Grazie al suo enorme patrimonio artistico e culturale, Lucca è una delle città più belle della Toscana e dell’Italia. I monumenti della città di Lucca nascondono però anche storie affascinanti e ricche di misteri.
Scopriamo insieme 4 storie legate a misteri della città di Lucca.
La storia di Ilaria del Carretto
Ilaria del Carretto era figlia del marchese di Zuccarello, piccolo borgo della Liguria. Aveva sposato Paolo Guinigi il signore di Lucca all’inizio del 1403 e subito gli aveva dato due figli. Il secondo parto purtroppo le fu fatale e Ilaria morì solo all’età di 26 anni. Secondo una credenza popolare, si racconta che, se una ragazza visita il celebre sarcofago, Ilaria l’aiuti a trovare l’amore. Si narra perfino che un giorno un visitatore, innamoratosi di Ilaria, si accingesse a tagliarle la testa per portarsela al suo paese. Sennonché, il canino che giace ai piedi di Ilaria si mise ad abbaiare così forte che, sopraggiunto il sagrestano, l’uomo si trovò costretto a fuggire, rinunciando al suo sacrilegio.
Uno dei misteri di Lucca riguarda proprio Ilaria del Carretto che è stata sepolta con il suo segreto: morte per infezione post-parto o per peritonite non riconosciuta, eppure una macabra leggenda avvolse subito la sua morte: il marito l’avrebbe avvelenata, avvelenando anche il suo fedele cagnolino.
La morte di Ilaria getta nella costernazione l’intera città di Lucca, che aveva voluto bene fin da subito alla giovane venuta da lontano. Paolo Guinigi aveva il cuore oppresso dalla pena e visto che qualcuno sospettava che fosse stato proprio lui a causarne la morte, avvelenandola fece fatica a riprendersi. Nonostante tutto volle per la sposa un monumento funebre che ne perpetui la bellezza e chiama a scolpirlo Jacopo Della Quercia, un giovane e promettente artista, nato in un paesino, Querciagrossa, nei pressi di Siena.
L’opera è terminata intorno al 1408 e subito stupisce per la sua incomparabile bellezza. L’artista è riuscito a realizzare il sogno di Paolo.

La leggenda dell’eterna giovinezza di Lucida Mansi
La leggenda narra di una nobildonna lucchese vissuta nel 1600 conosciuta per le sue avventure amorose e la fine tragica che riservava gli amanti. Ma è proprio per la sua grande vanità che diventò leggenda perché per questi suoi amanti, e per essere libera, uccise il marito. Una mattina però, guardandosi allo specchio vide una ruga sul suo volto. Questo significava che stava invecchiando e lei non lo accettava così pianse disperata, e mentre piangeva gli apparve davanti all’improvviso un bellissimo ragazzo che le propose un accordo che lei accettò, le premesse trent’anni di una bellezza che non sfiorisse in cambio della sua anima. Questo ragazzo in realtà era il diavolo. Passarono trent’anni e la donna si dimenticò dell’accordo, il diavolo che invece non aveva dimenticato, si presentò davanti e lei. La donna impaurita incominciò a correre scappando verso la torre delle ore dove si trova un grande orologio. Il suo scopo era di bloccare le lancette per fermare il tempo e non far suonare la mezzanotte, orario in cui sarebbe dovuta morire ma non fece in tempo e il diavolo prese la sua anima, la caricò su una carrozza infuocata, che dopo aver percorso le mura di Lucca, entrò nelle acque del laghetto dell’Orto botanico per far ritorno all’inferno. Questo laghetto ancora oggi si trova nell’Orto botanico adiacente alle mura stesse.
La leggenda vuole che nelle notti di luna piana sia possibile sentire le grida di dolore della giovane donna.

La pietra del diavolo
Agli inizi del 1500 la ricca famiglia Bernardini, decise di erigere un palazzo nell’omonima piazza. Durante la sua realizzazione, si narra che il diavolo convinse i Bernardini ad abbattere un’immagine sacra collocata su una struttura non in linea con quanto progettato da Nicolao Civitali. Quando gli operai iniziarono a murare lo stipite della finestra alla destra del portone d’ingresso, il diavolo volle metterci lo zampino: a memoria della profanazione, fece sì che la pietra rimanesse irrimediabilmente incurvata. A nulla servirono i numerosi interventi degli operai. La pietra tornava a incurvarsi. Ancor oggi, passando davanti al palazzo, si nota la strana posizione dello stipite.
Santa Zita e la porta dell’angelo
Santa Zita nacque a Lucca nel 1218. Di umili origini, lavorava come domestica a Palazzo Fatinelli, di fianco la Basilica di S. Frediano. Un giorno, sul sagrato, si imbatté in un povero infreddolito fuori dalla porta della chiesa e, mossa a compassione, corse a palazzo per prendere un mantello. Ma il padrone di Zita non poté accorgersene poiché un angelo attese la giovane alla stessa porta per dargliene uno nuovo. Nacque così la Porta dell’Angelo.

Fonte immagini: wikicommons
Fotografo immagine di copertina: Joanbanjo