La Gilded Age: l’età dorata americana

la gilded age

Per Gilded Age intendiamo il periodo della storia americana che va dalla fine della Guerra Civile (1865) fino alla fine dell’Ottocento. Il termine, che significa letteralmente “età dorata”, fu coniato dallo scrittore Mark Twain nel suo romanzo The Gilded Age: A Tale of Today. Il titolo è volutamente ironico: Twain non descriveva un’età dell’oro, ma un’epoca che, pur apparendo prospera in superficie, nascondeva profonde contraddizioni come la corruzione politica, le crescenti disuguaglianze sociali e lo sfruttamento economico.

L’impetuosa crescita economica e le sue ombre

Gli anni successivi alla Guerra Civile furono per gli Stati Uniti un periodo di straordinaria espansione economica, trainata dall’industrializzazione del Nord-Est. Questa crescita fu supportata dal Partito Repubblicano, che governò quasi ininterrottamente, promuovendo politiche di protezionismo per favorire l’industria nazionale. La Gilded Age fu caratterizzata anche da una forte espansione verso Ovest e da un grande impulso alla ricerca scientifica. Simbolo di questa potenza economica divennero le ferrovie. Esse non solo permisero di spostarsi più velocemente, ma accelerarono anche la colonizzazione dell’Ovest. Allo stesso tempo, le compagnie ferroviarie si imposero sul mercato in modo monopolistico, imponendo tariffe elevate e sfruttando il loro potere per controllare il commercio, a scapito soprattutto degli agricoltori.

La nascita del mercato di massa e il sogno americano

In questo periodo si affermò un mercato tipicamente americano: un mercato di massa che prediligeva una produzione standardizzata e si basava sull’ideologia del laissez-faire, ovvero un mercato libero dall’intervento del governo. La produzione di massa portò alla nascita di prodotti immediatamente riconoscibili, venduti a prezzi convenienti nei nuovi grandi magazzini. A differenza dell’Europa, dove la mobilità sociale era limitata, negli Stati Uniti della Gilded Age la classe lavoratrice (working class) aspirava a migliorare la propria condizione economica attraverso il consumismo. Il libero mercato sembrava rendere realizzabile l’American Dream: la convinzione che chiunque, indipendentemente dalle proprie origini, potesse affermarsi attraverso il duro lavoro.

I magnati industriali, i trust e il darwinismo sociale

La Gilded Age vide l’ascesa di grandi fortune e di “capitani d’industria” (o “baroni rapinatori”, a seconda del punto di vista) come Andrew Carnegie, John D. Rockefeller e J.P. Morgan. Questi imprenditori diedero vita a enormi corporations che dominarono l’economia attraverso pratiche di capitalismo selvaggio. Utilizzando i trust, accordi commerciali per controllare interi settori, riuscirono a eliminare la concorrenza e a creare sistemi monopolistici. Questo capitalismo sfrenato fu giustificato dall’ideologia del darwinismo sociale. Riprendendo la teoria di Darwin, il filosofo Herbert Spencer sosteneva che nella società, come in natura, il più forte sopravvive e il più debole soccombe. In questa visione, la ricchezza dei magnati era una prova della loro superiorità, mentre la povertà era un segno di inadeguatezza. Per contrastare questo strapotere, nel 1890 il governo federale emanò lo Sherman Antitrust Act, il primo tentativo di porre un freno ai monopoli e promuovere la libera concorrenza.

Aspetti della Gilded Age Descrizione e conseguenze
Crescita economica Industrializzazione, espansione delle ferrovie, protezionismo. Ha creato una grande ricchezza nazionale ma ha anche aumentato le disuguaglianze.
Capitalismo e trust Nascita di grandi monopoli (es. Standard Oil) che eliminavano la concorrenza. Ideologia del “darwinismo sociale”.
Corruzione politica Diffusione dello “spoil system” (scambio di cariche pubbliche per voti) e influenza delle corporations sulla politica.
Condizioni dei lavoratori Lunghe ore di lavoro, salari bassi, sfruttamento di donne e bambini, assenza di sicurezza. Nascita dei primi sindacati.
Movimento populista Nato per difendere gli interessi degli agricoltori contro le banche e le ferrovie. Chiedeva riforme come la nazionalizzazione dei trasporti e il bimetallismo.

Corruzione politica e le prime riforme

Come accennato, la Gilded Age nascondeva profonde falle. La corruzione politica era dilagante. I partiti politici spesso si basavano su un sistema di concessione di favori in cambio di voti, noto come spoil system. Di fronte a questa situazione, il Congresso americano cercò di introdurre delle riforme. Tra queste, il Civil Service Reform Act (o Pendleton Act) del 1883, che mirava a sostituire lo spoil system con un sistema di assunzioni basato sul merito. Si cercò inoltre di aumentare la trasparenza del sistema politico con l’introduzione della segretezza del voto.

La condizione dei lavoratori e la nascita del populismo

La Gilded Age vide anche il peggioramento delle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche: lunghe ore di lavoro, incidenti frequenti e sfruttamento di donne e bambini. I tentativi di introdurre leggi a tutela dei lavoratori, come il riposo domenicale o il divieto del lavoro infantile, furono spesso ostacolati dalla Corte Suprema, che li considerava una violazione della libertà di contratto. In questo contesto, nacque un nuovo movimento politico: il populismo. Affermatosi soprattutto nell’Ovest e nel Sud, questo movimento si legò al mondo agricolo, lottando per gli interessi del popolo contro lo strapotere delle banche e delle ferrovie. Gli agricoltori, infatti, erano schiacciati dai debiti e dalle tariffe monopolistiche. Tra le proposte dei populisti, come documentato da fonti accademiche come la Encyclopædia Britannica, c’erano la nazionalizzazione delle ferrovie, l’introduzione del referendum e il bimetallismo, ovvero l’idea di coniare monete anche in argento per aumentare la quantità di denaro in circolazione e favorire i debitori.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

Articolo aggiornato il: 19/09/2025

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