La scrittura cinese: dai jiǎgǔwén ai jīnwén

La scrittura cinese: dai jiǎgǔwén ai jīnwén

La scrittura cinese ha una lunga storia. Il cinese classico è un po’ come il latino della nostra tradizione occidentale, cioè una lingua molto antica, che si stabilizza proprio intorno all’epoca della massima fioritura dell’Impero romano; quindi, il cinese classico si stabilizzò nella dinastia Han in Cina, parliamo dunque di 2000 anni fa. Il cinese classico è una lingua fondamentalmente scritta, che non nasce dal nulla.

I primi ritrovamenti scritti (jiǎgǔwén)

I primi ritrovamenti scritti di questa lingua sono databili a 3200 anni fa, quindi nel tredicesimo secolo a.C., però sono già dei testi con dei caratteri complessi, pienamente sviluppati. Quindi, ovviamente, c’è la certezza che quei caratteri si erano evoluti nei secoli precedenti, c’è stata magari un’evoluzione pregressa della quale non conosciamo nulla, proprio perché un’ipotesi è che i testi erano scritti su dei materiali deperibili, ad esempio il bambù. Invece, 1200 anni fa si iniziano a scrivere i testi su materiali molto meno deperibili, molto più duraturi, come le ossa di animali, quindi scapole di bovini, ovini, carapaci di tartarughe. La scoperta di questi primi caratteri cinesi, chiamati 甲骨文 jiǎgǔwén (scritture sulle ossa oracolari), è avvenuta per caso all’inizio del 1900, quando un funzionario cinese stava comprando delle medicine tradizionali, quest’ultimo si reca in una farmacia di medicina cinese e qui gli vengono vendute delle ossa di drago. Sulle ossa di drago, lui nota dei simboli e intuisce che quei simboli potessero avere una storia ben più importante. Da questo momento in poi si svilupperanno degli studi su questi ritrovamenti fortuiti, fatti da questo sacerdote, si scopre che quelli erano i più antichi caratteri cinesi di cui non si sapeva assolutamente nulla. “Ossa oracolari” significa che erano delle ossa ministrate per la divinazione, cioè per fare delle profezie sul futuro, su quello che sarebbe avvenuto. Questa scrittura era retaggio soltanto del re, quindi la scrittura cinese era in mano a pochissimi esperti che gravitavano attorno alla Corte del re; il re, quando voleva sapere come sarebbe andata a finire una guerra ad esempio, ordinava ai suoi sacerdoti di fare una divinazione: essi, con degli strumenti appuntiti, praticavano dei fori sulle ossa mettendole poi le mettevano nel fuoco; col calore, attorno a questi buchi, si sviluppavano delle crepe, il sacerdote doveva decifrare le crepe in base alla forma delle stesse e da questo capiva come sarebbe andata la guerra. In realtà questa pratica, simbolicamente, rappresentava dei quesiti che i sacerdoti stessi ponevano agli dei, e le crepe erano considerate le risposte ricevute da questi ultimi.

Scrittura sui vasi di bronzo

Intorno al 1.000 a.C. c’è un cambio di dinastia: una popolazione della Cina occidentale, delle montagne dell’ovest, i Zhou, conquista gli Shang, che abitavano ad est. Questa nuova dinastia Zhou cambia un po’ i metodi di divinazione che non è più cruenta. La scrittura, con la dinastia Zhou, si sposta dalle ossa oracolari ai vasi di bronzo, materiale costoso che i cinesi sapevano usare molto bene già 3.000 anni fa. Il bronzo veniva utilizzato per creare dei vasi, sempre usati per qualcosa di sacro, perché vi si cuocevano le libagioni, ovvero le cose da mangiare da offrire alle divinità, poi c’era questa idea per cui l’odore o il fumo di questo cibo salisse fino agli dei o agli antenati. In questo modo i vivi pensavano di dare ai morti qualcosa da mangiare e poi si aspettavano qualcosa in cambio: fortuna, protezione, grazie. Su questi vasi venivano incisi internamente dei caratteri, con testi più lunghi rispetto a quelli delle ossa oracolari. Anche il tipo di scrittura si evolve perché i caratteri, essendo incisi su ossa, necessitavano di una specie di punteruolo, uno strumento aguzzo, di conseguenza i caratteri che ne derivavano erano appuntiti, spigolosi. Con i vasi, l’incisione divenne molto più facile perché il bronzo, quando è caldo, è malleabile. Quindi i caratteri da spigolosi diventano morbidi, con linee più curve. I vasi in bronzo rappresentano il secondo stadio della scrittura cinese, stadio definito 金文; , lo conosciamo come “oro”, ma in realtà questa parola significa “metallo”, più in generale; quindi, scrittura sui metalli.

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

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