La scrittura etrusca, un linguaggio misterioso

La scrittura etrusca, un linguaggio misterioso

La scrittura etrusca rappresenta un geniale rompicapo da secoli. In questo articolo si metteranno in luce le sue principali peculiarità.

Agli etruschi va attribuito il primato nell’introduzione della scrittura tra le popolazioni italiane. Essi introdussero una forma di scrittura basata su un alfabeto derivante da una delle molteplici varianti dell’alfabeto greco. L’origine della scrittura etrusca, più mitica, che reale, si dovrebbe al padre del re di Roma, Tarquino Prisco, colui che lo introdusse in città. Se si tiene conto dei reperti conservati, è possibile tracciare la storia della diffusione dell’alfabeto nell’antica Etruria.

Si può dedurre che gli etruschi abbiano conosciuto la scrittura alfabetica, che oggi conosciamo come scrittura etrusca, grazie all’influenza dei coloni che si erano stabiliti in Campania. Grazie agli scambi commerciali e ai rapporti di natura mercantile, gli etruschi entrano in contatto con gli oggetti importati dai coloni greci, oggetti che erano ricoperti da iscrizioni. Inizialmente gli etruschi emularono le iscrizioni sugli oggetti per semplici finalità decorative ma, in seguito, fu necessario imparare ad interpretarlo e riutilizzarlo. Gli etruschi compresero la necessità del processo di adattamento e così cominciarono ad adattare i suoni e i simboli, pervenutogli tramite i coloni, alla propria lingua.

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Di fatto, l’alfabeto che caratterizza la scrittura etrusca è il frutto di secoli di trasformazioni dovute a ragioni di adattamento: alcuni dei caratteri e delle lettere presenti nell’alfabeto greco furono eliminati. Ad esempio, furono soppresse le lettere greche B e D poiché non vi erano suoni corrispondenti nella lingua parlata dai locali. Lo stesso avvenne per la lettera O, probabilmente pronunciata dagli etruschi come noi pronunciamo la U.

Il più antico esempio di alfabeto etrusco completo, databile all’incirca al 670 avanti Cristo, è stato rinvenuto su una tavoletta situata nella tomba di un aristocratico a Marsiliana d’Albegna, nella Maremma meridionale e oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

È un reperto di notevole importanza poiché, in primo luogo, avvalora la discendenza della scrittura etrusca dall’alfabeto greco e, in secondo luogo, fornisce alcune informazioni e dettagli importanti, tra i quali l’andamento della scrittura. Gli etruschi, in effetti scrivevano da destra verso sinistra, oppure, in alcuni casi, secondo un sistema definito “bustrofedico” scrivevano da destra a sinistra e da sinistra a destra a righe alternate. Un’altra peculiarità della scrittura etrusca è l’assenza di spazi tra le parole. Essi erano soliti scrivere tutte le parole di seguito separandole attraverso un punto che si veniva posto all’incirca a metà dell’altezza delle lettere.

Gli etruschi scrivevano su qualsiasi tipo di supporto: urne, vasi, tombe, pietre, pareti. E, grazie a reperti sopravvissuti al trascorrere del tempo, sappiamo anche che usavano l’inchiostro.

La maggior parte delle testimonianze della scrittura etrusca è vincolata al cerimoniale religioso o alla ritualità funebre con prevalentemente iscrizioni su tombe e dediche alle divinità.

Sappiamo, inoltre, dell’esistenza di una letteratura etrusca, della quale però non è sopravvissuta, sfortunatamente, alcuna testimonianza.

Fonte immagine: Pexels.

A proposito di Mangiacapre Giulia

Sono Mangiacapre Giulia, ho 23 anni e sono laureata in Lingue, letterature e culture moderne europee presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II". Attualmente sono laureanda presso l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale".

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