I Dipinti di Leonardo Da Vinci: la ricerca della perfezione
Leonardo Da Vinci è stato senza ombra di dubbio uno dei geni più grandi della storia umana. Ampiamente conosciuto per la sua personalità poliedrica, per il suo talento geniale, e la capacità di spaziare in maniera unica in ogni campo del sapere. Una figura emblematica, affascinante e misteriosa che ancora oggi, a più di cinquecento anni dalla sua morte, continua ad avere uno charme magnetico.
Tra tutte le attività e le espressioni artistiche in cui Leonardo fu impegnato, la pittura occupò un ruolo fondamentale nella vita dell’artista fiorentino. Una compagna di vita, che lo accompagnò sempre durante tutti i suoi viaggi, in tutte le corti in cui abitò. Un amore tempestoso e impetuoso, che lo appagava e allo stesso tempo però lo lasciava insoddisfatto. Nonostante la prolungata attività, infatti, Leonardo di dipinti ne ha portati a termine veramente pochi, proprio a causa di una certa mania di perfezione che lo portava a essere estremamente lento e minuzioso nella stesura dei dipinti, i quali venivano rivisti e ritoccati centinaia di volte, e molto spesso lasciati incompiuti, proprio a causa dell’impossibilità di raggiungere degli ideali tanto alti.
“Il dipintore disputa e gareggia colla natura”
Quattro dipinti unici di Leonardo Da Vinci
Vergine delle Rocce (Maria col bambino, San Giovanni fanciullo e un angelo), 1483-84, Parigi, Louvre
Situata sul ciglio di un abisso, che divide l’osservatore dal dipinto, La Vergine delle Rocce ritrae il precoce incontro tra il bambin Gesù e Giovanni Battista, in un’ambientazione rocciosa, che sottolinea la solitudine e l’isolamento in cui la vicenda viene immersa. Alle spalle di Maria scorre un piccolo rivolo d’acqua, che metaforicamente rappresenta la sua purezza, che fa da palio con l’inaccessibilità della caverna di rocce, simbolo del corpo della Vergine. La figura di Maria domina la scena, in una disposizione piramidale, tanto cara a Leonardo, soprattutto per quanto riguarda le opere di soggetto religioso.
Le storie riguardo le controversie che si formarono intorno al quadro, e alla successiva realizzazione di una seconda versione, sono molteplici. Secondo alcune fonti si parla di un disguido riguardo i pagamenti, secondo altre il problema fu la mancanza di elementi iconici. Da qui deriverebbe l’aggiunta delle aureole e della croce. Infine, c’è chi come, lo studioso Luca Caricato, ritiene che il rifiuto da parte della confraternita che la commissionò, sia dovuto a un messaggio celato di Leonardo. Esaminando il quadro in maniera speculare, emerge secondo lo studioso, la figura di Asmodeo, il demone delle scienze proibite, rappresentante di un vero e proprio codice esoterico che in maniera profana simboleggia la vittoria della scienza sulla fede. Un quadro che ha suscitato divisioni, diatribe e speculazioni fin dalla sua nascita, circondato persino da un alone di mistero, ma che senza dubbio testimonia le più alte vette espressive leonardesche.
Ritratto di Ginevra de’ Benci, ca. 1478-80 , Washington, National Gallery of Art
Il ritratto di Ginevra de Benci è un’opera fondamentale nella carriera pittorica di Leonardo, in quanto è uno dei primi dipinti a soggetto laico, e che presenta dei veri e propri elementi di rottura con la bottega del Verrocchio, suo maestro, e con la tradizione della ritrattistica muliebre dell’Italia centrale. La giovane donna è ritratta di trequarti e non di profilo, inoltre il soggetto è molto ravvicinato, alla maniera fiamminga. Lo spazio è raccolto e adornato da elementi caratteristici legati alla figura della giovane donna. Alle spalle di Ginevra vi è un cespuglio di ginepro, infatti, il quale simboleggia la purezza e la virtù femminile e inoltre richiama al nome della protagonista. Oltre a essere un capolavoro artistico, la tela porta con sé un messaggio rivoluzionario per l’epoca, Ginevra de Benci non è ritratta, come da tradizione alla maniera delle spose, ma come una vera e propria intellettuale, dotata di dignità propria, di spessore ed espressività unici.
Ritratto di Cecilia Gallerani , 1489-90, Cracovia, Muzeum Nardowe
Tra i dipinti di Leonardo Da Vinci, il ritratto di Cecilia Gallerani, noto ai più come “La dama con l’ermellino”, è sicuramente uno dei più celebri. Ciò che sicuramente cattura l’occhio dell’osservatore oltre all’incredibile bellezza pittorica dell’opera, è la personalizzazione del soggetto, sia nei dettagli stilistici, nel modo di vestire e nell’atteggiamento, il quale restituisce un vero e proprio realismo spaziale grazie all’incredibile dinamicità plastica che ossessionava Leonardo. Ancora una volta il pittore fiorentino si distacca dall’iconografia plastica, conferendo all’immagine di Cecilia un incredibile senso di movimento. La giovane donna, e anche l’ermellino, sembrano girarsi in direzioni di qualcosa, come se fossero stati chiamati. Dalla sinistra della dama proviene anche la luce che ne illumina il grazioso volto. L’ermellino rientra nella pratica tipica di Da Vinci della personalizzazione dello spazio e dell’immagine attraverso l’utilizzo di elementi correlati alla figura protagonista del dipinto. In greco, infatti, “galeè” vuol dire ermellino, testimoniando così un legame tra l’animale, simbolo di purezza, e il nome della Gallerani.
Salvator Mundi , dopo il 1507, Louvre Abu Dhabi
Il Salvator Mundi è sicuramente uno dei dipinti di Leonardo più misteriosi, sia per la sua attribuzione, la sua composizione che per la sua genesi, le quali risultano ancora abbastanza lacunose. Persino le analisi scientifiche, portate avanti finora, non hanno permesso di trovare disegni preparatori soggiacenti. Proprio a causa della mancanza di notizie certe, l’immancabile alone di mistero che circonda sempre la figura di Leonardo, si è trasmesso anche alla sua creazione, alimentando numerose teorie, molte anche cospiratorie ed esoteriche, riguardanti i tratti estremamente androgini del Cristo, alcuni elementi alchemici presenti come la sfera di cristallo, entrambi portatori di messaggi nascosti.
Se da un lato quest’opera presenta dei dettagli finemente elaborati, tipici dell’artista fiorentino, dall’altro però vi sono anche elementi che stonano con le capacità leonardesche espresse in dipinti precedenti. Concentrandosi sulle fonti certe, e su quello che i fatti reali ci propongono, la genesi misteriosa dell’opera e la sua imperfezione stilistica si potrebbero spiegare con le teorie dello studioso Ludwig Heidenreich, secondo le quali il Salvator Mundi rientrerebbe tra le opere prodotte in serie dalla bottega di Leonardo, ispirata da un suo cartone preparatorio, o che nacque addirittura dalla partecipazione del maestro stesso. Questo giustificherebbe anche la presenza diffusa dei suoi moltissimi simili. Inoltre lo studioso tedesco ha notato numerose analogie con Il Salvator Mundi di Melozzo, il quale potrebbe aver ispirato Leonardo. Permettendo così di ipotizzare anche una finestra cronologica entro il quale l’opera è stata prodotta.
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