Il fenomeno dell’oblio: cosa c’è da sapere

Il fenomeno dell'oblio: cosa c'è da sapere

Ti è mai capitato di non ricordare un nome, una città, un numero di telefono oppure gergalmente dire di averlo sulla “punta della lingua”? Bene, questo accade perché il rapporto tra la memoria e il fenomeno dell’oblio è intrinseco, e  “dimenticare” è una caratteristica della memoria umana.
In psicologia il fenomeno naturale che porta alla dimenticanza parziale o totale dei ricordi è nominato oblio.

Ma perché a distanza di tempo molti ricordi, o informazioni acquisite scompaiono?

Prima di spiegare ciò, è bene capire che la memoria inizia la sua funzione di consolidamento ore o giorni dopo nell’ippocampo, dove migliaia di sinapsi trasportano le informazioni da neurone a neurone tramite neurotrasmettitori.

Questo continuo scambio di input e output tra i neuroni si traduce nel recupero di tracce di memoria e stabilizza i ricordi appresi nell’ippocampo e nella corteccia cerebrale.

Ma perché dimenticare le tracce dopo averle unite? E quali sono le quattro teorie che mettono a fuoco casi diversi in cui si manifesta il fenomeno dell’oblio?

  1. TEORIA DEL DECADIMENTO: i ricordi decadono se non vengono richiamati all’attenzione. Il decadimento riguarda sia la memoria a lungo termine e quella a breve termine.
  2. TEORIA DELL’INTERFERENZA O INIBIZIONE: l’oblio è soggetto ad alcune informazioni che portano ad una difficile memorizzazione dei dati.
    Vi sono due tipi di interferenze: retroattiva quando si ha difficoltà nel ricordare un informazione passata qualora venga sostituita con una nuova (es. sarà difficile ricordare la vecchia sigla di un programma televisivo se per un certo periodo di tempo si ascolta quella nuova); invece l’interferenza proattiva avviene quando le informazioni precedenti sono così radicate nella memoria che non permettono il ricordo di nuove informazioni (es. la difficoltà che si prova nel provare a sostituire un informazione sbagliata con quella corretta).
  3. LA TEORIA DELLA PERDITA DELLA VIA DI RECUPERO è un’altra teoria che mette a fuoco il fenomeno dell’oblio, secondo la quale una data informazione non è perduta, ma è difficile da ricordare (es. riconosciamo una persona ma non ricordiamo il suo nome);
  4. LA TEORIA DELLA RIMOZIONE: secondo la quale l’oblio è il risultato del graduale indebolimento dell’accumulo di memoria, è il risultato di un processo difensivo di rimozione contro l’emergere di contenuti di memoria indesiderati (es. il dimenticare di una pessima figura).

    Ma il fenomeno dell’oblio e dell’amnesia sono la stessa cosa?
    La principale differenza tra oblio ed amnesia è che per quanto riguarda il primo analizzato, si tratta di un fenomeno duraturo, invece l’amnesia è temporanea.

    Le cause dell’amnesia possono essere molteplici:

    amnesia organica avviene a causa di un trauma che danneggia un’area del cervello (ippocampo) si hanno difficoltà a ricordare eventi prima del trauma (amnesia retrograda) o ossessione per eventi dopo il trauma;

    l’amnesia infantile maschera episodi di attività sessuale infantile, ma ci sono anche successive amnesie, come l’amnesia isterica. Questo è un sintomo nevrotico che fa dimenticare al soggetto cose che non vuole ricordare;

    infine vi è l’amnesia senile la quale è in relazione all’età. Nel corso del tempo molte informazioni è come se decadessero, scomparissero dalla memoria del cervello.

Fonte immagine: Pixabay

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