Il dio Ade: la divinità del regno degli Inferi

Il dio Ade: la divinità del regno degli Inferi

Una figura che compie il suo dovere al massimo delle sue capacità e che, grazie alla sua storia, ha ispirato il concetto giudaico-cristiano dell’Inferno: tutto questo è il dio Ade.

Il dio Ade: un volto, diversi modi di considerarlo

Il dio Ade è stato definito da Omero “indomabile”, un aggettivo che enfatizza il suo ruolo di custode dell’ordine nel regno dei morti: un modo di considerare il dio Ade che lo rendeva temibile agli occhi del resto del mondo. Inoltre, in lingua greca, la parola Ade significa “invisibile” ed infatti il suo regno, che prende il suo stesso nome, ossia l’Ade, era un regno perennemente avvolto nell’oscurità e nelle tenebre e Ade stesso usciva raramente da lì. È possibile che l’associazione all’invisibilità sia dovuta anche al suo famoso elmo: durante la Titanomachia, infatti, i ciclopi gli avevano destinato un elmo capace di donargli l’invisibilità ogni volta che lo indossava.
Uno degli aspetti più interessanti da considerare è che, il dio Ade, non possedeva solo questo suo lato oscuro perché era anche conosciuto ed apprezzato, oltre che temuto, per la sua benevolenza. Per i romani, infatti, il dio Ade era conosciuto come Plutone che significa “dispensatore di ricchezza” ed era spesso rappresentato con una cornucopia in mano, simbolo della fortuna e dell’abbondanza. Questo è dovuto al fatto che, dimorando sottoterra, era considerato una divinità benefica che donava ricchezza e fertilità alla terra favorendo il lavoro dei campi e permettendo la crescita della vegetazione e dei metalli preziosi nascosti nelle viscere della terra. Una figura, quella del dio Ade, capace di farsi rispettare tanto nelle vesti dell’indomabile, quanto in quelle dell’illustre e benevolo: un personaggio ambiguo che è simbolo della netta contrapposizione tra l’oscurità che regnava sulla morte e la speranza dell’abbondanza.

I miti che riguardano il dio Ade

Contrariamente a molti altri personaggi della mitologia greca, il dio Ade è protagonista di poche storie in quanto occupato a svolgere diligentemente il ruolo di sovrano e padrone degli inferi. I miti più famosi che lo riguardano e lo vedono protagonista sono essenzialmente due: la Titanomachia e “L’Inno a Demetra”.

La Titanomachia                                                                                                                                                       

Il poeta Esiodo nella “Teogonia” racconta della Titanomachia, ossia la lotta che Zeus e gli altri dèi dell’Olimpo, dovettero combattere contro i Titani per la conquista del trono celeste: Ade, Zeus, Poseidone, Demetra, Era ed Estia erano figli dei titani Crono e Rea. Il padre Crono, per paura che i figli lo spodestassero, li ingoiava alla nascita, fino a quando, l’ultimo genito Zeus non venne salvato di nascosto dalla madre che ingannò il marito facendogli mangiare un macigno avvolto nelle fasce al posto del piccolo. Fu così che Zeus, una volta cresciuto, lontano dal padre, riuscì attraverso uno stratagemma a salvare i suoi fratelli costringendo il padre a risputarli tutti e questi uscirono fuori illesi e ormai già adulti. È a questo punto che ebbe inizio la Titanomachia a cui presero parte anche Titani e Giganti da una parte e dall’altra, Zeus e i suoi fratelli aiutati dai Ciclopi e dai Ecatonchiri, enormi mostri dalle cento braccia. La guerra durò ben dieci lunghi anni finché Zeus e i suoi fratelli non riuscirono finalmente a sconfiggere i Titani rinchiudendoli nel Tartaro al centro della Terra. Ed è proprio durante questo lungo conflitto che il dio Ade ricevette in dono il noto elmo dell’invisibilità dai Ciclopi: grazie a quell’elmo riuscì ad introdursi, in segreto, nella dimora di Crono per rubargli le armi e mentre Poseidone minacciava il padre disarmato con il tridente, Zeus riuscì a colpirlo con i fulmini. Con la vittoria della guerra avvenne la spartizione del creato tra i fratelli: Zeus ricevette il cielo, Poseidone i mari e Ade il regno degli inferi e la sovranità sul mondo dei morti.

L’Inno a Demetra

Omero, nella sua opera “Inno a Demetra”, riprende e approfondisce la storia del mito che vede protagonista il dio Ade. Mentre la bella Persefone è con le sue amiche, le Ninfe figlie di Oceano, in giro per i prati a raccogliere fiori ed era intenta a raccogliere un narciso, la terra si aprì e vi apparve il dio Ade sul suo carro tirato da neri cavalli, che la afferrò portandola con sé negli inferi per sposarla. La madre Demetra, accortasi del rapimento della sua adorata figlia, vagò disperata per nove giorni e nove notti alla sua ricerca e, allo scoccare del decimo giorno, finalmente scoprì la verità riguardo le sorti di Persefone. A quel punto, colta dalla disperazione e dalla sofferenza rifiutò di parlare e di mangiare e il suo dolore ricadde anche sugli uomini e sulla terra: Demetra, era la dea della natura e dei raccolti e a causa del suo dolore la terra smise di produrre, divenne incolta, provocando un inverno eterno. È proprio a quel punto che Zeus decise di subentrare per placare l’ira e la sofferenza di Demetra in modo da ristabilire l’ordine naturale. Nel frattempo, però, il dio Ade, aveva fatto mangiare a Persefone un chicco di melagrana e, secondo le leggi mitologiche, chiunque si cibasse del cibo dei morti, non aveva più alcuna possibilità di tornare con i vivi: così Persefone divenne la regina e divinità degli inferi. Fu così che Zeus decise che, pur restando regina e compagna del dio Ade, Persefone avrebbe dovuto trascorrere parte dell’anno sulla terra per vivere con sua madre: durante la primavera Persefone tornava presso la madre e all’arrivo dell’autunno scendeva nell’Oltretomba per stare con il marito. Nacque così l’inverno di quattro mesi.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia.

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