Il morbo di Minamata: i danni del mercurio in Giappone

Il morbo di Minamata: i danni del mercurio in Giappone

Il “morbo di Minamata” è una sindrome neurologica sviluppatasi in Giappone, causata dall’intossicazione acuta da mercurio. La malattia prende il nome dalla città in cui è stata scoperta, la quale è situata nella prefettura di Kumamoto, sull’isola del Kyūshū.

La crisi degli anni ‘70

Quello dell’inquinamento è uno dei maggiori problemi che il Giappone affronta durante gli anni ‘70, ma non il solo. Al morbo di Minamata, infatti, si aggiunsero da una parte i due cosiddetti “Shock Nixon” causati dalla fragilità degli Stati Uniti; dall’altra, la crisi petrolifera a causa dell’embargo sulle importazioni di petrolio da parte dei Paesi ArabiNel caso di queste ultime due crisi, il Giappone, dopo un iniziale momento di smarrimento, riesce a reagire. Non si può dire lo stesso per il caso del morbo di Minamata, che purtroppo si è protratto per circa un ventennio. Infatti, se per risolvere l’eccessiva dipendenza dagli Stati Uniti e dal petrolio bastava affidarsi maggiormente alle proprie risorse interne, il caso della malattia richiedeva innanzitutto un’ammissione di colpa.

La sindrome era causata dallo scarico in mare di sostanze derivanti dal mercurio da parte di una azienda nota come “Chisso Corporation”. Questi materiali poi entravano nella catena alimentare degli abitanti (ed anche degli altri animali) tramite l’ingestione di pesce, crostacei e molluschi.

I sintomi del morbo di Minamata e il riconoscimento della malattia

I sintomi del morbo di Minamata sono vari: perdita della coordinazione motoria, danni a vista e udito, tremori, danni al cervello, malattie congenite e morte. Ad oggi, sono state riconosciute più di duemila vittime della malattia, fatale per più della metà di esse. La Chisso iniziò a fare uso di mercurio dal 1932, ma è solo nel 1956 che lo Stato giapponese riconosce il problema, in seguito alla presenza di sintomi in una bambina di cinque anni. Nonostante la crescente consapevolezza dovuta alle indagini dei ricercatori, non avviene nulla per circa un decennio: la Chisso, nonostante sia preoccupata per le possibili ripercussioni, decide di non collaborare, mentre il Giappone prende provvedimenti quasi irrisori, come il bando della pesca nella baia di Minamata, che causano ovviamente delle proteste da parte della popolazione.

Successivamente, nel ‘65 appaiono gli stessi sintomi del morbo di Minamata anche a Niigata, in cui si trovava un’altra fabbrica di derivati del mercurio. A questo punto la responsabilità della Chisso è evidente, e nel ‘68 l’azienda è costretta a cessare l’attività. Nello stesso anno ci fu il primo dei vari processi che sancirono la vittoria delle vittime. Ad oggi, circa diecimila vittime sono state risarcite, ma la questione non si può dire ancora conclusa.

Nel 1977 il governo ha ordinato la bonifica dei fondali marini, e nel 2013 il Giappone si è fatto promotore della “Convenzione di Minamata sul mercurio”, un trattato internazionale atto a proteggere la salute umana e l’ambiente dall’emissione del mercurio. Seppur con un ingiustificabile ritardo, il Giappone ha riconosciuto il problema, agendo e rendendosi un punto di riferimento nel settore. La tragedia del morbo di Minamata ha inoltre generato il dibattito sulle responsabilità che le imprese hanno nei confronti del territorio, che da quel momento in poi è diventato uno degli elementi fondamentali in Giappone.

Fonte immagine: Pixabay

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