Mari e oceani: i polmoni blu del nostro pianeta

Mari e oceani: i polmoni blu del nostro pianeta

Siamo da sempre stati indotti a pensare che i polmoni della Terra fossero esclusivamente le piante che si trovano sulla terraferma: come ad esempio la foresta amazzonica, considerata come la fonte principale di ossigeno, ma in realtà ne produce soltanto un 6%. Da dove arriva allora la percentuale restante? Recenti studi affermano che mari e oceani sono tra i principali produttori di ossigeno.

Mari e oceani, infatti, producono almeno un 50% dell’ossigeno totale grazie ad alghe e cianobatteri presenti nelle acque. Anche le piante marine, quindi, possono attuare la fotosintesi clorofilliana: tale processo avviene però soltanto nei primi 200 metri della superficie marina, in quella che chiamiamo zona fotica. Il motivo per cui la fotosintesi avviene solo in questa zona è perché la luce riesce a penetrare e a raggiungere i vari organismi fotosintetici.

Si compie dunque tale processo secondo cui questi organismi assorbono, grazie all’energia solare, l’anidride carbonica atmosferica e producono zucchero e ossigeno. Lo zucchero è fonte di nutrimento per le piante, mentre l’ossigeno viene considerato come uno scarto che viene rilasciato nell’ambiente circostante.

Quali sono gli organismi marini che producono ossigeno?

Oltre alle rinomate alghe kelp, consideriamo anche la miriade di cianobatteri, diatomee (un tipo di alga unicellulare), e altri piccoli organismi che popolano mari e oceani e che insieme vanno a costituire il cosiddetto fitoplancton. Con il termine fitoplancton designiamo quella categoria di organismi fotosintetici che fanno parte del plancton, ovvero l’insieme di organismi acquatici che non sono in grado di dirigere autonomamente il loro movimento.

L’organismo che produce la maggior parte dell’ossigeno è il prochlorococcus. Parliamo di una specie di microrganismi marini scoperta nel 1986, appartenente al gruppo dei cianobatteri. Le sue dimensioni sono davvero limitate ma, nonostante ciò, è il responsabile di almeno il 20% della produzione d’ossigeno per fotosintesi. È infatti tra gli organismi più diffusi in mari e oceani, o nel pianeta in generale. Si trova in acque comprese in fasce tropicali e subtropicali, dove si verifica il fenomeno di downwelling: ciò comporta uno sprofondamento di acque fredde e ricche di sali, e di conseguenza una diminuzione di nutrienti, a cui però questo microrganismo riesce a far fronte grazie alle sue dimensioni ridotte.

L’ossigeno è sempre stato presente sulla terra e nell’atmosfera?

Bisogna tener conto che sia l’atmosfera che la popolazione terrestre sono sempre in continuo cambiamento. Per quanto riguarda le piante terrestri, queste compaiono solo circa 460 milioni di anni fa, mentre le piante marine erano già in piena attività da un bel po’, formatesi infatti circa 3,4 miliardi di anni fa. Con la formazione dei cianobatteri in mari e oceani, la composizione atmosferica cambiò drasticamente: sfruttando la luce del sole per produrre i nutrimenti necessari al loro sostentamento, le piante marine cominciarono a rilasciare ossigeno in acqua. Questo dopo un lungo processo di accumulazione, raggiunse per la prima volta l’atmosfera, andando a stravolgere le forme di vita e gli ecosistemi presenti in quel momento. Questo fenomeno viene ricordato come catastrofe dell’ossigeno ed è la prima estinzione di massa mai registrata prima.

Dunque, la componente di O₂ presente oggi nell’atmosfera corrisponde ad un 20% circa proveniente proprio da questo evento storico. Mentre, per quanto riguarda quello consumato dagli organismi viventi quotidianamente, possiamo dire che ne viene prodotta una quantità più o meno corrispondente a quella che viene utilizzata, equilibrando i valori.

Tenendo in mente che mari e oceani sono i produttori principali della nostra fonte di vita primordiale, dovremmo prestare attenzione al nostro comportamento nei loro confronti, e cercando di ridurre i danni delle nostre azioni quanto più possibile.

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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