I verbi benefattivi in giapponese sono una struttura grammaticale fondamentale per esprimere azioni compiute a vantaggio di qualcuno. Padroneggiarli è essenziale per parlare in modo naturale, poiché dietro il loro uso c’è un’idea positiva implicita che permea molte conversazioni quotidiane.
Grammaticalmente parlando, i verbi benefattivi sono in realtà strutture ausiliari; si creano unendo un verbo qualsiasi, coniugato nella sua forma in -te, a uno dei seguenti ausiliari: あげる ageru, くれる kureru, o もらう morau, e le loro rispettive varianti.
Se si dovessero fare degli esempi con il verbo 作る (tsukuru, fare/cucinare):
作る: cucinare –> 作ってあげる: cucino facendo un favore (a qualcuno)
食べる: mangiare –> 食べてあげる: mangio facendo un favore (a qualcuno)
洗う: lavare –> 洗ってあげる: lavo facendo un favore (a qualcuno)
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L’importanza di uchi e soto nei verbi benefattivi in giapponese
Prima di capire come usare nel concreto i verbi benefattivi, è importante capire i concetti culturali di uchi e soto nella società giapponese. Questa distinzione è fondamentale perché i verbi benefattivi si usano diversamente in base al rapporto che c’è tra chi fa il favore e chi lo riceve.
Uchi (内, dentro) è tutto ciò che, dal punto di vista di chi parla, è il proprio gruppo di appartenenza: la famiglia, gli amici stretti, i colleghi della propria squadra.
Soto (外, fuori) è tutto ciò che è esterno al proprio gruppo: sconosciuti, persone di altre aziende, o anche superiori gerarchici.
Se qualcuno di esterno (soto) fa un favore a qualcuno del mio gruppo (uchi), si dovrà usare un certo verbo. Se invece qualcuno del mio gruppo (uchi) fa un’azione favorevole verso qualcuno di esterno (soto), si dovrà usare un altro verbo benefattivo. Sembra un concetto complesso, ma diventa semplice una volta compresi i significati intrinsechi dei tre verbi principali.
Come usare i verbi benefattivi in giapponese: ageru, kureru e morau
La scelta del verbo corretto dipende sempre dalla prospettiva e dalla direzione dell’azione di “dare” o “ricevere” il favore.
Verbo | Direzione del favore |
---|---|
-te ageru | Dall’interno verso l’esterno (da “uchi” a “soto”). Movimento centrifugo. |
-te kureru | Dall’esterno verso l’interno (da “soto” a “uchi”). Movimento centripeto. |
-te morau | Indica la ricezione di un favore. Il focus è su chi riceve, non su chi dà. |
Ageru あげる
Ageru significa “dare” dall’interno (uchi) all’esterno (soto). È usato sempre dal punto di vista di chi dà. Il movimento che disegna ageru è “centrifugo”. Si usa quando: io (o un membro del mio gruppo) faccio un favore a qualcuno esterno; oppure quando una persona esterna fa un favore a un’altra persona, anch’essa esterna.
Esempio: ママに花をあげたいね (Mama ni hana wo agetai ne) → (Io) voglio dare i fiori a mamma.
Da questo concetto, usiamo あげる con valore benefattivo. Il significato diventa “fare un’azione e darla a qualcuno”, con l’implicazione di fare un piacere. Prendiamo la frase: “Ho fatto una torta (per il mio boss)”. Dire semplicemente ケーキを作った (keki wo tsukutta) è grammaticalmente corretto, ma per sottolineare il “favore” si usa la forma benefattiva. Il verbo necessario è ageru perché l’azione parte da me (uchi) e va verso il boss (soto per via della gerarchia).
Frase più naturale: ケーキを作ってあげた (keki wo tsukutte ageta)
Kureru くれる
Kureru significa “dare” come ageru, ma il punto di vista è opposto. Indica dare dall’esterno verso l’interno (verso chi parla o il suo gruppo). Kureru ha un movimento “centripeto”. Si usa quando: qualcuno esterno (soto) dà qualcosa a me o al mio gruppo (uchi). È un errore comune usare `ageru` quando qualcuno fa un favore *a noi*; la scelta corretta è sempre `kureru`.
Esempio: マルコがママに花をくれました (Maruko ga mama ni hana wo kuremashita) → Marco ha dato dei fiori a mamma (che è mio uchi).
Se si vuole sottolineare il beneficio ricevuto, si usa la struttura benefattiva. La frase “Marco ha comprato dei fiori a mamma” diventa più naturale così: マルコがママに花を買ってくれた (Maruko ga mama ni hana wo katte kureta). Il verbo kureru indica che anch’io ho tratto piacere dall’azione di Marco.
Altro esempio: 友達になってくれない? (tomodachi ni natte kurenai?) → Vuoi farmi il favore di diventare mio amico?
Morau もらう
Morau significa “ricevere”. Non ha una direzione specifica come gli altri, ma pone il focus su chi riceve il favore. Si deve fare attenzione alle particelle: chi compie l’azione (chi fa il favore) è marcato dalla particella NI. Si usa quando si vuole sottolineare che si è ricevuto un’azione benefica da qualcun altro.
Frase semplice: 時間がなかったから、母が宿題をした (Jikan ga nakatta kara, haha ga shukudai wo shita) → Dato che non avevo tempo, mamma ha fatto i compiti.
Frase benefattiva: 時間がなかったから、母に宿題をしてもらった (Jikan ga nakatta kara, haha ni shukudai wo shite moratta) → Dato che non avevo tempo, ho ricevuto da mia mamma il favore di farmi i compiti.
In questo caso, io ho “ricevuto” il favore. Come nella struttura non benefattiva ”morau” richiedeva la particella NI per l’agente, anche qui avviene lo stesso: “mamma” (母) è seguita dalla particella NI.
Varianti formali dei verbi benefattivi giapponesi
I verbi di dare e ricevere hanno anche varianti formali (敬語, keigo) da usare quando ci si rivolge a superiori o inferiori. La lingua giapponese compie grandi distinzioni tra lingua formale e informale.
- La forma onorifica di AGERU è: さしあげる sashiageru (dare a un superiore).
- Se la persona a cui si dà è un inferiore (o un animale/pianta), si usa やる yaru.
- La forma onorifica di KURERU è: くださる kudasaru (un superiore dà a me/al mio gruppo).
- La forma umile di MORAU è いただく itadaku (ricevere da un superiore).
Per usare bene queste forme è fondamentale comprendere la logica dietro i verbi umili e onorifici.
Esempi con AGERU (dare):
弟に本をやった。Ho dato un libro a mio fratello piccolo.
友子に本をあげた。Ho dato un libro a Tomoko.
先生に本をさしあげた。Ho dato un libro al professore.
Esempi con KURERU (dare a me):
友子は私に本をくれた。 Tomoko mi ha dato un libro.
先生は私に本をくださった。Il professore mi ha dato un libro.
Esempi con MORAU (ricevere):
私は友子に本をもらった。Ho ricevuto un libro da Tomoko.
私は先生に本をいただいた。 Ho ricevuto un libro dal professore. (Forma umile)
Ora basta unire queste forme con altri verbi alla forma in -te per ottenere la forma benefattiva in linguaggio formale.
Vediamo le due versioni della frase “farsi insegnare (e ricevere questo beneficio)”:
Versione colloquiale: 教えてもらった oshietemoratta
Versione formale (ricevendo da un superiore): 教えて頂いた oshieteitadaita
Fonte Immagini: Pixabay
Articolo aggiornato il: 13/09/2025