La Gilded Age: l’età dorata americana

la gilded age

Per Gilded Age intendiamo il periodo della storia americana che va dalla fine della Guerra Civile (1861-1865) fino alla fine dell’Ottocento. Il termine Gilded Age, letteralmente ‘’età dorata’’, venne coniato in seguito all’opera dello scrittore americano Mark Twain ‘’The Gilded Age: a tale of today’’. Il titolo è intuitivo: Twain non parla di un’età dell’oro, quanto piuttosto di un’età dorata; un’era, quindi, che nonostante fosse stata caratterizzata da una prosperosa attività economica, nel profondo era caratterizzata da falle importanti come, ad esempio, la forte corruzione politica.

Gli anni seguenti alla fine della guerra civile sono per gli Stati Uniti anni di forte espansione economica, favorita dall’industrializzazione del Nord-Est e di altre importanti aree del Paese. La forte crescita economica durante la Gilded Age viene anche supportata dal partito in carica in quel momento, il Partito Repubblicano, che governerà ininterrottamente il Paese fino agli inizi degli anni ‘30 del Novecento con l’eccezione di soli due presidenti democratici: Stephen Cleveland e Thomas Woodrow Wilson. La crescita economica fu favorita dal Partito Repubblicano attraverso la pratica del protezionismo, politica economica che favorisce la produzione di beni nazionali attraverso l’imposizione di dazi sulle importazioni. La Gilded Age fu caratterizzata anche da un’importante politica espansionistica verso Ovest e dall’importanza data alla ricerca scientifica, tradizione iniziata dal presidente Lincoln. Simbolo della potenza economica americana divennero le ferrovie che non solo permettevano di spostarsi molto più velocemente, ma favorirono anche una più rapida colonizzazione dell’Ovest, venendo ampiamente supportate ed apprezzate dall’opinione pubblica. Allo stesso tempo, però, le ferrovie si imposero sul mercato in maniera monopolistica, rendendo la concorrenza inesistente ed imponendo delle tariffe per gli spostamenti alquanto elevate, senza contare poi i materiali scadenti con i quali erano costruite che rendevano i viaggi alquanto disagevoli.

La Gilded Age è l’età in cui si materializza e si impone un mercato tipicamente americano: un mercato di massa che predilige una produzione standardizzata dei prodotti e che si basa sull’idea di laissez faire, il mercato libero; l’idea, quindi, di un mercato che si autoregolamenta e che non trovi imposizioni da parte del governo. La produzione di massa porta a prodotti immediatamente riconoscibili e standardizzati anche nel prezzo (straordinariamente conveniente), che trovano il loro posto nei cosiddetti grandi magazzini. Questo tipo di mercato e di produzione dei beni non si imporrà allo stesso modo anche in Europa, dove non tutti possono accedere agli stessi beni, dove i salari sono più bassi e dove si impone sulla scena un importante partito socialista che si lega ai lavoratori, portando avanti le loro istanze e facendo della povertà un requisito morale del lavoratore stesso. Differentemente, invece, negli Stati Uniti della Gilded Age la working class aspira a migliorare la propria condizione economica attraverso il consumismo ed il libero mercato che rendono realizzabile l’American dream: gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo in cui c’è possibilità per tutti, indipendentemente dalla propria condizione di origine, di affermarsi ed autodeterminarsi attraverso il duro lavoro.

