Modena City Ramblers, intervista a Franco D’Aniello

Modena City Ramblers

Modena City Ramblers : intervista a Franco D’Aniello, musicista e flautista di Forlì (aa. 2017/2018)

Genere: FOLK, COMBAT FOLK, FOLK ROCK, ROCK
Ampia formazione emiliana nata nel 1991 che guarda all’Irlanda e rinnova tutto il vigore politico del combat-folk.

Cosa vi ha spinto a interessarvi alla musica e com’è nata l’idea di mettere su una band?
La spinta ad interessarsi alla musica inizialmente è sempre un fatto personale. Io fin da bambino ero appassionato di musica e iniziai con il flauto. I Modena City Ramblers verranno tanti anni dopo, in età adulta.
Alcuni ragazzi che facevano parte di una band che suonava musica anni ’80 fecero un viaggio in Irlanda e furono folgorati dalla sua musica e dal modo di suonarla. Senza sovrastrutture, senza bisogno di dover apparire bravi per forza. Il lato puramente estetico nella musica irlandese è un fattore secondario. La stessa folgorazione che avevo avuto io tanti anni prima durante un viaggio in Irlanda. Ci conoscemmo e iniziammo a suonare esclusivamente per divertimento, passando di pub in pub. L’idea era quella di passare belle serate insieme ad amici che ci seguivano ovunque. Non avevamo nessuna velleità di sfondare e non immaginavamo che questo sarebbe poi diventato un lavoro vero e proprio.

Mi parli della scelta del vostro nome.
Il nome “Modena City Ramblers” è preso dai “Dublin City Ramblers”, un gruppo irlandese di folk simile al liscio. Significa “I girovaghi, vagabondi della citta di Dublino”. Ma ci sono anche i “Galway City Ramblers”, che sono un’altra band simile.
Dovevamo suonare in un locale a Modena e allora ci siamo inventati questo nome che era molto musicale. Da allora non l’abbiamo più cambiato.

Quanto conta per una band creare un proprio stile/identità?
Per una band rock l’identità musicale è tutto, l’originalità sta alla base della musica pop/rock.
Noi musicalmente abbiamo attinto dai gruppi folk-rock, soprattutto dai “Pogues”.
Nel folk è molto più facile e soprattutto accettato l’essere molto vicini ad un’altra band.
Nel nostro caso, però, ci siamo costruiti una vera identità nei contenuti. Fin da subito ci siamo interessati ai temi sociali e ci piace raccontarli nelle nostre canzoni. La resistenza, la lotta alla mafia sono quelli che ci hanno maggiorente ispirato nella nostra carriera. Grandi e piccole storie, spesso dimenticate o poco conosciute. Soprattutto storie di persone che hanno fatto la storia. Vicende di partigiani, di chi combatte la mafia e la vive sulla propria pelle ogni giorno. Sono queste le cose che ci interessano di più.

Il brano che rappresenta i Modena City Ramblers?
Il brano che rappresenta di più i Modena City Ramblers è sicuramente i “Cento Passi”, la storia di Peppino Impastato. Incarna tutto quello che dei giovani vorrebbero essere ma che purtroppo è difficile da conseguire. La libertà, in tutte le sue accezioni. La libertà di pensiero, di parola, di stile di vita. Quello che ci ha dovuto “insegnare” la storia di Peppino, che si prese letteralmente tutte queste libertà in un ambiente in cui, invece, non avrebbe dovuto.
La mafia è costrizione, sopraffazione. Lo stesso concetto vale anche per le visioni di alcune religioni ortodosse e oltranziste che, negli ultimi decenni, insanguinano il mondo. E forse non solo negli ultimi decenni.
Diciamo che il concetto di libertà ci sta molto a cuore: anche “Bella Ciao”, che ovviamente non è una nostra canzone, è molto rappresentativa per i Modena City Ramblers.

Quanta importanza danno i Modena City Ramblers al testo di una canzone rispetto alla musica?
La musica ovviamente per noi è fondamentale, altrimenti saremmo scrittori di poesie e romanzi e non lo siamo.
La musica arriva alla pancia ed è un mezzo, se usato bene, per fare arrivare alla pancia e alla testa anche le parole, che sono un altro mezzo espressivo.
A noi piace veicolare un concetto, un contenuto, magari anche piuttosto pesante, con la musica. Ma ci piace anche divertire.
Chi viene ai nostri concerti o chi ascolta un nostro disco non lo fa mai solo per una ragione o per l’altra, il mix è sempre equilibrato.

Cos’è una performance live per i Modena City Ramblers?
Il live per noi è qualcosa che deve trasmettere i nostri concetti con energia, con coerenza, senza retorica. Quando sul palco proviamo queste sensazioni vuol dire che il concerto sta venendo bene. Quando vediamo il nostro pubblico ballare, cantare, ridere e a volte piangere di commozione, vuol dire che abbiamo trasmesso quello che volevamo trasmettere. É la cosa più bella del suonare in pubblico.

Mi piacerebbe sapere qual è la tappa che vi ha emozionato di più e perché.
Difficile dire quale concerto ti emoziona di più perché sono tanti e ognuno di esso porta in sé qualcosa di speciale, qualcosa che ti emoziona e ti rimane dentro.
I concerti del Primo Maggio a Roma, forse, ma anche il concerto nel terreno confiscato alla mafia in Sicilia, quasi senza palco. O quello in Chapas, davanti a bambini urlanti, o quello nel deserto in mezzo alla sabbia e al vento. Sono tutti diversi e tutti portano con sé emozioni particolari e meravigliose.

Perché la gente dovrebbe ascoltare i Modena City Ramblers? Qual è la vostra massima aspirazione?
Difficile dire perché la gente dovrebbe ascoltarci. Il concetto di libertà, di cui noi siamo profondamente innamorati, esula dalle massificazioni ma il nostro pubblico vuole questo. Quindi è davvero difficile dire perché la gente dovrebbe ascoltarci. “Mi piacerebbe che” più gente ci ascoltasse è una frase che può trovare posto nei Modena City Ramblers, “deve“, no.
Possiamo dire solo che chi ci ascolta, sia dal vivo che in cd, un po’ si emoziona e si diverte e questo può essere un buon motivo per ascoltarci.
Abbiamo tantissime piccole aspirazioni. I musicisti, come tutti gli artisti, si nutrono di aspirazioni; noi ne abbiamo tante che si rinnovano continuamente. Vivere di questo magnifico lavoro è, comunque, l’aspirazione massima permanente.

Grazie infinite al gentilissimo Franco D’Aniello per la sua disponibilità!

 

Fonte immagine: https://www.bpmconcerti.com/artisti-bpm-concerti/modena-city-ramblers.html

A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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