Kabuki: cos’è e le sue origini

Kabuki: cos'è e le sue origini

Il Kabuki è una delle tre forme di teatro classico giapponese, insieme al Noh e al Bunraku. Nato durante il periodo Tokugawa (o periodo Edo), è un genere fortemente legato alla classe emergente dei mercanti, che cercavano forme d’arte capaci di mettere in scena argomenti e stili spettacolari. Riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, il Kabuki affascina ancora oggi per i suoi drammi stilizzati, i costumi sfarzosi e il suo iconico trucco.

L’origine del nome Kabuki e lo status degli attori

Si pensa che il termine Kabuki derivi dal verbo kabuku, che significa “deviare” o “essere fuori dall’ordinario”. Era associato ai kabukimono, giovani eccentrici che all’inizio del periodo Tokugawa esprimevano il loro dissenso verso il governo con abiti e acconciature anticonformiste. Lo shogunato vide quindi il Kabuki come un’arte immorale per i temi audaci che trattava, mai visti prima sul palco. Per questo motivo gli attori erano considerati fuoricasta, al pari delle cortigiane, e subivano restrizioni umilianti: non avevano libertà di movimento e dovevano indossare un cappello di paglia per essere riconosciuti quando entravano in città.

Storia ed evoluzione del Kabuki

Le origini del Kabuki risalgono a Izumo no Okuni, una sacerdotessa che all’inizio del XVII secolo iniziò a esibirsi con danze innovative, mescolando elementi religiosi e profani con un aspetto stravagante. La sua popolarità diede il via a un’evoluzione in più fasi.

  • Onna Kabuki (Kabuki delle donne): Le prime compagnie erano composte da sole donne, spesso cortigiane (yujo), che mettevano in scena danze sensuali per attrarre i clienti. Considerato un disturbo alla moralità pubblica, il governo vietò alle donne di calcare le scene nel 1629, un bando che formalmente è rimasto in vigore per secoli.
  • Wakashu Kabuki (Kabuki dei giovani ragazzi): Dopo il bando delle donne, i ruoli femminili furono presi da giovani attori maschi (wakashu). Le loro esibizioni, con danze acrobatiche e atteggiamenti effemminati, divennero ugualmente fonte di scandalo e furono a loro volta vietate nel 1652.
  • Yaro Kabuki (Kabuki degli uomini): Da questo momento, solo uomini adulti (yaro) poterono recitare. Questa restrizione portò allo sviluppo di un’arte più sofisticata e alla nascita di attori specializzati, in particolare nel ruolo femminile dell’Onnagata, una rappresentazione stilizzata e iper-realistica della femminilità.
  • Periodo Genroku (1688-1704): È l’età d’oro del Kabuki. Il genere teatrale diventa popolarissimo, con trame complesse e spettacoli che duravano un’intera giornata. Nacquero le prime vere star del teatro, attori ammirati dal pubblico per il loro talento unico.
Elemento Descrizione iconica
Attori (Onnagata) Attori maschi specializzati nell’interpretare ruoli femminili con estrema grazia e stilizzazione.
Trucco (Kumadori) Un trucco facciale esagerato con linee colorate che simboleggiano il carattere del personaggio (rosso per eroismo, blu per malvagità).
Palcoscenico (Hanamichi) Una passerella che si estende dal palco in mezzo al pubblico, usata per entrate e uscite drammatiche.
Pose (Mie) L’attore si blocca in una posa potente e statuaria per enfatizzare un momento di massima tensione emotiva.

Le caratteristiche del Kabuki

Il Kabuki è un’arte complessa definita da diversi elementi unici.

Il palcoscenico innovativo

Nato sul palco del teatro No, il Kabuki ha introdotto innovazioni straordinarie come l’Hanamichi (“via dei fiori”), una passerella che attraversa la platea permettendo agli attori di entrare e uscire in modo spettacolare, e il palco girevole (mawari-butai) per rapidi cambi di scena. La scenografia è spesso realizzata con pannelli dipinti in modo realistico.

La danza e le pose

Il movimento sul palco è fondamentale. Le danze (shigusa) sono spesso intervallate dal Mie, un momento potentissimo in cui l’attore si “congela” in una posa espressiva, spesso strabuzzando gli occhi, per sottolineare l’apice emotivo della scena.

I costumi e gli effetti speciali

I costumi sono grandi, sfarzosi e disegnati per stupire. Una caratteristica particolare sono i cambi a vista, come il Bukkaeri, un effetto speciale in cui, tirando dei fili, il costume esterno si lacera rivelandone un altro sottostante, a simboleggiare un cambiamento nella natura del personaggio.

Il trucco simbolico

Il trucco è un elemento chiave. Il Kesho è la base bianca che copre il volto, mentre il Kumadori è un insieme di linee colorate che accentuano le espressioni e definiscono il personaggio: il rosso indica eroismo e passione, il blu o il nero la malvagità, e il verde il soprannaturale.

Altre informazioni e curiosità sul teatro Kabuki

Le donne possono recitare nel Kabuki oggi?

Tradizionalmente, tutti i ruoli sono interpretati da uomini, inclusi quelli femminili (Onnagata). Sebbene dopo la Seconda Guerra Mondiale siano nate alcune compagnie di Kabuki interamente femminili, le principali e più prestigiose scuole e teatri del Giappone mantengono una tradizione esclusivamente maschile.

Qual è la differenza tra Kabuki e Noh?

Sono due forme di teatro molto diverse. Il Noh è più antico, lento, solenne e minimalista, con attori che indossano maschere e una forte enfasi sulla spiritualità e l’aristocrazia guerriera dei samurai. Il Kabuki, al contrario, è un’arte nata per le masse: è dinamico, spettacolare, colorato e si concentra su drammi storici, storie d’amore e conflitti morali della gente comune.

Fonte immagine: wikipedia

Articolo aggiornato il: 02/09/2025

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