Nel 1962, delle spie americane rilevano la presenza di postazioni missilistiche istallate dai sovietici a Cuba. Viene subito lanciato l’allarme e da lì parte un’escalation di tensione tra USA e URSS, tale da condurre il mondo sull’orlo di una guerra nucleare. Ripercorrere alcuni eventi storici potrebbe essere utile a comprendere meglio come si arriva alla crisi dei missili del ’62.
L’indipendenza cubana e l’Emendamento Platt
Per gli Stati Uniti, Cuba è sempre stata una spina nel fianco, sin dai tempi dell’indipendenza dal dominio spagnolo. Nel 1885, gli USA decidono di intervenire in difesa dei ribelli cubani che ancora combattono per l’indipendenza. Il pretesto è l’incendio della corazzata Maine, una nave statunitense situata nel porto dell’Avana. La colpa viene attribuita alla Spagna e, a quel punto, gli Stati Uniti intervengono per appoggiare gli insorti cubani.
Cuba si libera dal dominio spagnolo, ma gli Stati Uniti hanno un secondo fine: riconoscono l’indipendenza di Cuba a condizione che quest’ultima diventi una sorta di protettorato a seguito dell’inserimento nella costituzione cubana dell’Emendamento Platt. Si tratta di una clausola discriminatoria che assicura agli Stati Uniti il controllo sull’isola. Ottengono anche il controllo di diverse basi militari, che col tempo verranno riconsegnate ai cubani, con l’eccezione della base di Guantánamo, tutt’ora in possesso degli Stati Uniti (neanche a seguito della crisi dei missili Cuba riesce a riottenerla).
La Rivoluzione cubana e l’alleanza con l’Unione Sovietica
Nel 1953, Cuba dipende ancora dagli Stati Uniti, unici partner commerciali e unici fornitori di investimenti in tutti i settori cubani, soprattutto quelli riguardanti i servizi e la produzione agricola. Il 26 luglio dello stesso anno, Fidel Castro, insieme ad alcuni esponenti di ceto medio, tenta di sovvertire il governo dittatoriale di Fulgencio Batista, alleato fedele degli Stati Uniti. Il tentativo fallisce e il gruppo viene prima catturato, per poi essere scarcerato poco dopo.
Fidel Castro si rifugia in Messico, dove conosce Ernesto Guevara. Insieme partono nuovamente alla volta di Cuba, guidati da uno spirito nazionalista e antimperialista. Qui si rifugiano nella Sierra Maestra, si alleano con i contadini cubani, insoddisfatti delle condizioni in cui sono costretti a vivere e danno vita al fenomeno dei “fuochi guerriglieri”. Il gruppo di insurgentes cresce sempre di più, animato dall’insofferenza dovuta a troppi anni di malgoverno. Nel 1959 i cubani vincono la rivoluzione.
Fidel Castro mette in atto diverse riforme, tra cui quella agraria, con l’obiettivo di industrializzare Cuba, diversificare la produzione (fino ad allora votata alla monocoltura di canna da zucchero), così da rendere l’isola più autonoma dal punto di vista economico.
Tutte queste dinamiche, colpiscono inevitabilmente gli Stati Uniti, che decidono di reagire isolando Cuba, in particolar modo dal punto di vista finanziario, degli investimenti, ma anche dal punto di vista diplomatico. Questa mossa costringe Cuba a chiedere aiuto all’Unione Sovietica, la quale sfrutta quest’opportunità per installare sull’isola dei missili a media gittata con testate nucleari e lo fa per due ragioni: una per tenere sotto scacco gli Stati Uniti, impedendogli di intervenire ancora a Cuba, l’altra per giocare ad armi pari, considerato il fatto che anche gli USA avevano collocato missili nucleari in Italia e in Turchia, posizione ideale per colpire eventualmente i sovietici.
La scoperta e la crisi dei missili del ‘62
Come già anticipato, degli aerei spia statunitensi scoprono le postazioni missilistiche installate dai sovietici. Il Presidente Kennedy opta per una soluzione di contenimento del pericolo: un blocco navale. Tale scelta è sicuramente quella che, rispetto al bombardamento delle basi missilistiche, impedisce di scatenare una guerra sin da subito, impedisce alle navi di raggiungere le coste cubane, ma non elimina i missili presenti ancora a Cuba.
Intanto, la notizia della crisi dei missili fa il giro del mondo, scatenando il panico. Tutti sono convinti che di lì a poco si sarebbe scatenata una catastrofe nucleare. Per fortuna alla fine il Presidente degli USA, John F. Kennedy e il Presidente dell’URSS, Nikita Sergeevič Chruščëv, giungono ad un accordo per porre fine alla grande crisi dei missili: i sovietici avrebbero ritirato i missili se gli Stati Uniti avessero accettato non solo di non intervenire più a Cuba, ma anche di ritirare i loro missili dalla Turchia.
In tutto ciò Fidel Castro? Il leader rivoluzionario non viene preso molto in considerazione durante i negoziati, cosa che porta effettivamente ad un irrigidimento dei rapporti tra Cuba e URSS, ma non ad una definitiva rottura.
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