Il mandolino napoletano, storia di un’icona

Il mandolino napoletano, storia di un'icona

Tra gli strumenti musicali caratterizzati da quattro corde doppie, appartenenti al genere dei cordofoni, vi è il famoso mandolino napoletano.

Qual è la sua origine? L’origine del mandolino pare risalire alla prima metà del XVII secolo, ma solo verso la metà del Settecento sono stati prodotti i primi mandolini di stampo napoletano grazie ai Vinaccia, un’antica famiglia di celebri liutai di Napoli. Questi mandolini posseggono delle filettature di avorio e di madreperla lungo tutto il manico. Si deve, difatti, proprio alla famiglia dei Vinaccia l’applicazione delle corde di acciaio in sostituzione di quelle di ottone, nel primo Ottocento.

Per di più, il repertorio musicale che riguarda il mandolino napoletano è illimitato, vale a dire che ogni tipo di musica si adatta facilmente allo strumento. È, inoltre, possibile utilizzare anche il repertorio violinistico, dal momento che il mandolino possiede le stesse caratteristiche del violino. Pur essendo uno strumento popolare, esso venne utilizzato anche nella musica colta e nell’opera lirica. A proposito di ciò, proprio il magnifico Antonio Vivaldi compose un concerto per mandolino, ovvero, il Concerto in Do maggiore Op.3 n.6. Invece, per quanto riguarda Mozart, lo inserì nel suo Don Giovanni, mentre Beethoven gli dedicò solamente qualche suono a suo piacimento, la cosiddetta sonatina.

Il mandolino napoletano: le caratteristiche

Si può dire che il mandolino napoletano ha raggiunto la perfezione grazie a Embergher, Vinaccia e Calace; in quanto esso è caratterizzato da un corpo panciuto a goccia realizzato a doghe che si uniscono al vertice in corrispondenza dell’incastro con il manico, mentre la parte posteriore della cassa è irrobustita dallo scudo, una fascia di legno che circonda la tavola armonica per buona parte. Quest’ultima presenta la cosiddetta forma a lacrima, la più gettonata. Invece, per quanto riguarda la testa del mandolino napoletano, essa è piatta.

Ma da cosa si differenzia dal mandolino classico? Il mandolino napoletano possiede un timbro delicato, molto espressivo e cantabile facilmente, con il proprio tremolo, cioè l’intensità di un suono. La sonorità è dolce e argentea, a confronto con la sonorità di strumenti che posseggono un disegno più moderno, in particolare se le corde vengono pizzicate lontano dal ponticello, mentre la definizione è sempre ottima su tutta l’estensione. Infine, i sovracuti risultano brillanti e nitidi arrivando a essere decisamente pungenti, se suonati in prossimità del ponte, o ponticello.

La proiezione dello strumento, però, non è il punto forte del mandolino napoletano, mentre la sua dinamica è eccellente, a meno che non si cerchi di ricavare più suono di quanto esso sia capace di creare. In più, il rapporto segnale-rumore sulle corde basse cambia in funzione della forza che viene esercitata sul plettro, in particolare migliora man mano che colui o colei che sta suonando si sposta verso la tastiera, mentre su quelle alte resta perlopiù costante.

Quindi, il mandolino napoletano rimane uno strumento dalla voce piccola, ma dal carattere espressivo, capace di diventare perfino sdolcinata, e dà il meglio di sé con un plettro rigido ma non troppo spesso, di forma allungata alle sue estremità. Ad oggi, sono rimasti in pochi gli esecutori dell’incantevole strumento a corde!

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons

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