In quanti brani musicali di Pino Daniele abbiamo ascoltato e gustato quel sassofono che li caratterizzava in maniera assolutamente unica tanto da diventarne un elemento indispensabile ed irrinunciabile? Era il sax del mitico James Senese che ricordiamo anche per aver suonato negli Showmen e in Napoli Centrale.
James Senese è una figura influente della musica italiana, particolarmente noto per i suoi contributi al genere della fusion napoletana e jazz. La sua miscela unica di suoni tradizionali napoletani con elementi di jazz e blues non solo gli ha procurato una fedele base di fan, ma lo ha anche posizionato come un ponte essenziale tra diverse culture musicali. La capacità di Senese di fondere motivi culturali locali in narrazioni musicali più ampie esemplifica l’interazione dinamica tra identità regionale e influenze globali. Le sue abilità nel sassofono sono particolarmente degne di nota; riflettono sia la competenza tecnica che la profondità emotiva e le improvvisazioni hanno reso le sue esibizioni dal vivo esperienze memorabili che trascendono il mero intrattenimento. Il suo lavoro non solo celebra la cultura napoletana, ma invita anche ascoltatori provenienti da contesti diversi a confrontarsi con essa. È una figura importante che continua a ispirare nuove generazioni di musicisti preservando l’essenza della sua eredità. Andai a fotografarlo a casa sua in un parco appena dopo il Real Bosco di Capodimonte. Appena entrato chiesi ad un uomo dove abitasse il grande musicista e quando alcune persone intorno sentirono che chiedevo di James si avvicinarono formando un gruppetto considerevole che in pochi secondi mi mise al corrente di tutte le sue abitudini, gli spostamenti e gli orari per incontrarlo e avere “udienza”. Capii che era molto amato e anche che era considerato come il fiore all’occhiello del quartiere…il “santo protettore”.
Bussai alla porta e James venne ad aprirmi. A prima vista mi ricordava vagamente Jimi Hendrix, rimasi subito colpito dal suo vocione profondo dai toni bassi e dal suo color cioccolato che era in totale contrasto con il marcato accento napoletano.
Fui affascinato dalla sua gentilezza, umiltà e soprattutto serenità. Entrammo nello studio dove custodiva alcuni strumenti e registratori, ma intuii subito che per fotografarlo mi sarei concentrato e avrei privilegiato soltanto il viso.
Di solito mi piace dare ad ogni personaggio un alone surreale. In quasi ogni ritratto c’è un elemento che é presente nel luogo dove incontro la persona da ritrarre che é legato a quel personaggio ma anche che mi colpisce e fa da trait d’union con la mia interiorità. Stavolta volevo raccontare maggiormente la profondità dello sguardo tralasciando la bellezza formale di tutta l’immagine. Volevo approfondire e fare un’analisi introspettiva del personaggio cercando di evocare alcuni tratti del carattere e della personalità. Desideravo insomma evidenziare il contenuto più che la forma.
James fu incuriosito dal fatto che io lo fatografassi a distanza così ravvicinata, ma mi lasciò fare divertito.
Dopo qualche scatto mi offrì un caffè e parlammo a lungo della sua esperienza e del suo rapporto con Pino. Ci furono anche momenti di sincera commozione ed io sarei rimasto lì ad ascoltare ancora per molte ore.
Quanta storia e quanta umanità avevo incontrato inaspettatamente quella mattina…
Augusto De Luca