jpg)

A proposito di Federica Grimaldi

Ventenne appassionata di arte e letteratura. Entra a far parte del team di Eroica per dedicarsi alla stimolante attività della scrittura.

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