Hermann Nitsch era uno dei massimi esponenti dell’Azionismo Viennese. Artista molto discusso ma già presente nella storia dell’arte internazionale.
Hermann Nitsch, é una figura influente nel regno della performance art e del teatro d’avanguardia, conosciuto per il suo lavoro provocatorio e spesso controverso che intreccia elementi rituali con esperienze corporee. La sua opera è caratterizzata dall’esplorazione radicale di temi come la morte, il sacrificio e la trascendenza attraverso performance viscerali che spesso coinvolgono sangue e interiora di animali. Il lavoro di Nitsch sfida i confini tradizionali tra arte e vita, invitando il pubblico a confrontare le proprie percezioni dell’esistenza e della mortalità. Queste performance sono caratterizzate dalla loro natura immersiva, coinvolgendo il sovraccarico sensoriale attraverso il suono, il colore e la fisicità. Nitsch cerca di creare uno spazio trasformativo in cui gli spettatori possono impegnarsi con i propri istinti primordiali. Questo approccio solleva interrogativi significativi sul ruolo dell’arte nella società e sulla sua capacità di provocare risposte emotive. I contributi di Nitsch all’arte contemporanea sono stati accolti sia con consensi che critiche; tuttavia, il suo costante impegno nell’esplorare l’esperienza umana attraverso l’arte rimane innegabile. Il suo lavoro continua a ispirare discussioni sulle intersezioni tra performance art e filosofia, psicologia ed etica nel discorso contemporaneo. Non era un uomo che si lasciava ritrarre facilmente, anche perché non essendo più un ragazzino, aveva qualche problema di salute.
Molto discreto, schivo e solitario, talvolta poteva apparire per questo motivo come un personaggio scontroso ed introverso. Dopo averlo conosciuto però, ebbi modo di apprezzare la sua dolcezza e affabilità che veniva fuori poco alla volta, frequentandolo e conversando con lui. Per fotografarlo contattai il gallerista Giuseppe Morra, che conosco da anni e che gli ha dedicato uno splendido palazzo di sua proprietà, ex centrale elettrica, che ora porta il nome di “Museo Nitsch”, sito in vico Lungo Pontecorvo a Napoli. Viveva nel suo castello di Prinzendorf, a cinquanta chilometri da Vienna, e raramente veniva nella città partenopea, così, per ritrarlo, ho dovuto avere pazienza e attendere qualche settimana. L’incontro è avvenuto appunto nel Museo a lui dedicato, che ha un magnifico belvedere da dove si può ammirare tutta la città di Napoli; è proprio lì che ho fatto diversi scatti fotografici. Nitsch mi ha assecondato in tutto e si é mostrato molto incuriosito dal mio modo di fotografare. Solitamente sono molto veloce e, dopo qualche click, capisco di avere la foto giusta, ma con lui, approfittando della sua grande disponibilità e del tempo che mi dedicava, ho realizzato molte immagini con inquadrature diverse. In questa pagina ho deciso di pubblicare questa foto rettangolare che amo molto e che mi ricorda il padre degli dei nell’Olimpo, per la barba e quelle nuvole gonfie e barocche alle sue spalle. Anche la sua espressione e gli occhi immersi in pensieri lontani, gli danno un’aria immortale. Devo riconoscere che, senza dubbio, è stato un grande privilegio avere in posa avanti alla mia fotocamera un modello così illustre.
Augusto De Luca