La prigione Seodaemun: storia dell’oppressione coreana

prigione Seodaemun

La prigione di Seodaemun è un’ex-prigione, oggi museo, situata nel distretto di Seodaemun in Seul, capitale della Corea del Sud. Questa prigione, costruita nel 1908, fu utilizzata durante l’occupazione coloniale giapponese per imprigionare gli attivisti coreani. La prigione nacque con il nome di Gyeongseong Gamok, sotto il controllo giapponese fu rinominata prigione di Keijo; nel 1923 il nome fu cambiato in Seodaemun.

Un’annessione forzata

L’impero Daehan subì una serie di atti di aggressione illegali, tra cui lo stanziamento delle truppe giapponesi nel 1904 con la firma del Protocollo Corea-Giappone fino ad arrivare alla così detta “annessione Corea-Giappone” nel 1910. L’impero coreano fu annesso con la forza al Giappone e la sua sovranità nazionale gli fu completamente tolta. Da quel momento in poi, fino al 1945, gli imperialisti giapponesi esercitarono un regime oppressivo con armi e spade, sfruttando le persone e riducendo il popolo coreano in uno stato di schiavitù. I giapponesi tentarono di liquidare la lingua e cultura coreana in quella del Giappone.

La lotta giusta

Nacquero dei movimenti di indipendenza, gli attivisti lottavano per l’indipendenza del popolo coreano e per il recupero della sovranità nazionale della Corea. La “lotta giusta” era una delle strategie utilizzate dagli indipendentisti, in cui gli individui sacrificavano la loro vita per il proprio paese e per il proprio popolo per distruggere le istituzioni coloniali. La loro tattiche era di attaccare sia gli imperialisti giapponesi, stanziati in Corea, che i coreani filo-giapponesi, entrambi subirono gravi colpi. Gli attivisti per l’indipendenza coreana organizzarono le loro attività a livello locale e all’estero, riuscirono a raccogliere molti fondi per sostenere la loro lotta. Molti attivisti furono imprigionati, negli anni, nella prigione di Seodaemun, la quale all’inizio conteneva solo 500 prigionieri. Dopo il Movimento del 1 marzo, una serie di proteste contro il controllo delle forze coloniali giapponesi, il numero di prigionieri aumentò drasticamente. La Corea ottenne la sua libertà nel 1945, dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Dopo la liberazione, la prigione fu utilizzata dal governo della Corea del Sud.

Da prigione a museo

Dal 1992, sette dei quindici edifici originari del complesso carcerario sono conservati come monumenti storici. Oggi è possibile visitare la prigione, al suo interno è possibile conoscere un pezzo di storia della Corea. Storia che viene raccontata dalle mura, sulle quali è scritta o mostrata. Esiste una stanza dove le mura sono ricoperte da foto dei detenuti: giovani uomini e donne, anziani e addirittura bambini. La sala rende omaggio ai defunti che hanno sacrificato la loro vita per l’indipendenza. Nelle stanze sotterranee vengono presentate delle simulazioni delle torture, sia mentali che fisiche, a cui i prigionieri erano sottoposti. Oltre alla storia raccontata sulle mura, è possibile, in alcune stanze, guardare dei video di interviste fatte ai sopravvissuti agli anni di prigionia, che raccontano la loro esperienza. 

La prigione è divenuta simbolo degli anni di lotta per la libertà e la pace.

Fonte immagine: wikipedia

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