Il rito delle bambole quaresimali: che cos’è e dove nasce

Rito delle bambole quaresimali

La Bambola Quaresimale, in calabrese la “Corajisima”, è un vero e proprio rito paesano che appartiene, come suggerisce il nome, al periodo della Quaresima. Sono molte le tradizioni legate a questo paese, di certo questa delle bambole quaresimali è una delle più antiche. Si tramanda di generazione in generazione e varia da paese in paese, ma in Calabria, il rito delle bambole quaresimali è conosciuto ovunque. Un tempo considerata come un simbolo negativo e di cattivo auspicio, a oggi la bambola della “Corajisima” è stata riportata alla luce con un obbiettivo ben diverso: far continuare questa splendida tradizione, in una fusione di elementi pagani e cristiani.

Che cos’è il rito delle bambole quaresimali e dove nasce

Non si ha un’origine ben precisa riguardo la nascita del rito della “Corajisima”. Seppur caratteristico di molti piccoli paesi calabresi (raramente anche campani o pugliesi), ognuno dei quali presenta una sua variante, il fulcro di questa tradizione spettacolare li accomuna tutti quanti. La bambola quaresimale in questione rappresenta la Quaresima vestita a lutto, vedova di Re Carnevale. Il suo ingresso nel paese è segnato dalla notte di Martedì Grasso, giorno in cui per l’appunto “muore” Re Carnevale. Dal Mercoledì delle Ceneri, primo giorno effettivo della Quaresima, questa bambola fa la sua apparizione. È vestita a lutto, poiché vedova di Re Carnevale, e viene solitamente appesa sui balconi, fuori dalle finestre o fuori dal proprio uscio. Generalmente la bambola indossa un lungo abito nero ed è caratterizzata da un aspetto poco gradevole, specialmente se si pensa alle bambole più antiche, in quanto deve incutere timore a coloro che la guardavano. Difatti, la Corajisima rappresenta un periodo di privazione, tipico del periodo quaresimale.

Il rito

La bambola quaresimale simboleggia un vero e proprio rito ed è accompagnata da diversi elementi utili alla sua riuscita. Per prima cosa, serve un limone (che può essere sostituito da un’arancia o una patata cruda) in cui vengono conficcate 7 penne di gallina, le quali servono a tracciare il tempo quaresimale. Ogni domenica, viene rimossa una penna, fino ad arrivare all’ultima domenica, quella di Pasqua. È previsto poi un fuso, accompagnato da una rocca (o conocchia), usati per filare la lana. Questi particolari elementi non solo rimandano allo scorrere del tempo e della vita, ma in particolare sono un chiaro riferimento alla mitologia greca e latina: le 3 Moire o Parche, di cui la prima filava il filo della vita, la seconda ne tesseva il destino e la terza tagliava. Segue poi un’aringa, a ricordare che durante la Quaresima non si mangia carne o altre leccornie, in quanto un periodo di privazione.

La fine della Quaresima segna anche la fine della permanenza della bambola quaresimale al di fuori delle abitazioni paesane. La Corajisima viene dunque riposta all’interno della propria cassetta e conservata fino al prossimo anno.

 

Immagine in evidenza presa da Pixabay.com

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