Guggenheim. La Collezione Thannhauser a Milano: da Van Gogh a Picasso

Guggenheim. La Collezione Thannhauser a Milano: da Van Gogh a Picasso

«First I dream my paintings, then I paint my dreams.» È l’efficace pensiero di Vincent Van Gogh a dare il benvenuto alla splendida mostra in corso al Palazzo Reale di Milano, dal 17 ottobre 2019 al 1 marzo 2020. Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni. Il motto del grande artista olandese accoglie nell’anticamera allestita al primo piano del monumentale palazzo meneghino, a mo’ di concisa introduzione a quel che sarà il percorso espositivo che ci si accinge ad intraprendere. Cinquanta opere della Collezione Thannhauser poi donate alla Fondazione Guggenheim di New York alla morte dell’ultimo superstite della famiglia tedesca, Justin, avvenuta nel 1976. Ad andare di pari passo con l’esposizione dei capolavori – si comincia con La donna con pappagallino e Natura morta: fiori di Pierre-Auguste Renoir con, nella stessa sala, Davanti allo specchio Donna con vestito a righe di Édouard Manet – è infatti la storia stessa dei Thannhauser, mercanti d’arte tedeschi di origini ebraiche.

Nel 1909 fu il padre di Justin, Heinrich Thannhauser, ad aprire la sua Moderne Galerie nel centro di Monaco. In quel giorno di novembre di ben 110 anni fa il collezionista capostipite dichiarò che la propria Galleria Moderna avrebbe avuto come primo interesse “tutto ciò che è nuovo, potente, diverso e moderno nella migliore accezione”. Aprì poi una seconda Galleria a Lucerna ed una terza a Berlino. Al suo fianco suo figlio Justin, mosso dallo stesso amore per l’arte e per i nuovi talenti su cui puntare. Il primo in assoluto, già nel 1908, fu proprio Vincent Van Gogh: Heinrich promosse infatti una delle prime mostre del pittore olandese in Germania, iniziativa che lo qualificò come un vero e proprio pioniere sia agli occhi dei collezionisti privati che alle istituzioni pubbliche nel paese.

È poi la volta di tre tele “bucoliche” di Georges Seurat (Contadine sedute nell’erba, Contadine al lavoro e Contadino con zappa, tutte dipinte tra 1882 e 1883) e di sei stupefacenti di Paul Cézanne, di cui due inconfondibili Nature morte ed un soggetto dal forte impatto estatico: Uomo a braccia conserte, datato 1899.

Tra le 263 opere esposte all’inaugurazione della nuova galleria berlinese nel 1927 spiccava Montagne a Saint-Rémy di Van Gogh. Dipinta nel luglio 1889 durante il ricovero dell’artista nell’ospedale cittadino, la tela evoca lo stato emotivo altalenante di Vincent tramite la forza dei colori, espressi in pennellate piuttosto spesse, evidenti, particolarmente vivaci. Il quadro, presente anche qui a Milano, è di una bellezza dirompente: una strada in parte piana con fiori fragili sul ciglio, un paesaggio più che contorto, un cielo azzurro ma non sereno. La cornice è nera, pesante, quasi a voler contenere quell’elemento incontenibile che dal quadro già promana. I due successivi ne sono una sorta di preambolo: Strada con sottopasso, del 1887, e Paesaggio con la neve, del 1888.

Non lontano dalla “Sala Van Gogh“, ma anzi da ritenersi un angolino della stessa, fa bella mostra di sé Haere Mai dell’amico/nemico Paul Gauguin, datato 1891 e di chiara ambientazione “esotica”, per quei tempi. Il titolo del quadro è presente in esso vergato dall’autore in basso a destra, ed in tahitiano significa “Vieni qui!”. Nel 1928, la galleria dei Thannhauser inaugurata a Berlino l’anno prima ospitò una prima grande retrospettiva sull’opera di Gauguin con circa 230 opere. Già nel 1910, la sede “storica” di Monaco gli aveva dedicato una personale con ventisei tele, tra cui Haere Mai. 

È sempre la Galleria di Monaco ad organizzare, nel 1913, una delle prime retrospettive dell’opera di Pablo Picasso in Germania: fu così che l’artista spagnolo e Justin Thannhauser, che curò la prefazione del catalogo, divennero amici, per poi rimanere tali a vita. A Milano sono esposte quattordici opere, volte ad esemplificare i vari “periodi” del pittore-sperimentatore: tra le tante, merita una menzione d’onore il precoce Moulin de la Galette, dipinto nel novembre 1900, durante il primo soggiorno parigino del giovane Pablo diciannovenne. Interessante anche l’eccentrica tela dal titolo Aragosta e Gatto, in realtà un regalo di matrimonio con tanto di dedica in rosso, in francese, in alto a sinistra, per l’amico Justin, che nel 1965 sposò in seconde nozze Hilde, dopo aver perduto la prima moglie cinque anni prima.

Nel frattempo gli ambienti espositivi si moltiplicano. In teche trasparenti poste al centro delle sale si possono ammirare tre deliziose sculture in bronzo di Edgar Degas nonché una Donna con granchio di Aristide Maillot. Ad integrare ed arricchire la memoria storica della famiglia Thannhauser anche alcuni “reperti d’epoca”, tra cui il biglietto da visita parigino, le foto delle dimore-museo coi quadri appesi ad ogni parete o i certificati di autenticità di alcune opere. All’inizio del ‘41, in piena Seconda Guerra Mondiale, i Thannhauser lasciano l’Europa per rifugiarsi a New York. Non mancano immagini del nuovo, esclusivo indirizzo in East 67th Street, che pian piano diventa un ricercato salotto culturale della città, frequentato dalle figure più eminenti dell’arte, del teatro, della musica e del cinema.

Il famoso Palazzo Ducale veneziano di Claude Monet, o i Giocatori e gli Artiglieri di Henri Rousseau non stonano nei pressi di Aiuola di Paul Klee, Mucca gialla di Franz Marc, Montagna blu di Vasily Kandinsky, Teiera su fondo giallo e due Nature morte di Georges BraqueLa città di Robert Delaunay o il bel Ritratto di giovane uomo di André Derain. Tutto contribuisce a creare un patrimonio sia artistico che storico senza eguali. Non poteva che essere Justin a istituire la Thannhauser Collection, che ufficialmente entrò a far parte del tesoro Guggenheim nel 1978 come donazione a suo nome, anche per rendere omaggio al padre Heinrich ed alla prima moglie Käthe. Firmando il lascito al grande museo statunitense, l’instancabile collezionista tedesco scrisse: “Spero venga apprezzato: è tutta la mia vita“.

Guggenheim. La collezione Thannhauser è a Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Milano, fino al 1° marzo. Se siete nei pressi della bela Madunina, non perdetevi per niente al mondo questa mostra/tributo! Ci penserà quel Van Gogh combattuto tra i suoi dipinti ed i suoi sogni a dare ad ognuno il suo più caloroso benvenuto.

 

Fonte immagine: palazzorealemilano.it

A proposito di Giulia Longo

Napolide di Napoli, Laurea in Filosofia "Federico II", PhD al "Søren Kierkegaard Research Centre" di Copenaghen. Traduttrice ed interprete danese/italiano. Amo scrivere e pensare (soprattutto in riva al mare); le mie passioni sono il cinema, l'arte e la filosofia. Abito tra Napoli e Copenaghen. Spazio dalla mafia alla poesia.

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