L’Inquisizione spagnola: tra origini, storia e sentenze

L’Inquisizione spagnola: tra origini, storia e sentenze

L’Inquisizione spagnola fu una delle istituzioni più controverse e durevoli della storia europea, simbolo di repressione religiosa e politica. Nacque ufficialmente il 1° novembre 1478 per volere dei sovrani cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, con il supporto di papa Sisto IV. Sebbene lo scopo dichiarato fosse la difesa dell’ortodossia cattolica, in realtà l’Inquisizione spagnola divenne uno strumento complesso, destinato a sostenere il potere monarchico, favorendo il controllo sociale ed economico in un’epoca di trasformazioni profonde.

Le motivazioni religiose e sociali dietro l’Inquisizione

Alla base dell’Inquisizione spagnola vi erano complesse motivazioni religiose e sociali. La Reconquista aveva riconquistato buona parte della penisola iberica, ma persistevano minoranze di ebrei e musulmani, gruppi percepiti come una minaccia alla purezza della fede. Con l’Inquisizione, i sovrani miravano a creare un’identità religiosa uniforme, ma soprattutto a eliminare l’eresia tra i conversos, ebrei e musulmani convertiti al cattolicesimo, sospettati di continuare a praticare in segreto le loro religioni. La persecuzione rifletteva anche tensioni sociali: il crescente successo economico di queste minoranze generava ostilità e invidia.

L’aspetto economico e il vantaggio per la Corona

Non è possibile comprendere l’Inquisizione spagnola senza considerare i vantaggi economici che ne derivarono. Molti dei conversos occupavano posizioni di rilievo come medici, finanzieri e consiglieri di corte. La confisca dei loro beni rappresentava un’importante fonte di guadagno per la Corona e per la Chiesa. Il sequestro delle proprietà divenne una pratica frequente per indebolire l’influenza economica degli ebrei convertiti e dei moriscos, i musulmani battezzati. La persecuzione diventava un mezzo non solo di purificazione religiosa, ma anche di arricchimento.

L’Editto di Granada e l’espulsione degli ebrei

La persecuzione degli ebrei culminò nel 1492, con l’emissione dell’Editto di Granada. Con questo decreto, i sovrani ordinarono l’espulsione di tutti gli ebrei che rifiutavano la conversione. Migliaia di ebrei abbandonarono la Spagna, lasciando proprietà e beni. Dopo la loro partenza, l’Inquisizione spagnola concentrò la sua azione sui moriscos, sospettati di mantenere in segreto pratiche islamiche. La loro espulsione definitiva avvenne nel 1609, segnando un altro duro colpo per la pluralità culturale della Spagna.

I protagonisti: Torquemada e Suárez de la Fuente del Sauce

Due figure chiave dell’Inquisizione spagnola furono Tomás de Torquemada e Alonso Suárez de la Fuente del Sauce. Torquemada, nominato Grande Inquisitore nel 1483, divenne famoso per il suo rigore. Sotto la sua direzione, i tribunali operarono con estrema severità. Suárez de la Fuente del Sauce, suo successore, adottò metodi meno cruenti, ma continuò l’opera di persecuzione sistematica.

La struttura organizzativa dell’Inquisizione

L’Inquisizione spagnola era caratterizzata da una struttura centralizzata. Al vertice vi era il Consiglio dell’Inquisizione Generale e Suprema, che esercitava il controllo su una rete di tribunali locali. Il Consiglio emanava direttive, distribuiva fondi e nominava gli inquisitori. Fondamentali erano anche i Familiari, una rete di collaboratori incaricati di raccogliere informazioni e testimonianze, alimentando un clima di sospetto.

Aspetto Descrizione
Periodo 1478 – 1834
Obiettivo dichiarato Mantenere l’ortodossia cattolica e perseguitare l’eresia.
Bersagli principali Conversos (ebrei convertiti), moriscos (musulmani convertiti), protestanti e presunte streghe.
Figura chiave Tomás de Torquemada, primo Grande Inquisitore.
Evento simbolo Auto de fé (cerimonia pubblica di lettura delle sentenze).

Le pene e l’auto de fé

L’Inquisizione spagnola non si limitava a emettere sentenze di morte. Le pene includevano la confisca dei beni, la reclusione e i lavori forzati. Tuttavia, l’evento più noto era l’auto de fé, una cerimonia pubblica in cui venivano letti i verdetti. Il primo si tenne a Siviglia il 6 febbraio 1481, con la condanna a morte di sei persone, bruciate vive. Queste cerimonie fungevano da deterrente per la popolazione.

La tortura come strumento di persuasione

La tortura era una pratica comune nell’Inquisizione spagnola, usata per estorcere confessioni. Tra le tecniche usate vi erano la distrazione degli arti e la privazione sensoriale. Persino i giovani, a partire dai 12 anni per le ragazze e 14 per i ragazzi, potevano essere sottoposti a queste pratiche. La tortura sollevò critiche, e tra gli oppositori vi fu lo scrittore Mariano José de Larra, che la condannò come un danno per la società.

La fine dell’Inquisizione spagnola

L’Inquisizione spagnola perse potere con l’occupazione francese del 1808, quando Napoleone Bonaparte ne decretò l’abolizione temporanea. Dopo le guerre napoleoniche e il ritorno di Ferdinando VII, l’Inquisizione fu restaurata, ma la sua influenza era ormai svanita. Nel 1834, il governo la abolì definitivamente, ponendo fine a uno dei periodi più oscuri della storia spagnola.

L’eredità dell’Inquisizione spagnola

Oggi, l’Inquisizione spagnola è considerata un simbolo dell’intolleranza religiosa e politica. La sua eredità ha lasciato un segno indelebile nella cultura e nella storia spagnola. La memoria dell’Inquisizione sopravvive come monito contro l’intolleranza, ricordando un’epoca in cui il controllo ideologico era considerato più importante della libertà individuale.

Fonte immagine: Wikipedia

L’articolo è stato aggiornato in data 22 agosto 2025.

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