Aldo Palazzeschi è stato un poeta e scrittore fiorentino, tra i più importanti padri delle avanguardie storiche italiane. Visse a cavallo tra il XIX e il XX secolo, attraversando gli anni della Prima guerra mondiale, durante la quale si definì un convinto anti-interventista. La poetica dell’autore è caratterizzata dalla leggerezza e dalla capacità di saper ridere e ironizzare anche su aspetti dolorosi della vita.
Aldo Palazzeschi: la vita e le prime opere
Per comprendere appieno la figura di Aldo Palazzeschi, ripercorriamo le fasi salienti della sua vita. L’autore, il cui vero nome era Aldo Giurlani, nacque a Firenze nel 1885. Frequentò per un breve periodo una scuola di recitazione, svolgendo anche la professione di attore teatrale. Spinto dal padre, si dedicò agli studi commerciali a Venezia, per poi abbandonarli e tornare nella sua città natale, dove si immerse completamente nella scrittura. A Firenze pubblicò le sue prime raccolte poetiche: I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907) e Poemi (1909), caratterizzate da un’ispirazione al crepuscolarismo. Questa influenza verrà presto sostituita da quella futurista. Infatti, trasferitosi a Milano, entrò in contatto con l’ambiente futurista dell’epoca e strinse importanti rapporti con Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni. Ciononostante, possiamo dire che Aldo Palazzeschi rifiutò sempre l’idea di identificarsi in un determinato movimento, anche le sue opere di ispirazione futurista sono caratterizzate da tratti originali e personali.
L’originalità della poetica di Palazzeschi
L’originalità della poetica di Palazzeschi emerge chiaramente nella raccolta di versi L’incendiario (1910), in cui ritroviamo un tipo di poesia come puro divertimento, con versi che appaiono privi di significato, ma dalla forte potenza dei suoni e degli accostamenti delle parole. Questa tendenza è evidente anche nel romanzo Il codice di Perelà (1911), una delle sue opere principali, e nel manifesto Il controdolore (1914). La sua adesione al Futurismo, seppur sui generis, fu dettata, almeno inizialmente, dalla volontà di rinnovare profondamente il panorama letterario italiano, ancora legato a schemi e a moduli espressivi ormai superati.
La Prima guerra mondiale e la rottura con il Futurismo
La poetica di Aldo Palazzeschi assume una connotazione ancora più definita durante la Prima guerra mondiale. L’autore si dichiarò sin dal primo momento contrario all’entrata in guerra dell’Italia e ciò lo portò a un’inevitabile rottura con l’ambiente futurista, favorevole invece all’intervento bellico. Il suo distacco dal movimento ebbe anche ragioni poetiche: durante il suo soggiorno a Parigi, Palazzeschi entrò in contatto con Guillaume Apollinaire e i futuri dadaisti, ma anche con Pablo Picasso e Henri Matisse, due artisti di particolare importanza nei salotti parigini frequentati dagli avanguardisti dell’epoca.
Le opere della maturità
Durante il conflitto, Palazzeschi fu chiamato al fronte, ma vi rimase per poco tempo, prima di tornare a Firenze e scrivere un romanzo incentrato proprio sul tema della guerra, intitolato Due imperi… mancati (1920). L’anno successivo pubblicò la raccolta di novelle Il Re bello (1921). Il romanzo di maggior successo fu Sorelle Materassi (1934), un racconto realistico incentrato su descrizioni ironiche della piccola borghesia, che appare come vecchia e incapace di adeguarsi alla modernità. Quest’opera sembra rappresentare un avvicinamento a uno stile tradizionale e un’ispirazione al grottesco.
Gli ultimi anni e la morte
Dopo essersi trasferito a Roma, il poeta perse progressivamente la sua vena fantastica, le sue opere successive appaiono infatti prive di elementi ironici e grotteschi. Nonostante ciò, l’autore continuò a scrivere a lungo, dando prova della sua potente scrittura e immaginazione, in particolare con la pubblicazione di tre romanzi: Il Doge (1967), Stefanino (1969) e Storia di un’amicizia (1971), che rappresentano l’ultimo ritorno allo sperimentalismo di Palazzeschi. Si spense a Roma nel 1974.
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