La Libertà che guida il popolo. Il simbolico dipinto di Delacroix

La Libertà che guida il popolo. Il simbolico dipinto di Delacroix

La Libertà che guida il popolo è forse il più celebre dipinto a olio su tela (260×325 cm) realizzato dal pittore francese Eugène Delacroix nel 1830 all’età di trentadue anni. Attualmente conservato al Museo del Louvre di Parigi, il capolavoro dalla forte carica simbolica celebra il popolo francese in rivolta, guidato dalla giovane personificazione della libertà. E cosa c’è di più attuale oggi! Oggi che si ha tanta sete di libertà e rivoluzione, in alcuni Paesi più che in altri, come l’Afghanistan, che vive momenti drammatici per l’oppressione di minoranze dispotiche e per la barbarie utilizzata come strumento per usurpare quella libertà, quella “normalità” conquistata con lotte e coraggio. E da questo punto di vista, la Francia ha insegnato tanto nel percorso storico, e da insegnare ha ancora tanto alle menti e agli animi pigri e riluttanti!

Ma tornando al dipinto di Delacroix, sarà opportuno analizzarne il contesto storico, la rappresentazione e il simbolismo per comprenderne appieno il significato.

La Libertà che guida il popolo. Contesto storico ed esposizione

L’opera nasce in relazione ad un evento contemporaneo all’autore, a cui, attraverso l’arte, decide di partecipare appassionatamente, piuttosto che evadere dalla realtà.

«Ho cominciato un tema moderno, una barricata… e, se non ho combattuto per la patria, almeno dipingerò per essa…»

(Eugène Delacroix in una lettera al fratello riferendosi a La Libertà che guida il popolo).

Nel 1829 il nuovo re di Francia Carlo X di Borbone affida il nuovo governo clerical-reazionario al capo della Congregazione Jules de Polignac, adottando una politica spiccatamente autoritaria ed emanando una serie di provvedimenti legislativi con i quali viene ristabilita la censura. Ciò scatena la legittima furia dei parigini che, dal 27 al 29 luglio 1830, si ribellano contro l’autorità regia, alzando le barricate nelle strade di Parigi, le cosiddette “Tre Gloriose Giornate”. Con il trionfare dell’insurrezione, Carlo X licenzia i suoi ministri, revoca le ordinanze emesse, fino ad abdicare, riparando in Inghilterra.

I moti rivoluzionari in effetti portano in soli tre giorni al rovesciamento del regno di Carlo X e all’instaurazione della monarchia costituzionale sotto Luigi Filippo d’Orléans.

È proprio questo il cruciale episodio storico che Delacroix decide di immortalare nel suo dipinto La Liberté guidant le peuple.

Esposta al Salon nel 1831, l’idea del nuovo governo è quella di esporla, dopo l’acquisto per 3.000 franchi, nella Sala del Trono del Palazzo del Lussemburgo quale monito del “Re Borghese” Luigi Filippo, asceso al trono dopo la fuga di Carlo X. Tuttavia l’opera, ritenuta estremamente pericolosa e “rivoluzionaria”, viene invece prudentemente confinata in un attico, precipitando nell’oblio. La sua esposizione vede nuovamente la luce solo nel 1848, in occasione della Terza Rivoluzione, e nel 1855 all’Esposizione Universale di Parigi, trovando la sua definitiva collocazione presso il Museo del Louvre solo a partire dal 1874, dove è tutt’oggi esposta.

La Libertà che guida il popolo. Descrizione e confronti

L’opera è allegorica e reale insieme, in quanto fonde elementi inventati, ossia personificazioni, e personaggi reali. Vediamo in che modo.

La Libertà che guida il popolo rappresenta tutte le classi sociali unite in lotta contro l’oppressore e guidate da Marianne, ossia la personificazione della Francia e simbolo della Libertà. Questa figura femminile al centro del dipinto rappresenta la permanenza dei valori della Repubblica, precedentemente conquistati con la Rivoluzione Francese del 1789: Liberté, Égalité, Fraternité. Tali valori sono richiamati e sanciti dal Tricolore francese sventolato con la mano destra proprio da Marianne, colta nell’attimo in cui avanza sicura sulla barricata, incitando il popolo alla lotta, e impugnando con la sinistra un fucile con baionetta, suggerendo proprio la sua diretta partecipazione alla battaglia. La Libertà indossa abiti contemporanei e il berretto frigio (simbolo dell’idea repubblicana), si presenta con seno scoperto, piedi nudi e realistica peluria sotto le ascelle, particolari questi ritenuti troppo umani da alcuni critici per una personificazione. Del resto, il personaggio protagonista del capolavoro di Delacroix costituisce il primo tentativo di proporre un nudo femminile in abiti contemporanei, in quanto i nudi vengono fino a quel momento solitamente accettati dal pubblico e dalla critica solo perché mostrati da rappresentazioni mitologiche: nel 1794, ad esempio, un nudo femminile compare nell’opera di Antoine-Jean Gros, che dipinge la personificazione della Repubblica come fanciulla sì con il seno scoperto, ma abbigliata con vesti greche.

Da questo punto di vista, l’opera di Delacroix diviene non solo rivoluzionaria, bensì anche audace: «Senza audacia, ed estrema audacia, non vi è bellezza», così come asserisce il pittore.

