L’uomo della sabbia di Hoffmann: trama, analisi e il perturbante

Nel 1815 Ernst Theodor Hoffmann pubblica la raccolta dei Racconti Notturni. Da quest’opera è tratto uno dei racconti più disturbanti e misteriosi di tutti: L’uomo della sabbia (Der Sandmann). Considerato un capolavoro del Romanticismo Nero tedesco, questo testo anticipa i temi del thriller psicologico e dell’orrore moderno, indagando i confini labili tra realtà, incubo e follia.

Elementi chiave e significato nel racconto

Elemento Chiave Significato nel Racconto
Gli occhi Simbolo della percezione, della vita e dell’anima. La loro minaccia rappresenta la paura della castrazione e della perdita di lucidità.
Olimpia l’automa Rappresenta l’inganno dei sensi e l’amore narcisistico di Nathaniel, che proietta su di lei i suoi desideri senza vederne la vacuità.
Coppelius / Coppola Figura del “doppio” maligno, incarna il trauma infantile e l’agente del perturbante che perseguita il protagonista.
Il binocolo Strumento che distorce la realtà invece di chiarirla, portando Nathaniel a confondere l’inanimato con il vivente e viceversa.

Analisi della trama: tra lettere e follia

Il racconto segue due tipi di narrazione. La prima è di forma epistolare e vede Nathaniel, lo studente protagonista della vicenda, raccontare un episodio della sua infanzia all’amico Lotario.

Egli ricorda di come sua madre lo esortasse ad andare a letto presto, altrimenti l’uomo della sabbia sarebbe giunto per cavargli gli occhi e darli in pasto ai propri figli. Colpito da questa immagine, Nathaniel giunge ad individuare il mostro nella figura di un amico di famiglia: Coppelius, un avvocato che assieme al padre compiva degli esperimenti alchemici. Una sera il ragazzino si nasconde dietro la tenda dello studio del padre per vedere l’arrivo dell’uomo della sabbia, ma viene scoperto. Questo irrita non poco Coppelius, il quale minaccia il bambino di strappargli via gli occhi. Preso dal terrore, Nathaniel sviene e cade malato. Successivamente suo padre muore in seguito alla seconda visita di Coppelius e quest’ultimo abbandona la città.

A questo punto la storia viene narrata da un narratore esterno, il quale spiega il motivo per  cui Nathaniel abbia scritto a Lotario: trasferitosi nella città di G. avrebbe incontrato un ottico piemontese di nome Giuseppe Coppola. Nathaniel ha motivo di sospettare che in realtà si tratti del malefico Coppelius, il quale ha assunto una falsa identità. Tuttavia viene subito rassicurato sia dalla fidanzata Clara e dall’amico Lotario e dal professore Spalanzani, amico di Coppola fin dai tempi in cui vivevano assieme in Italia. Quando però la sua casa rimane distrutta in un incendio Lotario acquista per Nathaniel un appartamento di fronte alla casa di Spalanzani. Qui riceve la visita di Coppelius e Nathaniel, per toglierselo di torno, acquista da lui un binocolo.

Durante una festa nella casa del professore tramite il binocolo osserva una ragazza bellissima che sta suonando il pianoforte. È Olimpia, figlia del Spalanzani. Nathaniel si innamora di lei e la frequenta, nonostante Lotario gli faccia notare che la donna è una “faccia di cera”, ovvero una donna priva di anima. Nathaniel ha conferma di ciò quando Spalanzani e Coppola si contendono la ragazza strattonandola da entrambi i lati. Nel tentativo di salvarla Nathaniel nota che non ha gli occhi, i quali giacciono sul pavimento. Il professore confessa allora che Olimpia altri non è che un automa e che il signor Coppola altri non è che il temuto Coppelius.

Nathaniel impazzisce e viene rinchiuso in un manicomio. Ne esce guarito, ma la tragedia è inevitabile. Mentre si trova sulla cima di una torre assieme all’amata Clara, egli indossa il binocolo di Coppelius e scambia la ragazza per un automa. Cerca di ucciderla, ma Lotario accorre in tempo per salvarla. Nathaniel, impazzito del tutto, si getta dalla torre e muore. Tra la folla accorsa a vedere il cadavere c’è anche Coppelius il quale, scompare tra la gente.

L’interpretazione di Freud e il concetto di perturbante

Il racconto è un caso di studio perfetto per la psicoanalisi, poiché esplora temi come il trauma infantile, la figura del doppio (*doppelgänger*) e l’angoscia di castrazione, simboleggiata dalla paura di perdere gli occhi. Proprio per questa ricchezza di simboli, il racconto è diventato centrale nell’analisi di uno dei più famosi concetti freudiani.

Nel corso degli anni sono stati in molti a cercare di fornire un’interpretazione de L’uomo della sabbia, racconto di certo romantico in quanto colmo di fascino verso il meraviglioso e il fantastico. Difficile tuttavia è cercare di interpretarlo.

Tra tutte le letture fatte, celebre è quella di Sigmund Freud all’interno del saggio Il perturbante del 1919. Il padre della psicanalisi afferma che si definisce perturbante «quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare» (per approfondire, vedi Treccani). Ciò significa che a farci paura non è ciò che non conosciamo ma quello che ci sembra più familiare e che in precedenza abbiamo rimosso dalla mente. Freud risolverebbe quindi la questione sull’assonanza tra il nome Coppelius/Coppola, in quanto richiamerebbe alla mente l’uomo della sabbia.

L’eredità culturale dell’uomo della sabbia

L’uomo della sabbia ha ispirato gli artisti, a partire dallo stesso Hoffman. Per la sua figura lo scrittore tedesco ha attinto dal folklore, per la precisione dalla figura di “sabbiolino”. Se, però, tradizionalmente si tratta di una figura positiva che aiuta i bambini a chiudere gli occhi, quello di Hoffmann è una figura disturbante e crudele che finisce per traumatizzare il protagonista. Il tema dell’automa che inganna l’uomo ha ispirato direttamente il celebre balletto Coppélia (1870), che riprende molti elementi della trama, seppur con un tono più leggero.

In ambito musicale non si può non citare Enter Sandman, canzone dei Metallica che riprende in parte il racconto di Hoffman e che tuttavia guarda alla stessa figura folklorica dell’omino della sabbia, che è stata trapiantata negli Stati Uniti.

Fonte dell’immagine: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 28/08/2025

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A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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