Il cavallo Sleipnir e il dio Odino, la loro storia

Il cavallo Sleipnir e il dio Odino

Una delle figure più importanti della mitologia norrena è sicuramente Odino.
Dio della poesia, della saggezza, della guerra e della magia, si tratta probabilmente della divinità principale del pantheon nordico, del protagonista indiscusso al quale ruotano tutti i miti e le leggende del mondo germanico. 


Sleipnir, il cavallo del dio Odino

Al dio Odino, di fatto, sono legate un’ampia serie di storie che veicolano una sequela vastissima di simboli e di personaggi, che esistono proprio in relazione a questa divinità. A questo proposito, tra i seguaci di Odino ritroviamo anche diversi animali, come corvi, lupi e il suo cavallo, Sleipnir, la cui descrizione nelle fonti scandinave suscita da subito la nostra attenzione. La presenza del cavallo Sleipnir è attestata in molte fonti, sia nell’Edda poetica che nell’Edda in prosa, ma anche nella Saga di Hervör e nella Gesta Danorum.

Sleipnir è descritto come un cavallo dal manto grigio, dotato di otto zampe che lo rendono in grado di attraversare tutti e nove i mondi di cui si compone l’universo nell’immaginario germanico. Dalla base della informazioni contenute nella Vǫluspá, il primo carme dell’Edda poetica, lo storico Snorri Sturluson ci racconta della nascita del cavallo Sleipnir. Secondo il mito, un costruttore promise agli dei di costruire, nell’arco di diciotto mesi, un grande muro capace di difendere le divinità dai loro naturali nemici, ovverosia i giganti. Il costruttore chiese in cambio del suo lavoro tre cose: il Sole, la Luna e la dea Freya. La scadenza del patto era fissata per l’estate, ma già quando mancavano solamente tre giorni apparve chiaro agli dei che il costruttore era stato in grado di terminare il proprio lavoro, anche grazie all’aiuto del proprio cavallo, Svaðilfœri.

Le premesse per la nascita del cavallo Sleipnir si vengono a creare quando gli dei capirono che era ora di escogitare un piano per non essere costretti a cedere la dea Freya. Essi delegarono dunque al dio Loki, colui che aveva spinto per accettare il patto, il compito di trovare una soluzione per non perdere la sfida. A quel punto Loki escogitò un piano quantomai singolare: il dio dell’inganno decise di trasformarsi in una cavalla e, in queste sembianze sedusse Svaðilfœri, il quale, infatuatosi della giumenta, la seguì per un giorno e una notte lasciando perdere il lavoro affidatogli dal costruttore. 

Cosa accadde tra Loki e Svaðilfœri?

Ebbene, in seguito all’unione che era avvenuta tra i due, Loki partorì un puledro a otto zampe chiamato Sleipnir, che diventò proprio il cavallo del dio Odino dopo che Loki glielo ebbe ceduto in dono.  Quando il costruttore ebbe chiaro che non sarebbe stato in grado di terminare il muro, fu travolto da una collera tale che diede di matto, rivelando così di essere egli stesso un gigante sotto mentite spoglie. A quel punto Thor, il dio del tuono, naturale nemico del giganti secondo la mitologia norrena, lo combatté fino ad ucciderlo, rompendogli il cranio grazie al suo martello, Mjöllnir

Fonte immagine: Wikipedia

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