Ebbene, come anticipato, la Libertà, in posa monumentale, esorta il popolo a seguirla e a ribellarsi contro la politica reazionaria di Carlo X. La protagonista è circondata dunque da una folla tumultuosa, riunita in tutte le età e classi sociali. Alla sua destra compare un ragazzino armato di pistole, simbolo del coraggio e della lotta giovanile contro l’ingiustizia di una monarchia assoluta. Alla sua sinistra, invece, si nota un intellettuale borghese con un elegante cilindro come copricapo e in mano una doppietta da caccia (tradizionalmente ritenuto un autoritratto dell’artista, o forse si tratta di un ritratto di un suo amico d’infanzia, Félix Guillemardet). Ai piedi della Libertà compare invece un giovane manovale che guarda la fanciulla colmo di speranza, come l’unica in grado di restituire dignità e libertà alla nazione. Alla base del dipinto giacciono tre cadaveri, vittime della sanguinaria battaglia: a sinistra un insorto seminudo con un calzino sfilato; a destra un corazziere e una guardia svizzera, appartenenti alla guardia reale. Dietro si dispiega una massa indistinta di uomini, fucili e spade, tra il fumo degli incendi e degli spari e la coltre di polvere sollevata dai rivoluzionari. In lontananza poi si intravedono le torri della Cattedrale di Notre-Dame, che suggeriscono l’esatta collocazione geografica dell’episodio, ovvero Parigi.

Ne La Libertà che guida il popolo predomina un’atmosfera cromatica scura e drammatica, con colori tetri e spenti, stemperati solo dalla luminosità dei brillanti colori repubblicani (blu, bianco e rosso), che, dalla bandiera sventolata, si irradiano negli abiti, nelle cinture, nei berretti e nel sangue delle figure ai piedi della Libertà.

Essendo ambientato all’aperto, e non essendo pertanto presente alcun fondale architettonico, la prospettiva nel dipinto è offerta piuttosto dalla sovrapposizione dei personaggi, affollati fino a formare una sorta di piramide e procedendo verso il primo piano: i corpi inermi dei rivoltosi ai piedi della Libertà costituiscono una base orizzontale, quasi un piedistallo ideale sul quale si erge la personificazione che sventola il Tricolore francese, che funge da vertice piramidale dell’intera figura.

Per la realizzazione del suo dipinto, Delacroix si ispira a determinate fonti iconografiche, come la Venere di Milo, le cui fattezze ricordano molto da vicino quelle della Libertà. Ma è soprattutto con La Zattera della Medusa di Théodore Géricault che è possibile rilevare affinità, a cominciare dalla composizione piramidale, con i due uomini riversi in primo piano, con l’aggiunta del particolare del calzino sfilato del popolano di sinistra, anche se Géricault ci rende una sorta di doppia piramide, date una dall’albero della zattera e l’altra dall’uomo di spalle che sventola il suo fazzoletto nel tentativo di attirare l’attenzione dell’altra nave. Se tuttavia la tela di Géricault rispecchia lo sconforto e la disperazione dei francesi in seguito al naufragio della fregata Méduse e allegoricamente al tramonto dell’epopea napoleonica, la materia affrontata da Delacroix risulta più spiccatamente ottimistica: nel dipinto di Géricault i personaggi sono proiettati verso lo sfondo, mentre in quello di Delacroix le figure avanzano fino a coinvolgere emotivamente il pubblico osservatore, fiduciose in se stesse e nella vittoria. La Libertà di Delacroix sembra quasi invitarci a partecipare. In realtà Delacroix ricalca lo schema compositivo di Géricault, non certo per pigrizia, quanto per l’esigenza di correggerlo, per superare l’ideale classico del passato e guardare invece al presente: scompaiono i corpi illuminati e ben modellati di Géricault, per lasciar spazio a figure in controluce su un fondo scuro e fumoso; non più corpi avvinghiati, ma figure principali ben identificabili; non più un popolo come massa anonima, ma come insieme di individui consapevoli e condotti all’agire rivoluzionario seguendo i propri ideali di libertà, anche sulla scia dei princìpi del Romanticismo.

La Libertà che guida il popolo. Significato e simbolismo

Proprio gli ideali romantici spronano gli artisti a realizzare opere connesse con avvenimenti contemporanei, e non più statiche, composte e razionali. Ne La Libertà che guida il popolo, infatti, si osservano l’impeto della rivolta e le emozioni chiare suscitate dal momento. Il dipinto, in tal senso, è da considerarsi un quadro politico, in cui viene palesemente esposta l’ideologia liberale dei romantici, quell’idea di libertà, quale fondamento della vita. E per Delacroix, così come per i romantici, la libertà coincide con il patriottismo, concetto ben espresso da Marianne che sventola il Tricolore francese, contro l’opprimente governo reazionario di Carlo X. Dunque il capolavoro di Delacroix può considerarsi la prima grande opera figurativa che incarna la passione politica del popolo e della borghesia francese. La rappresentazione è teatrale e realistica nella maggior parte dei dettagli.

Un dipinto dalla forte carica simbolica, proprio nella rappresentazione della centralità del popolo, artefice del proprio destino e di quello dell’intera nazione. In questo modo il popolo diviene protagonista della storia e non mero spettatore passivo di eventi. E in tal senso la pittura non si popola più esclusivamente di figure mitologiche o allegoriche, proprie del classicismo, bensì della gente, che incarna il reale. Non più dunque divinità, personificazioni o eroi, ma operai, manovali, artigiani, giovani e canaglie.

Oggi in Francia La Libertà che guida il popolo assume in effetti un valore emblematico, divenendo un’autentica icona della Repubblica. Senza contare poi il suo profondo radicamento nell’immaginario collettivo, tanto da ispirare l’imponente e meravigliosa Statua della Libertà, realizzata da Frédéric Auguste Bartholdi in collaborazione con Gustave Eiffel; o da apparire sulla copertina dell’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends; e ancora sulla vecchia banconota da 100 franchi, ed essere scelta come icona della contestazione studentesca francese del 1968.

 

Foto di: Clarus – Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi di Alife-Caiazzo

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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