Sul Monte Yudono, nella prefettura di Yamagata, in Giappone, si trova una delle testimonianze più estreme e affascinanti della devozione religiosa: i sokushinbutsu (即身仏), i “Buddha nel loro stesso corpo”. Si tratta di monaci asceti che, attraverso un lungo e durissimo processo, indussero l’auto-mummificazione del proprio corpo per raggiungere l’Illuminazione. Questa pratica, legata alla tradizione dello Shugendō e al Buddhismo Shingon, trovò il suo culmine durante il periodo Tokugawa.
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Chi erano gli issei gyōnin e la pratica del sokushinbutsu
Il termine issei gyōnin (一世行人), come spiega lo studioso Andrea Castiglioni, identificava un asceta che dedicava la sua intera vita a una pratica devozionale estrema. Il rituale più noto era il “ritiro dei 1000 giorni” (sennichi-gyō), un periodo di reclusione e ascesi sul Monte Yudono. L’obiettivo finale era trasformare il proprio corpo in un sokushinbutsu, una mummia incorruttibile venerata come un Buddha vivente. Questa pratica non era un atto solitario, ma un evento comunitario supportato e finanziato dai fedeli, che vedevano nell’asceta un potente intercessore con il divino. L’idea di fondo, come evidenziato da fonti accademiche, era dimostrare che la buddhità poteva essere raggiunta in questa vita, nel proprio corpo fisico.
Il processo per diventare un sokushinbutsu: le fasi
L’auto-mummificazione era un processo attivo e volontario che poteva durare anni.
Fase | Descrizione della pratica |
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1. Dieta “mangia-legno” (mokujikigyō) | Per circa 1.000 giorni, l’asceta si nutriva solo di noci, semi, radici e cortecce per eliminare completamente il grasso corporeo. |
2. Disidratazione e avvelenamento | Successivamente, l’asceta beveva tè a base di linfa dell’albero di urushi (la pianta della lacca), velenoso, per indurre il vomito, eliminare i fluidi e rendere il corpo inattaccabile dai batteri dopo la morte. |
3. Sepoltura da vivo | Infine, l’asceta si faceva seppellire vivo in una stretta fossa di pietra, in posizione del loto, con una canna di bambù per respirare. Continuava a meditare e a suonare una campana fino alla morte. |
Dopo circa tre anni dalla morte, i discepoli riesumavano il corpo. Se era mummificato con successo, veniva vestito con abiti sacerdotali ed esposto nel tempio come un sokushinbutsu.
Il ruolo sociale e il significato dell’incorruttibilità
La vittoria sulla decomposizione era la prova fisica del raggiungimento dell’Illuminazione. Il corpo dell’asceta, divenuto incorruttibile, trascendeva la dimensione mortale, diventando un oggetto di culto (nikushinzō) e un canale di potere spirituale a beneficio della comunità. Gli issei gyōnin erano visti come catalizzatori tra i patroni e gli dei, e il loro status era riconosciuto ufficialmente. Questa pratica, tuttavia, fu considerata barbara dal nuovo governo del periodo Meiji e fu messa fuorilegge nel 1879, segnando la fine di una delle tradizioni ascetiche più estreme della storia religiosa.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 29/09/2025