Tra i soggetti biblici più rappresentati nella storia dell’arte, uno dei più noti è quello di Giuditta e Oloferne. Artisti di ogni tempo si sono cimentati con questo motivo, regalandoci diverse interpretazioni di una vicenda che ha come protagonista una donna che salva il suo popolo dall’oppressione militare.
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La storia biblica di Giuditta e Oloferne
La storia si trova nel Libro di Giuditta, contenuto nel Vecchio Testamento. Il re assiro Nabucodonosor invia il suo generale Oloferne a sottomettere il popolo di Israele. L’avanzata di Oloferne sembra inarrestabile, finché non assedia la città di Betulia. Qui entra in scena Giuditta, una giovane, bella e ricca vedova ebrea.
Perché Giuditta uccide Oloferne?
Giuditta uccide Oloferne per salvare il suo popolo dall’assedio e dalla sottomissione. Capendo che il punto debole del generale è la lussuria, si reca nel suo accampamento con la sua serva, fingendo di voler tradire i suoi concittadini. Oloferne, sedotto dalla sua bellezza, organizza un banchetto in suo onore. Durante la festa, Giuditta lo fa ubriacare fino a farlo addormentare, poi prende la sua spada e lo decapita. Con l’aiuto della serva, nasconde la testa in una bisaccia e torna a Betulia. Alla vista del loro comandante morto, gli Assiri, presi dal panico, fuggono, e Giuditta viene celebrata come un’eroina.
Giuditta e Oloferne nell’arte: tre capolavori a confronto
Dalle miniature medievali ai grandi dipinti, gli artisti hanno quasi sempre scelto di rappresentare il momento culminante dell’episodio biblico: la decapitazione di Oloferne. Vediamo tre interpretazioni iconiche.
Artista | Opera e anno | Stile e ubicazione |
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Caravaggio | Giuditta e Oloferne (1598-1599) | Barocco. Drammatico e teatrale. Palazzo Barberini, Roma. |
Artemisia Gentileschi | Giuditta che decapita Oloferne (c. 1620) | Barocco (caravaggismo). Violento e realistico. Galleria degli Uffizi, Firenze. |
Gustav Klimt | Giuditta I (1901) | Simbolismo (Secessione Viennese). Sensuale e ieratico. Österreichische Galerie Belvedere, Vienna. |
La versione di Caravaggio: una scena teatrale e cruenta
Il primo pittore a cui si pensa per questo tema è Caravaggio. Nel suo quadro, oggi a Palazzo Barberini, la scena ha un tocco quasi teatrale, accentuato dal contrasto tra il buio dello sfondo e la luce che illumina le tre figure. Vediamo una Giuditta quasi riluttante, con un’espressione di disgusto, mentre decapita il generale, colto in un grido di terrore. Accanto a lei, la serva anziana assiste impassibile al cruento momento.
La versione di Artemisia Gentileschi: la forza della rivalsa
Anche Artemisia Gentileschi era affascinata da questa storia, tanto da dipingerne due versioni (una al museo di Capodimonte, l’altra agli Uffizi). A differenza di Caravaggio, la sua Giuditta mostra forza e determinazione, senza esitazione. La scena è ancora più scura e disturbante, con il sangue che zampilla dal collo dell’uomo. Molti critici hanno visto in questo quadro una traduzione in arte dello stupro che la pittrice subì da Agostino Tassi, interpretando l’opera come un potente simbolo di rivalsa femminile.
La versione di Klimt: sensualità e fierezza femminile
Celebre è anche il dipinto di Gustav Klimt del 1901, noto come Giuditta I. Qui l’artista si concentra meno sull’atto violento e più sulla figura dell’eroina. Su uno sfondo dorato, tipico del suo stile, si staglia una Giuditta sensuale e fiera, con una veste che le lascia il seno scoperto. Tiene la testa di Oloferne quasi con noncuranza, in basso a destra, mentre il suo sguardo ammiccante e trionfante la trasforma in una perfetta incarnazione della femme fatale del Simbolismo.
Immagine copertina: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 29/08/2025
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