Durante la Gilded Age vanno delineandosi anche le grandi fortune: famiglie di ricchi imprenditori danno vita a delle corporations che si fanno promotrici del capitalismo selvaggio americano. Attraverso il capitalismo della Gilded Age, e usufruendo del libero mercato, i grandi imprenditori (generalmente maschi, bianchi ed anglosassoni) riescono a sbarazzarsi della concorrenza creando dei sistemi monopolistici o, talvolta, oligarchici. Il sistema monopolistico viene incoraggiato dai trust, operazioni commerciali attraverso le quali i grandi imprenditori possono sfavorire la concorrenza. Nel caso di una grande azienda che produce petrolio, ad esempio, attraverso i trust, l’imprenditore (o un gruppo di imprenditori) può acquistare tutte le aziende concorrenti che producono petrolio dando vita al cosiddetto trust orizzontale. Similarmente, esistono anche i trust verticali: in questo caso l’azienda farà propria tutta la filiera che permette la creazione del prodotto finale.
Il capitalismo selvaggio caratterizzante la Gilded Age, propone la nascita di un importante dibattito pubblico dove comincia ad affermarsi l’ideologia di darwinismo sociale. Il darwinismo sociale di Spencer prende avvio dalla teoria di Darwin secondo la quale, in natura, il più debole soccombe ed il più forte sopravvive.  Secondo Spencer, lo stesso meccanismo si avrebbe nella società civilizzata dove a soccombere saranno i più poveri e a trionfare, invece, saranno i grandi magnati figli del capitalismo più sfrenato. A livello nazionale si cerca di intervenire al capitalismo selvaggio ponendo dei freni ai trust con lo Sherman Antitrust Act, il cui obiettivo sarebbe quello di favorire il più possibile la libera concorrenza.

Come accennato inizialmente, per quanto abbagliante potesse sembrare in apparenza, la Gilded Age, in realtà, nascondeva profonde falle a livello politico e sociale. Prima fra tutti la corruzione politica: i partiti politici, infatti, spesso favorivano una concessione di favori in cambio di voti; di fronte a tale situazione, il Congresso americano cercò di favorire dei provvedimenti che riducessero la corruzione a livello politico e sociale. Tra questi ricordiamo il Civil Service Reform Act, provvedimento volto a limitare lo spoil system. Quest’ultimo era nato nel corso dell’Ottocento durante la presidenza di Andrew Jackson e prevedeva che un nuovo presidente potesse sostituire a proprio piacimento parte dei funzionari. Durante la Gilded Age si cerca di far venire meno questo sistema promuovendone uno più meritocratico che, tuttavia, non cambierà di molto le cose. Si cercherà, inoltre, di favorire dei cambiamenti che rendano il sistema politico il più trasparente possibile come, ad esempio, la segretezza del voto e l’introduzione delle liste di elettori.
La Gilded Age vede anche il peggioramento delle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche: lunghe ore di lavoro, incidenti frequenti e sfruttamento di bambini. Anche in questo caso si avanzarono dei provvedimenti che potessero migliorare lo scenario lavorativo come, ad esempio, proporre il riposo domenicale, vietare il lavoro infantile ed imporre una serie di norme sulla sicurezza. Tuttavia, molte di queste leggi verranno ostacolate dalla Corte Suprema e dichiarate come non valide, in quanto avrebbero potuto danneggiare la libera contrattazione tra lavoratori e datori di lavoro.

In un contesto come quello proposto dalla Gilded Age in cui, secondo teoria darwiniana della società si favorisce il più forte e potente al più debole, nel corso dell’Ottocento va affermandosi un nuovo movimento politico culturale: il populismo. Quest’ultimo, pur non riuscendo mai ad imporsi a livello nazionale, si arroga il diritto di lottare per gli interessi del popolo. Le due zone in cui, durante la Gilded Age, si affermerà questa corrente politica e culturale saranno l’Ovest e il Sud degli Stati Uniti; ciò legherà indissolubilmente il populismo al mondo agricolo americano. Gli agricoltori, infatti, a causa dei prezzi eccessivi dei macchinari agricoli, continuano a indebitarsi con le banche che, favorendo i grandi magnati del capitalismo selvaggio, vengono identificate come il nemico principale. Secondo il populismo, anche il sistema ferroviario andrebbe rivisto e nazionalizzato, così da abbassare i costi che non danno agli agricoltori la libertà di spostamento. Tra gli altri provvedimenti proposti dal movimento populista troviamo: l’introduzione di un Referendum, e quindi una maggiore partecipazione delle persone comuni alla vita politica, e il bimetallismo. Quest’ultimo propone che le monete non siano più coniate in oro ma in argento, metallo che, essendo meno costoso, avrebbe portato conseguenze positive per i produttori.

 

Fonte immagine in evidenza: Pixabay 

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