Miyagi e Katsushirō: la triste coppia dell’Ugetsu Monogatari

Miyagi e Katsushirō: la triste coppia dell'Ugetsu Monogatari

La storia di Miyagi e Katsushirō è raccontata da Ueda Akinari nell’opera Ugetsu Monogatari (雨月物語, Racconti di Pioggia e di Luna) del 1768. L’opera si presenta come una raccolta di nove racconti, il cui elemento innovativo non sta tanto nella trama – le storie mostrano chiare ispirazioni ai racconti popolari cinesi in vernacolo, di epoca Ming (1368-1644) – quanto nell’ambientazione. Le vicende, infatti, venivano catapultate nel contesto giapponese di età storica e acquisivano tutti i caratteri peculiari di tali epoche. Questo fortunato connubio è stato considerato come lo sforzo di Akinari, ma anche di altri autori come lui che si sono mossi nel medesimo ambiente culturale, di coniugare la tradizione popolare cinese con i nascenti studi nazionali (kokugaku, 国学), che vedevano la riscoperta della storia e della tradizione letteraria nipponica.

Dove troviamo la storia di Miyagi e Katsushirō?

La storia di Miyagi e Katsushirō è raccontata in Asaji ga yado (浅茅が宿, in italiano La casa fra gli sterpi), uno dei racconti in cui i suoi studi da kokugakusha (国学者) sono più evidenti, con la ripresa di testi come Ise Monogatari, Genji Monogatari, KokinshūMan’yōshū. Quest’ultima raccolta di poesia è determinante, visto il riferimento esplicito a Tegona presente alla fine del racconto di Akinari, anch’ella originaria di Mama, lo stesso villaggio in cui si dipanano gli eventi di Miyagi e Katsushirō.
Perché parliamo di sterpi? Il topos della casa in stato di decadimento è presente nella letteratura classica giapponese, si pensi agli episodi narrati nel Genji Monogatari (Setsumunohana nel libro VI ne è un esempio), in una frequente simmetria tra una dimensione interna travagliata e un contesto esterno perfettamente conforme.
Nel caso della storia di Miyagi e Katsushirō, le erbacce sono sinonimo dell’incuria del protagonista Katsushirō che, sebbene provenisse da una famiglia benestante di coltivatori di riso, aveva deciso di darsi al commercio di sete. Tale scelta non aveva incontrato i favori della bellissima moglie Miyagi, tuttavia, alla determinazione di lui, la donna non poté che assecondare i desideri del marito, con la promessa che sarebbe ritornato a casa nell’autunno prossimo.
Katsushirō, contravvenendo alla promessa, torna dopo sette lunghi anni, preso da un anelito di colpa nei confronti della moglie che, viste le varie guerre che stavano dilaniando il Giappone di epoca Muromachi – età in cui è ambientata la storia – egli stesso immagina poteva già essere morta. Quando torna a Mama, trova una casa sul punto di crollare e, inaspettatamente, anche la moglie. Nonostante la sua innegabile bellezza, appariva deperita e spettinata ma ciò non impedisce a Miyagi e Katsushirō di trascorrere la notte insieme. Quando Katsushirō si sveglia, la moglie è sparita, scoprendo ben presto che quest’ultima è morta. Quello che aveva visto il giorno prima era stato il suo fantasma, che aveva trascorso gli ultimi anni ad attendere così come si erano detti nella promessa e desideroso di trascorrere un’ultima notte insieme. Katsushirō trova una poesia composta da Miyagi prima di morire, di cui riesce a decifrare il contenuto, ma che non reca la data in cui è scritta. Cerca informazioni presso le persone ancora rimaste nel luogo. Incontra un anziano del villaggio, Uruma, che gli racconta la storia di Miyagi, costretta a rifiutare qualsiasi corteggiatore venisse alla sua porta per lealtà al marito partito in cerca di fortuna. L’anziano lo informa che la morte era avvenuta cinque anni prima e lui le aveva dato sepoltura. Decidono di pregare per lei e, in ultima battuta, Uruma racconta la storia di Tegona, una donna bellissima vissuta in quello stesso villaggio molto tempo prima ma che, per non saper scegliere tra i suoi pretendenti, si era data la morte gettandosi tra le acque. Così facendo Uruma crea un drammatico, ma allo stesso tempo poetico, parallelismo con un passato lontano.

La tragica morte di solitudine e di stenti di una donna la cui sola colpa è ascrivibile alla sua fedeltà tinge di toni malinconici tutto l’episodio, facendoci comprendere quanto le “storie di fantasmi” concepite in Oriente siano così diverse da quelle che ci aspetteremmo.  

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Studentessa di Letterature Comparate, sostengo la continuità tra filosofia e letteratura, con qualche benigna interferenza di linguistica, arte e cultura.

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