29 marzo 1795: il debutto di Ludwig van Beethoven

29 marzo 1795

Beethoven: dalla nascita al debutto il 29 marzo 1795

Ludwig van Beethoven nacque il 16 dicembre 1770 a Bonn, in Germania, in una famiglia originaria di una tradizione musicale di almeno due generazioni. La madre, Maria Magdalena, fu una donna pacata e gentile; lo stesso non è possibile affermare per il padre, Johann van Beethoven. Il rapporto con il figlio, difatti, fu marcato da frequenti episodi di violenza domestica e psicologica: le lezioni di pianoforte, violino e clavicembalo si caratterizzavano per dure punizioni che venivano eseguite all’interno di stanze anguste nel quale il giovane Ludwig veniva costretto a suonare ininterrottamente, soprattutto al seguito di errori o imprecisioni. 

Ciò, tuttavia, non limitò il talento di quest’ultimo, che anzi continuò a coltivare soprattutto grazie alla persona che più di tutte segnò la sua vita: il nonno, Kapellmeister van Beethoven, noto musicista del tempo che trasmise al nipote la passione per la musica. 

Carriera di Beethoven fino al debutto il 29 marzo 1795

Johann van Beethoven, nella speranza che il figlio venisse riconosciuto come prodigio musicale, in nome di una sorta di replica del grande compositore Wolfgang Amadeus Mozart, gli organizzò il suo primo concerto il 26 marzo 1778, all’età di 8 anni. Nonostante il riscontro positivo di tale performance, essa non ottenne l’effetto sperato. 
Qualche anno dopo, all’età di 14 anni, Beethoven fu costretto a trovare lavoro come assistente organista al servizio del nuovo arcivescovo della cappella di Bonn, al fine di mantenere la sua famiglia, in quanto la situazione clinica del padre cominciò progressivamente a peggiorare. Tuttavia, fu proprio questo lavoro che gli permise di vivere ciò che cambierà drasticamente la sua vita: il suo primo viaggio a Vienna, grazie al quale entrò in contatto con l’alta società viennese.

Dopo poche settimane, comunque, a causa della malattia del padre tornò in Germania, e nel 1790 ricevette l’incarico di comporre il memoriale per la morte dell’imperatore romano Joseph II. Tale concerto non ha evidenze storiche perché nessuno fu in grado di ascoltarlo dal vivo, ma col tempo emerse la notizia che la composizione fu redatta col nome di «Cantata sulla morte dell’Imperatore», la quale ad oggi viene classificata come prima opera di Beethoven. 

Dal 1792 al 29 marzo 1795 

A seguito dello scoppio della Rivoluzione Francese, Beethoven decise di ritornare nella sua amata Vienna. Egli dedicò tutto se stesso allo studio della musica, svolgendo lezioni di pianoforte, composizione vocale e di contrappunto. Era ancora presto per vivere il successo che lo contraddistinguerà in futuro, ma questo non lo ostacolò per essere noto come pianista particolarmente dotato nell’improvvisazione e per una straordinaria forza espressiva: egli vinse infatti diversi premi fino al debutto ufficiale d’avanti al grande pubblico il 29 marzo 1795. 

Beethoven, tale giorno si esibì nel teatro di corte più richiesto di quei tempi: l’Hoftheater, voluto esplicitamente dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria d’Asburgo, e dove erano state rappresentate per la prima volta tre delle più celebri opere di Mozart (Il ratto dal serraglio, Le nozze di Figaro e Così fan tutte.) 

L’evento venne organizzato dal compositore Franz Joseph Haydn in favore delle vedove dei caduti nel conflitto con la Francia, e fu diretto dal celebre Antonio Salieri, che eseguì il Concerto in si bemolle, in cui risuonarono evidenti i richiami mozartiani. 

Il 29 marzo 1795 nasce un musicista moderno 

Il 29 marzo 1795 risulta essere una data fondamentale per la carriera di Beethoven, perché sebbene l’esibizione non riflettesse propriamente la sua produzione più nota, essa gli permise di guadagnarsi il consenso dell’aristocrazia viennese, che di conseguenza cominciò a contenderselo nelle occasioni ufficiali. Ciò progressivamente gli permise di allontanarsi dalle influenze dei suoi predecessori, il che creò in lui un’autonomia creativa non indifferente, che lo portò a diventare un musicista moderno.  

Tale circostanza, per la quale mai rinnegò né la tradizione classica, né gli ideali romantici di Goethe e Schiller, ripresi in molteplici occasioni, lo condannò contemporaneamente all’ostilità dei critici del classicismo; inoltre, furono proprio questi gli anni in cui Beethoven confessò ad un amico la peggiore delle condizioni per un’artista come lui: lo sviluppo della sordità.  L’insieme di questi fattori porteranno Beethoven a vivere una grande sofferenza interiore che lo accompagnerà per il resto della sua vita. 

Nonostante questa sciagura, tra il 1803 ed il 1812, durante l’arco di tempo noto come «Medio ed Eroico», Beethoven compose un’opera, sei sinfonie, nove concerti, tredici sonate, quattro aperture e settantadue canzoni. 

Dal fatidico 29 marzo 1795 i capolavori furono molteplici; un esempio è la Nona Sinfonia in Re Minore Op. 125, adottata attualmente come inno ufficiale dell’Unione Europea e destinata a diventare un modello musicale per intere generazioni di compositori. 
Beethoven, quindi, fu l’ultimo rappresentante di rilievo del classicismo viennese ed è considerato ancora oggi uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, tanto da essere annoverato tra i più grandi geni della storia della musica. 

Fonte Immagine articolo: Wikimedia Commons

A proposito di Marianna Piroddi

Classe 1998, nata e cresciuta a Napoli. Da sempre amante della scrittura, sento di aver vissuto in più mondi: dalla musica, all’arte, fino ad arrivare al cinema, alle serie tv e ai libri. Tutti estremamente importanti per la realizzazione della mia persona, senza la quale non avrei potuto viaggiare e vivere più vite simultaneamente. Da poco laureata magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università la Sapienza di Roma.

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