Il Cammino di Santiago: intervista a Silvana Di Liberto

Cammino di Santiago

Il Cammino di Santiago (a modo mio) è un testo scritto da Silvana Di Liberto, cantante e danzatrice siciliana.

A partire dal suo libro, abbiamo intervistato l’autrice.

Il Cammino di Santiago (a modo mio): intervista a Silvana Di Liberto

Silvana, come e quando nasce il testo? Come e quando si è fatta strada la volontà – e il bisogno – di intraprendere il Cammino di Santiago?

Prima di tutto, voglio ringraziare il vostro giornale, “Eroica Fenice” di Napoli, per avermi concesso questa intervista. Il mio libro ‘speciale’ ha spalancato una finestra sul mondo, permettendomi di entrare in contatto con persone da ogni angolo del pianeta – un volo davvero magico. Il testo ha visto la luce l’anno scorso, inizialmente pubblicato in spagnolo e successivamente tradotto in italiano e in francese. La sua gestazione è avvenuta durante il Covid-19, quando noi artisti ci siamo ritrovati con tutto il tempo a disposizione. In quei mesi difficili, ho riscoperto una passione che avevo lasciato da parte: la scrittura. Frugando in una vecchia scatola dei ricordi, mi sono imbattuta nel mio taccuino del Cammino di Santiago. Sfogliandolo, un’ondata di emozioni mi ha travolta e, con l’incoraggiamento del mio compagno francese, ho deciso di trasformare quei ricordi in parole scritte. L’idea di intraprendere questo Cammino in particolare è nata per caso, mentre mi esibivo su una nave con pochi passeggeri, quasi vent’anni fa. È lì che ho incontrato una donna eccezionale, colma di cultura, con la quale ho subito condiviso l’interesse per la musica e per la lingua francese. Dopo tre settimane di intensa connessione, prima di salutarci, mi ha confessato il suo progetto di percorrere il Cammino francese in solitaria perché i suoi nonni erano originari di quella zona. Questa rivelazione, unita a un’affinità sincera, mi ha spinta ad accettare il suo invito ad unirmi a lei in questa avventura di 800 chilometri a piedi. Non ho esitato un istante, impaziente di vivere un altro tassello della mia vita.

Quali sono state le tappe del viaggio che hanno avuto una maggiore influenza sulle sue percezioni e sulle sue emozioni?

Le fasi del mio viaggio che hanno influenzato le mie percezioni e idee sono state molteplici e variegate. Ogni giorno, ogni passo avanti e ogni incontro che trasformava estranei in familiari mi hanno aperta agli insegnamenti preziosi dell’ascolto reciproco e della condivisione emotiva. Questo cammino mi ha posto di fronte sia al lato oscuro che a quello luminoso della mia personalità, spingendomi a superare i miei limiti e ad osservare tutto con maggiore attenzione e curiosità. La donna che mi ha accompagnato ha giocato un ruolo cruciale: la sua saggezza e la capacità di svelare i misteri del mondo mi hanno illuminata, mostrandomi come affrontare le varie ‘porte’ del destino. La sua guida è stata molto più di quella di un semplice guru spirituale; si è rivelata una fonte inesauribile di ispirazione. Senza il suo sorriso contagioso e la sua forza di volontà incrollabile, non ce l’avrei fatta. Alcune tappe in particolare hanno lasciato un segno indelebile su di me. L’arrivo a Roncisvalle mi ha fatto sentire parte di una tradizione millenaria, infondendomi un senso di appartenenza e continuità storica. Il villaggio di San Juan de Ortega, con il suo complesso mistico, mi ha regalato una giornata inaspettata di riflessione spirituale, un’occasione per raccogliere i miei pensieri. Attraversare la Meseta è stata una sfida sia fisica che mentale. I suoi paesaggi sterminati e solitari mi hanno dato l’impressione di un infinito che non sembrava mai giungere al termine. Queste battaglie esterne sono state una forma di meditazione in movimento, affrontando circostanze che hanno messo alla prova la mia resistenza al clima, il mio confronto con cani randagi, la sopportazione del sudore e la mia determinazione, contribuendo a rafforzare la mia interiorità; è stato un modo eccellente per allenare mente e corpo simultaneamente, offrendomi anche l’opportunità di raggiungere la tranquillità attraverso l’azione e l’auto-superamento. La conclusione del cammino presso la cattedrale di Santiago di Compostela non rappresenta solo il culmine di un lungo viaggio, ma segna anche l’inizio di un nuovo capitolo. Questo luogo sacro simboleggia il raggiungimento di un obiettivo personale, ma anche un punto di partenza per un continuo sviluppo spirituale. Nel mio libro, ho cercato di trasmettere la profonda gioia e la profonda gratitudine che ho provato, nonostante la difficoltà nel rendere appieno questi sentimenti. Ho invitato il lettore a condividere con me la scoperta di un mondo di amore, pace e altruismo, vivendo ogni stadio del cammino in tutte le sue sfaccettature. Tutte queste esperienze mi hanno donato la consapevolezza necessaria per comprendere i segreti di questo universo, percependo tutto in termini di energia, frequenza e vibrazione, come li definiva Nikola Tesla. Ogni esperienza vissuta ha contribuito a plasmare la persona che sono oggi. Senza questo processo e senza l’incontro con le persone giuste, non mi sarei mai risvegliata.

Il Cammino di Santiago (a modo mio) «non è solo una guida pratica per affrontare il cammino; è un racconto che intreccia aneddoti intimi, leggende locali, sfide superate e incontri memorabili con altri pellegrini»: cosa può dire, ai nostri lettori, di questa esperienza?

