Il ritorno alla magia nel pensiero di Plotino, Porfirio e Proclo

Con l’affermarsi del neo platonismo nel mondo antico greco la magia e l’irrazionalità riacquistarono importanza grazie anche all’influenza di Plotino che interpretò in modo allegorico la grande poesia omerica seguendo la tradizione pitagorica.
I grandi poeti del passato vennero reinterpretati da Plotino secondo un simbolismo esoterico che esprimeva la convinzione che la natura amava nascondersi.
Secondo Plotino la filosofia poteva svolgere un ruolo simile a quello assegnato un tempo solo alle iniziazioni misteriche, restituendo all’anima la perfezione perduta.
Secondo Plotino l’ultimo stadio del percorso conoscitivo poteva essere compiuto solo raggiungendo la fusione con l’Uno.
Anche se tale unione mistica non può essere definita propriamente magia per altri neoplatonici come Porfirio e Proclo essa poteva essere raggiunta solo attraverso la teurgia.
A questo punto riteniamo opportuno esporre il pensiero di Porfirio e Proclo.
Porfirio filosofo greco del III secolo a.C. ha elaborato una teoria sulla magia che si basa sulla distinzione tra due tipi di magia.
In primo luogo la magia naturale che consiste nell’utilizzo della conoscenza delle leggi naturali per ottenere determinati risultati.
In secondo luogo la magia divinatoria che consiste nell’utilizzo di pratiche divinatorie per prevedere il futuro o ottenere informazioni sulle persone o sugli eventi.
In generale Porfirio considerava la magia un’attività che andava contro la natura poiché cercava di manipolare gli elementi naturali per ottenere determinati risultati.
Egli sosteneva che le pratiche magiche avessero un effetto negativo sulla mente umana in quanto tendevano a farci credere che potessimo controllare le forze della natura e il destino quando in realtà esse erano aldilà del nostro controllo.
Nell’ambiente sincretistico in cui si sviluppò il neoplatonismo fare riferimento a tradizioni antiche significava farsi legittimare da molteplici fonti spesso molto diverse tra loro.
Porfirio si inscrisse in tradizioni molto antiche dai caldei ai romani dagli ermetici ai mitriasti prendendo anche in considerazione gli antichi teologi del mondo greco.
Porfirio giunse alla conclusione che l’anima doveva essere in grado di riconoscere le diverse strade sempre rigorosamente iniziatiche che portavano al mistero presente in ogni cosa creata.
La via privilegiata per comprendere il mistero presente in ogni cosa era appunto la teurgia: la filosofia il logos la religione e la magia si univano per Porfirio in un unico quadro di significato.
Secondo Porfirio alla luce di tale unico quadro di significato la realtà fenomenica e la verità sopra sensibile diventano una cosa sola.
Secondo la metafora e l’antro di Porfirio l’anima umana è come una caverna oscura e misteriosa piena di immagini e di voci che risuonano al suo interno.
Questa caverna rappresenta il mondo interiore dell’individuo dove risiedono tutte le sue emozioni i suoi desideri e le sue paure.
La magia consiste nel manipolare queste immagini e queste voci alfine di influenzare il mondo esterno.
Per esempio un mago potrebbe cercare di evocare un immagine di prosperità e di benessere nella propria mente con la speranza di attirare la ricchezza e il successo nella vita reale.
Secondo Porfirio è fondamentale perciò un’adeguata preparazione psicologica per poter manipolare efficacemente la caverna dell’anima.
Egli consiglia di praticare la meditazione la purificazione dell’anima e la concentrazione mentale alfine di raggiungere uno stato di coscienza elevato e di aprire la porta alla magia.
Porfirio non solo attribuisce grande importanza alla teurgia ma anche alle tradizioni religiose provenienti da varie regioni con particolare riguardo alla Persia.
Presso i Persiani come ricorda lo stesso filosofo l’antro era il luogo di culto lo spazio sacro in cui si celebravano i riti magici di purificazione quindi lo spazio sacro per eccellenza.
Anche Proclo sviluppò una dottrina basata su un concetto di vita inteso come intelligenza che guidava tutto l’universo ed eliminava ogni separazione tra la dimensione fenomenica e quella più profonda.
Per quanto riguarda Proclo dobbiamo dire che egli ha sviluppato una teoria della magia basata sulla nozione di simpatia.
Secondo questa teoria tutti gli elementi dell’universo sono interconnessi in modo simile alle parti di un organismo vivo e quindi possono influenzarsi reciprocamente.
Per Proclo quindi la magia è l’arte di manipolare queste connessioni per ottenere un certo risultato.
Per il filosofo greco il mondo è composto da tre livelli: il mondo divino il mondo animale e il mondo materiale.
L’uomo è un essere che appartiene a tutti e tre i livelli in quanto un corpo materiale un anima e uno spirito divino.
La magia è l’arte di manipolare queste tre componenti dell’essere umano per ottenere un certo effetto.
Inoltre il filosofo sosteneva che le arti magiche non sono un arte tecnica ma anche una forma di culto religioso.
Proclo vedeva fantasmi luminosi e praticava riti magici di purificazione provenienti dai caldei.
Inoltre per il filosofo greco la magia è uno strumento per comunicare con gli dei e per ottenere la loro assistenza nelle questioni terrene.
Possiamo dire che in un certo senso Proclo si rifà alla concezione della magia che avevano i maghi egiziani.
I maghi egizi sostenevano che l’energia magica era la forza che permea l’universo e che può essere manipolata dalla volontà del mago.
Questa energia magica è presente in tutti gli esseri e oggetti ma può essere accumulata in modo particolare in alcune piante in alcuni minerali e in alcuni oggetti sacri.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso su Plotino, Porfirio e Proclo importanti esponenti dell’antica Grecia.

Prof. Giovanni Pellegrino

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