Tragedie greche: i 3 autori, le opere famose e il significato

tragedie greche: messa in scena delle "troiane", 2019

Le tragedie greche sono opere teatrali nate ad Atene nel V secolo a.C. che rappresentano una delle più alte forme di espressione artistica e culturale del mondo antico. Nate nel contesto delle feste religiose in onore del dio Dioniso, come le Grandi Dionisie, questi spettacoli erano eventi pubblici di grande importanza, aperti a tutti i cittadini. Il loro scopo non era il semplice intrattenimento, ma la riflessione collettiva sui grandi temi dell’esistenza: il rapporto con il divino, il destino, la giustizia e la sofferenza umana. La funzione principale della tragedia era infatti la catarsi, ovvero la purificazione delle passioni dello spettatore attraverso l’immedesimazione con le vicende degli eroi.

I tre grandi maestri della tragedia greca

La culla della tragedia è Atene, che ha visto nascere e competere i tre più grandi tragediografi della storia, le cui opere sono giunte fino a noi: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Ciascuno di loro ha contribuito all’evoluzione del genere con innovazioni stilistiche e profondità tematiche.

Tragediografo Caratteristiche principali e opere
Eschilo (525-456 a.C.) Considerato il padre della tragedia, introduce il secondo attore, riducendo il ruolo del coro. Le sue opere esplorano il rapporto tra colpa, giustizia divina e destino. Opera principale: la trilogia dell’Orestea.
Sofocle (496-406 a.C.) Introduce il terzo attore e perfeziona la trama, concentrandosi sulla figura dell’eroe tragico, solitario e di fronte a scelte impossibili. Le sue opere più famose sono Edipo Re e Antigone.
Euripide (480-406 a.C.) È il più innovatore e “psicologico” dei tre. Analizza le passioni umane, critica il mito tradizionale e dà grande spazio a figure femminili complesse. La sua opera più celebre è Medea.

Le caratteristiche fondamentali della tragedia greca

Secondo la definizione data da Aristotele nella sua *Poetica*, la tragedia è “l’imitazione di un’azione seria e compiuta”. Le sue caratteristiche principali sono:

  • Il mito: la trama è quasi sempre basata su racconti mitologici noti al pubblico. L’interesse non è nella sorpresa, ma nel modo in cui il poeta reinterpreta la storia per esplorare la condizione umana.
  • Il coro: un gruppo di danzatori e cantori che commenta l’azione, rappresenta la voce della comunità (la polis) e dialoga con gli attori.
  • L’eroe tragico: un personaggio di nobili origini che, a causa di un errore (hamartia), cade da una condizione di felicità a una di miseria, suscitando pietà e terrore.
  • Il finale: spesso si conclude con un evento luttuoso, ma il suo scopo è ristabilire un ordine, seppur doloroso. A volte, una divinità appare per risolvere una situazione intricata (il cosiddetto deus ex machina).

Medea di Euripide: un’analisi di sconcertante attualità

Tra le tragedie greche, Medea di Euripide è una delle più potenti e moderne. La storia di Medea, la maga straniera che aiuta Giasone a conquistare il vello d’oro per poi essere da lui tradita, è un’indagine profonda sulla psicologia umana e sulle dinamiche sociali. Medea si ritrova in una società che la teme come “diversa” e la svaluta come donna. L’abbandono da parte di Giasone, che sposa la figlia del re di Corinto per potere, scatena in lei un desiderio di vendetta assoluta. La sua decisione di uccidere non solo la nuova sposa del marito ma anche i propri figli è un atto estremo che la porta a distruggere tutto ciò che Giasone ama, per infliggergli il massimo dolore possibile.

Nonostante la sua tragicità, l’opera risuona ancora oggi per i temi che affronta: la paura dello straniero, la condizione della donna in una società patriarcale e la devastante potenza delle passioni umane. Le tragedie greche, come dimostra Medea, ci offrono uno specchio in cui guardare le nostre contraddizioni, e un’analisi del passato utile per comprendere e migliorare il presente.

Articolo aggiornato il: 13/10/2025

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