Lina Sastri: fotostoria di Augusto De Luca

Alla fine degli anni ’80 mi recai a Roma per ritrarre una grandissima attrice e cantante: Lina Sastri.
Non so se lei canti o reciti meglio; io la trovo sublime in ogni sua interpretazione.
Come donna è di una bellezza struggente tutta napoletana. Capelli e occhi scuri, dai quali si percepisce un vissuto intenso, e un volto quasi sempre serio che nasconde, però, una tenerezza forse volutamente celata.
Lina aveva una casa essenziale, spartana e funzionale, con pochi spazi dedicati ai fronzoli e alle decorazioni. Quando entrai accennò appena un sorriso che fu subito interrotto da un’espressione pensierosa e un po distaccata.
“Posso offrirti qualche cosa?”
Io ero un po’ intimorito e un po’ affascinato, sicuramente non mi sentivo a mio agio, né Lina mi aiutava ad esserlo. Sentivo come se ci fosse stata una barriera invisibile tra me e lei.


Solitamente gioco sempre molto con il personaggio prima degli scatti, per creare un’atmosfera rilassata ottenendo “verità” dal volto ritratto, quindi quella era una situazione per me sicuramente più difficile e anomala.
Nonostante questo, dovevo comunque andare avanti. Ci mettemmo subito al lavoro.
Osvaldo, il mio assistente, montò lo stativo con una luce sola senza diffusore per ottenere un’ombra netta ed io trovai la parete che facesse da sfondo. La mia idea, infatti, era quella di creare un’ombra che quasi diventasse la protagonista dell’immagine, come per rappresentare l’altra “faccia”, quella teatrale di Lina, una delle tante che lei magistralmente indossa sul palcoscenico.
Lina non capì bene quello che volevo fare, probabilmente io mi spiegai male e così nacque una discussione che durò un po’ di tempo. Allora intuii che non dovevo contraddirla ma utilizzare una tecnica AIKIDO: sfruttare la forza dell’avversario a mio vantaggio flettendomi.
Con molta pazienza e dolcezza le rispiegai la mia idea e ammettendo il mio imbarazzo le dissi:
“Lina, scusami, ma quando sono al cospetto di una bella donna non riesco ad esprimermi”.
Lei capì il mio gioco, il ghiaccio si frantumò e il suo volto si illuminò proprio con uno splendido sorriso.
La incontrai dopo qualche mese al Gran Caffè La Caffetteria in piazza dei Martiri, lei mi salutò; era radiosa e allegra. Sedemmo a un tavolino e prendendo un caffè facemmo quattro chiacchiere.
Era un’altra persona ed io, in quel momento, scopri il suo grande segreto…l’aria di Napoli alimentava l’energia della sua bellezza.

 

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