I veri polmoni della Terra: perché sono gli oceani e non le foreste
Oltre la foresta amazzonica: il ruolo vitale degli oceani
Siamo stati a lungo indotti a pensare che i polmoni della Terra fossero esclusivamente le grandi foreste. La foresta amazzonica, in particolare, è spesso citata come la principale fonte di ossigeno del pianeta, ma in realtà recenti studi dimostrano che il suo contributo netto è molto più basso di quanto si creda, circa il 6-9%. Da dove arriva allora la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo? La risposta si trova nelle immense distese blu che coprono il nostro pianeta: mari e oceani sono i veri responsabili della produzione di almeno la metà dell’ossigeno atmosferico.
Questo processo vitale avviene grazie alla fotosintesi clorofilliana attuata da miliardi di organismi vegetali marini. Tale processo, però, si concentra solo nei primi 200 metri di profondità, in quella che viene definita la zona fotica, ovvero lo strato d’acqua dove la luce solare riesce a penetrare. Qui, microscopici organismi assorbono l’anidride carbonica e, usando l’energia solare, la trasformano in zuccheri per il loro nutrimento e in ossigeno, che viene poi rilasciato nell’ambiente come prodotto di scarto essenziale per la nostra vita.
Il fitoplancton: i microscopici produttori di ossigeno
Gli organismi marini responsabili di questa massiccia produzione di ossigeno sono incredibilmente piccoli. Oltre alle grandi alghe come le foreste di kelp, il lavoro più importante è svolto da una miriade di cianobatteri, diatomee e altre alghe unicellulari che, insieme, costituiscono il fitoplancton. Con questo termine indichiamo l’insieme di organismi acquatici fotosintetici che fluttuano nelle acque, incapaci di dirigere autonomamente il proprio movimento e trasportati dalle correnti. Pur essendo invisibili a occhio nudo, la loro biomassa complessiva è immensa e il loro ruolo nell’equilibrio del pianeta è fondamentale.
Prochlorococcus: il batterio che respira per il pianeta
Tra questi microscopici eroi, il protagonista assoluto è il Prochlorococcus. Scoperto solo nel 1986, questo genere di cianobatteri marini è l’organismo fotosintetico più abbondante sulla Terra. Nonostante le sue dimensioni infinitesimali, si stima che il Prochlorococcus sia responsabile da solo della produzione di circa il 20% dell’ossigeno dell’intera biosfera. Si trova principalmente nelle acque tropicali e subtropicali, dove fenomeni come il downwelling (sprofondamento di acque fredde) riducono i nutrienti in superficie. Grazie alle sue dimensioni ridotte, questo microrganismo riesce a prosperare anche in queste condizioni, confermandosi un motore essenziale per la vita sul nostro pianeta.
La grande ossidazione: come gli oceani hanno creato l’atmosfera
Bisogna considerare che l’ossigeno non è sempre stato presente nell’atmosfera terrestre. Le piante terrestri sono comparse solo circa 470 milioni di anni fa, mentre i cianobatteri marini erano già attivi da miliardi di anni. Circa 2,4 miliardi di anni fa, l’attività fotosintetica di questi microrganismi negli oceani iniziò a rilasciare enormi quantità di ossigeno. Questo ossigeno, dopo aver saturato le acque, cominciò a riversarsi nell’atmosfera, cambiandone drasticamente la composizione. Questo evento, noto come la Grande Ossidazione (o “catastrofe dell’ossigeno”), fu la prima e più grande estinzione di massa della storia, poiché l’ossigeno era tossico per la vita anaerobica allora dominante. Fu però proprio questo cambiamento a creare le condizioni per l’evoluzione di forme di vita più complesse, inclusa la nostra.
La salute degli oceani è la nostra salute: una responsabilità globale
Oggi, l’ossigeno che consumiamo viene costantemente rigenerato, e gli oceani svolgono un ruolo insostituibile in questo equilibrio. Tenendo a mente che i mari sono i veri polmoni della Terra, è nostro dovere proteggerli. L’inquinamento, l’acidificazione e l’aumento delle temperature minacciano la salute del fitoplancton, mettendo a rischio non solo la biodiversità marina, ma anche la nostra stessa capacità di respirare. Prestare attenzione al nostro comportamento e sostenere politiche di tutela degli ecosistemi marini è fondamentale per ridurre i danni delle nostre azioni e garantire un futuro al pianeta.
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