Ogni lungo tragitto, sia solitario che accompagnato, va molto oltre una semplice passeggiata. Credo che sia un cammino che apra la mente in ogni direzione, se si è pronti ad accogliere le sue lezioni. Ho conosciuto individui per i quali viaggiare era una competizione, un modo per dimostrare superiorità fisica o per affermare la propria capacità nonostante l’età. Tuttavia, lo spirito autentico del viaggio va ben oltre questo: è un trampolino che consente di lasciare alle spalle tutto ciò che si conosce e, al ritorno, di estrarre dallo zaino solo ciò che è positivo o negativo. Il Cammino di Santiago intreccia storie personali intense con antiche leggende, opere d’arte monumentali, paesaggi infiniti, borghi pittoreschi, incontri memorabili con altri pellegrini e residenti locali, e soprattutto, un’abbondanza di buona gastronomia che rende felici stomaci come il mio e animi affamati! Ogni singola tappa delle 38 marce che abbiamo percorso a piedi, e la 39a, in cui abbiamo noleggiato una macchina per raggiungere Finisterre, mi ha insegnato le lezioni più belle della vita: l’umiltà di fronte all’infinito, l’autentica riconoscenza per ogni istante, la scoperta della bellezza nella semplicità, la profondità contro la superficialità e la rivelazione che portare con sé solo l’essenziale significa liberarsi dai pesi superflui per concentrarsi sulle cose che veramente contano, così come donare senza aspettarsi nulla in cambio. Ho imparato anche a non etichettare le persone, a vedere oltre le apparenze e ad apprezzare ogni confronto per ciò che è, perché le mentalità variano da una persona all’altra. Non è uguale per un cinese o uno spagnolo… è tutta un’altra musica. Consiglio vivamente questa esperienza a chiunque desideri sondare se stesso e il mondo in modo intimo e significativo. Il Cammino di Santiago è un’opportunità unica per farsi delle domande sulla nostra esistenza, scomporsi a pezzi e scoprire nuovi aspetti della propria identità e del proprio spirito. Ho cercato di creare uno specchio dove ognuno possa guardarsi e identificarsi, piantando dei semi di pensiero dove il lettore è libero di comprendere o meno.

Cosa rappresenta, per lei, in senso tanto fisico quanto spirituale, il cammino di Santiago?

Il Cammino di Santiago è stato estenuante fisicamente. Ogni giorno raggiungere le mete, cercare un ostello e visitare i monumenti è stato un vero test, specialmente per me, la più piccola di una famiglia numerosa, abituata a avere sempre tutto. Tuttavia, ne è assolutamente valsa la pena. Ricordo anche che non avevamo a disposizione la tecnologia come oggi. Almeno una volta nella vita, credo sia importante uscire dalla propria zona di comfort quotidiana. Ho vissuto momenti in cui la stanchezza era così intensa che a malapena riuscivo a parlare o cantare (a volte), nonostante cercassi di mantenere il contatto e animare gli altri pellegrini. In una tappa, ho anche rischiato seriamente la vita, un’esperienza che mi ha insegnato quanto sia importante la resilienza e la consapevolezza della nostra mortalità. Spiritualmente, il Cammino mi ha profondamente toccata, aprendo gli occhi su verità che prima ignoravo. Pensavo di essere aperta al mondo, ma ho scoperto di essere chiusa come un riccio, evitando di affrontare la realtà. Il Cammino mi ha costretto a interrogarmi quotidianamente, a confrontare i miei timori, ad accettare le mie fragilità e a coltivare pazienza, una virtù essenziale per una persona naturalmente agitata come me. Mi ha anche riconnesso con la natura in modi che non credevo possibili. In definitiva, il Cammino di Santiago è stato rivoluzionario, portandomi ad un equilibrio interiore che ha radicalmente trasformato la mia percezione della vita. Mi ha fatto comprendere che in questo mondo non esistono né un presente né un futuro definiti, ma che ogni giorno va vissuto intensamente, come se fosse l’ultimo, perché in fondo lo è. Se volete leggere la mia esperienza, potete trovarla su Amazon (qui il collegamento) con la sicurezza dell’acquisto.

Si definisce una viaggiatrice che cammina senza mete precise: ci sono, però, itinerari che vorrebbe seguire, luoghi che vorrebbe percorrere nel prossimo futuro?

Mi definisco una camminatrice appassionata che ama immergersi nella natura e sentirsi parte di essa. Per me, camminare non è solo un modo per spostarsi fisicamente, ma anche un mezzo per riflettere su tutto ciò che accade intorno e dentro di me. Sebbene abbia tracciato delle mete e dei luoghi che desidero esplorare nel prossimo futuro, credo fermamente nell’importanza di lasciarmi guidare dal cammino stesso, analogamente alla vita. La bellezza del viaggio risiede nelle sorprese inaspettate che il percorso offre. La mia esistenza è arricchita da rituali semplici ma significativi: lunghe camminate, yoga, lettura assidua, pedalate in bicicletta, note di musica classica e cura consapevole del mio corpo. Questi elementi costituiscono una dimensione che pochi abbracciano pienamente, e ciò è un vero peccato. Guardando al futuro, sogno di percorrere di nuovo un sentiero che ho già attraversato in macchina, questa volta in compagnia di un caro amico che ora non c’è più. È un modo per onorare il passato e integrarlo nel presente, lasciandomi guidare dal sincronismo e dall’accettazione delle esperienze che arricchiscono la mia vita di viaggiatrice e di essere umano. So che questo momento arriverà nel tempo opportuno.

Ringraziando Silvana Di Liberto, ricordiamo il collegamento ipertestuale al suo sito personale:

https://sites.google.com/view/silvanadilibertoitalia/home-page

Fonte immagine in evidenza: Silvana Di Liberto

A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Contatti: [email protected] [email protected]

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